Quale dovrebbe essere l’obiettivo finale di un Wine Blogger?
Sicuramente non quello di guadagnare qualcosa con il proprio blog, perché o siete Alder Yarrow, Alice Feiring, Robert Parker o Jancis Robinson oppure non vi aspettate che qualcuno paghi per leggere le vostre recensioni.
Forse questo poteva essere vero una decina di anni fa, quando i blog sono nati e quando alle aziende sembrava una buona cosa investire qualche soldo in questa nuova forma di comunicazione. Stiamo naturalmente parlando degli Stati Uniti, eh.
Oggi il Wine Blogger, intendo quello famoso, dal proprio blog non ha un guadagno diretto, però riesce a costruire la propria autorevolezza e questo si traduce in articoli di carattere vinoso scritti per qualche giornale, magari online, interventi come moderatore o relatore in qualche convegno, magari un libro.
Ma allora, quale è lo scopo di un Wine Blog?
Le aziende sono contente di farsi conoscere anche in Rete, ovviamente, e lasciano volentieri al blogger, spesso amatoriale, questa incombenza, visto che quelle più importanti hanno uffici stampa che si occupano soprattutto di dialogare con trasmissioni radio e televisive e con gli autori delle numerose Guide del Vino.
Le aziende vinicole che non possono permettersi un ufficio stampa, spesso si fanno conoscere alle fiere grazie ai blogger che le frequentano: la densità di wine blogger a questi eventi è realmente impressionante.
Noto negli ultimi anni la tendenza ad abbandonare il post in stile Scheda di Degustazione, e sempre più invece favorire una comunicazione migliore del vino assaggiato, in modo che anche il lettore casuale, quello che in genere non conosce la terminologia descrittiva, possa rendersi conto se quel vino gli potrà piacere oppure no.
Sono ormai dell’opinione che parlare di vino e basta non serva più. Quando si parla di vino si aggiungono, sempre, le parole Terroir, Tradizione, Storia, Cultura.
Poi però si parla di una cantina, e della sua storia, come se fosse qualcosa di a se stante, e del terroir si parla solo per far sapere se il terreno sia scisto-marnoso oppure calcareo-argilloso.
Per piacere.
Un wine blog difficilmente farà vendere una bottiglia di vino in più; sono ancora le guide, e qualche rivista specializzata, che dettano le direzioni che prenderà il mercato del vino, sono i concorsi ed i premi, gli eventi internazionali, le grandi fiere.
Essere ai primi posti del ranking fa piacere al blogger, significa che è seguito e quanto scrive interessa; ma non è l’obiettivo finale, come sa ogni wine blogger serio.
Esistono talmente tante regioni vinicole, in Italia e nel mondo, che si potrebbero avere decine di blog per ognuna di queste regioni ed ancora non si esaurirebbero gli argomenti di cui parlare. Sempre che non ci si limiti a parlare solo del vino.
Se veramente il vino fa parte della vita delle popolazioni di una determinata regione, almeno prima della globalizzazione, bisognerebbe parlare dei monumenti presenti in quella zona, delle chiese e dei castelli, delle battaglie combattute, vinte o perse, nei secoli passati, delle persone che ci lavorano e che ci hanno lavorato.
Se esiste un museo, se c’è una mostra di pittura o di fotografia, andrebbe scritto a chiare lettere, dando a queste informazioni la stessa importanza del vino argomento del post.
Una rete comunicativa non è solo l’insieme dei social network a cui si è iscritti, ma l’insieme delle informazioni che ruotano attorno all’argomento principale di cui si sta parlando.
In questo periodo di crisi, condivisione dovrebbe essere la parola magica per uscirne fuori senza troppe ossa rotte.