In questa quarantena non mi sono limitato, nella scelta dei vini, e visto che era parecchio tempo che non ne avevo in cantina, mi sono permesso questa bottiglia di Pouilly-Fumé Pierre Précieuse 2015 di Alexandre Bain.

Per chi non conoscesse il Pouilly-Fumé, basta dire che è Sauvignon blanc in purezza e proviene dalla riva orientale della Loira; le vigne di Bain sono a Tracy-sur-Loire, il terreno è rende unico il Sauvignon di questa zona, denso di calcare, silicio, argilla. Si sente tutto, nel bicchiere. Coltivazione biologica, nessun trattamento in vigna ed in cantina lieviti naturali, filtrazione minima, uso accorto del legno.

Non è la prima bottiglia di Alexandre Bain che apro, ed è una bella cosa questa. Potete leggere la recensione del 2013 qui. Così potrete fare una veloce comparazione tra i due vini, ma naturalmente la cosa migliore è assaggiarli.

Passiamo subito alle note di degustazione, allora.

Appena aperto e versato nel bicchiere la prima osservazione è la spuma, tanto che ho dovuto rivedere la bottiglia nel caso mi fossi sbagliato etichetta. Ma no, è tutto giusto, questo 2015 ha un alto grado di carbonica, tanto che nel calice sembra di versare dello spumante. Non avevo mai assaggiato un vino fermo con questo livello di carbonica.

Così, ero indeciso se lasciare il vino nella bottiglia o versarlo in un decanter, per far svanire le bollicine, ma poi mi sono detto che se Alexandre Bain ha fatto tanto lavoro per questo vino, non potevo toglierle io.

Il colore è quasi dorato, le bollicine regalano più luce a questo vino di quanta se ne veda quando la carbonica è del tutto svanita.

I profumi di pesca gialla, pera croccante, erba fresca, arrivano immediati al naso e con una certa potenza; appena le bollicine iniziano a riposarsi e la spuma a sparire, le note minerali si svelano con la pietra, il silicio, mescolate con gli aromi vegetali. Questa parte aromatica è più leggera e delicata, rispetto a quella fruttata iniziale. Si potrebbe stare parecchio tempo ad annusare questo vino, ma la voglia di assaggiarlo viene aumentata proprio dai suoi aromi.

In bocca è sapido benché la morbidezza ne attenui molto la forza, rendendo il sorso equilibrato; grande freschezza dovuta ai suoi sentori minerali. Il finale ricorda il miele e l’arancia, e la bocca resta molto fresca.

Per il secondo sorso ho atteso circa mezz’ora, per capire meglio questo vino dopo che si è riabituato all’ossigeno. I profumi sono più agrumati e vegetali, al gusto la sapidità rimane ma la naturale acidità del Sauvignon di questa riva della Loira si rivela più rotonda e piacevole. Ed ancora il finale è miele ed arancia.

Quindi, non so che altro dire dopo queste note, che sembrano forse un po’ troppo entusiastiche anche a me che le ho scritte. Però è un Pouilly-Fumé realmente intrigante, per la sua carbonica, i suoi profumi minerali, la sua variabilità.

Sono le bellezze della lavorazione biodinamica, del territorio, dell’uva? Della bravura del vignaiolo? Credo sia tutto questo insieme, e la cura biodinamica probabilmente non è altro che l’estrema cura che il produttore mette nella sua vigna e nella sua cantina. Per darci questi preziosi regali.

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