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Prosecco senza fondo

Prosecco e pesticidi

Il Prosecco è ormai diventato il vino italiano più esportato, più conosciuto, più modaiolo che ci sia, in Patria ed all’estero.

Soprattutto nelle terre della Perfida Albione, dove il consumo di Prosecco ormai è quasi al pari di quello della birra calda, il vino veneto è diventato cool; analogamente accade in Francia, dove nel 2014 sono state vendute 800.000 bottiglie di Prosecco DOC

L’istituzione della DOC Prosecco ha portato buoni affari e qualche problema, primo tra tutti la concorrenza con i più blasonati DOCG Conegliano Valdobbiadene e DOCG Asolo, che si vedono la concorrenza in casa: le rese del Prosecco DOC sono attorno ai 210 q/ha, prezzo medio 0,70€/kg, mentre per le DOCG si hanno rese di 130 q/ha e prezzo medio di 1,2€/kg. Le DOCG sono prodotte in collina in una zona di Treviso che comprende 15 comuni, mentre la DOC abbraccia Veneto e Friuli Venezia Giulia, in un territorio di 9 province.

Certo, le cose vanno bene anche per le DOCG, e fino ad ora la presenza della DOC non ha comportato diminuzioni di vendite per Asolo e per Valdobbiadene Conegliano. Lo spumante del nord-est è apprezzato in tutto il mondo, l‘export fa la parte del leone con il 70% del prodotto venduto all’estero, Gran Bretagna e Germania in testa, e se il Prosecco DOC lo troviamo soprattutto negli aperitivi e vendite in GDO, le DOCG sono molto richieste nel canale Ho.Re.Ca.

Quindi, il mercato risponde molto bene all’aumento delle produzioni di Prosecco, preferendolo allo Champagne per il consumo quotidiano grazie naturalmente al prezzo di gran lunga più accessibile.

L’aumento di 3000 ha di superficie vitata, stabilito lo scorso anno per la DOC Prosecco, sta però comportando qualche problema di politica locale nei confronti di quei vignaioli che vorrebbero produrre con modalità biologiche o biodinamiche.

L’avanzata dei vitigni di glera infatti sta creando qualche problema ai produttori di vino in regime biologico e biodinamico, come Luciano de Biasi in quel di Revine Lago, che si trova le proprie uve contaminate con i pesticidi usati massivamente dai produttori convenzionali.

E’ chiaro che, per produrre in pianura 230 quintali di uva per ettaro, se non ci spruzzi su un bel po’ di schifezze, diventa difficile arrivare alla quota necessaria.

Peccato che il vento non stia lì a guardare le divisioni tra le pezzature, e trasporti tutto quel che capita da una parte all’altra, facendole poi ricadere su vigne, orti, case e scuole.

I vari medicinali che si spargono sulle viti ricadono poi sui terreni, e non mi stupirei se tra qualche anno si trovassero tracce consistenti di pesticidi nelle falde acquifere della zona.

Il Prosecco, DOCG e DOC, è diventato un ottimo business per Veneto e Friuli, e contribuisce a mantenere attiva la bilancia del commercio con l’estero, ma forse trasformare il territorio in una nuova terra dei fuochi del Nord, potrebbe non essere una buona idea.

 

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