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Niente Prosecco australiano in Nuova Zelanda

prosecco australiano

La storia del Prosecco australiano risale al 1999, quando Otto Dal Zotto, emigrato da Valdobbiadene, portò con sé alcune piante di glera. Iniziò poi a produrre vino nella King’s Valley, e naturalmente era Prosecco.

Nel 2009 l’Italia ottenne la registrazione del marchio Prosecco, nome di una città del Friul, e si tornò a chiamare l’uva col suo nome originario, glera. Ne avevo scritto in questo post.

La registrazione ha validità internazionale, ma l’associazione vinicola australiana si è sempre opposta perché è successiva di dieci anni dall’inizio della loro produzione di Prosecco. Per l’Australia il nome prosecco indica l’uva e non il vino, perciò si sono sempre opposti alle decisioni italiane. La produzione di vino da uve prosecco australiano è intorno ai 10 milioni di bottiglie l’anno, il 60% delle quali vanno nell’export.

La Nuova Zelanda ama il Prosecco

La Nuova Zelanda è un buon mercato, visto che il loro import è di circa 2,5 milioni di bottiglie.
Per risolvere la vertenza l’Italia si è rivolta alla UE che ha confermato che il brand deve essere protetto in tutte le sedi di commercio. Lo stesso tipo di accordo, per difendere il marchio Prosecco, era stato raggiunto anche con la Cina, sebbene le importazioni di vino australiano verso Pechino siano molto diminuite da qualche anno.

In conseguenza di queste azioni, la Nuova Zelanda, che si trova esattamente agli antipodi dell’Italia, ha stabilito che entro cinque anni verrà vietata l’importazione di vino prodotto da uve prosecco proveniente dall’Australia.
Dalla soddisfazione del presidente del consorzio Prosecco DOC si passa ovviamente alla delusione dell’Australian Grape & Wine, che ha chiesto formalmente spiegazioni al governo neozelandese.

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