Leggendo questa notizia, l’osservazione mi è venuta spontanea: e perché mai cambiare nome ad un vitigno?
Dopotutto, il Barbera del Sannio è conosciuto da almeno duecento anni con questo nome, che motivo ci sarebbe per modificarlo?
Così, ho chiesto l’opinione di un grande vigneron beneventano, Raffaello Annichiarico, di Podere Veneri Vecchio.
Raffaello il Barbera del Sannio lo conosce bene, visto che con esso produce, assieme al 50% di Sangiovese, il Rutilum, IGT Beneventano Rosso. Ne ho parlato un po’ qui, mentre degli altri vini di Raffaello potete leggere questo articolo ed anche quest’altro.
Usare i vitigni autoctoni è una sfida interessante: caratterizzano in modo univoco un territorio, ne valorizzano la storia, fanno da volano alla preservazione dell’identità culturale.
Questo non significa rimanere fermi a duecento anni fa, anzi: significa al contrario dare una nuova spinta all’uso di un vitigno producendo un vino ben fatto e nello stesso tempo gradevole da bere, con lo spessore della capacità evolutiva e la leggerezza dell’immediata bevibilità.
Lascio quindi volentieri la parola scritta a Raffaello Annichiarico. Le foto mi sono state gentilmente inviate da lui, e sono state scattate durante la vendemmia 2012.
La Barbera del Sannio è praticamente diffusa nel piccolo areale di Castelvenere e in alcune aree
Raffaello Annichiarico
limitrofe. Una piccola parte viene imbottigliata e il resto rimane sfuso e/o bevuto in ambito familiare.
Sono convinto che il nome “Barbera” lo penalizzi, proprio perchè genera confusione con la Barbera Piemontese. E’ un vitigno poco conosciuto fuori Regione (ma anche a livello regionale) .
Inoltre, quando si ha a che fare con persone di altre Nazioni, spesso mi accorgo che rimangono scettici e perplessi, perchè per loro diventa difficile spiegarlo nel loro paese, far capire che è un prodotto tipico del nostro territorio, un Barbera che viene da una piccola area della Campania e non dal Piemonte che invece è prodotto sicuramente in maggori quantità e conosciuto in tutto il mondo.
La mia opinione è che tutti gli antichi vitigni autoctoni, anche quelli presenti in piccoli areali, debbano avere una loro connotazione precisa anche nel nome, prorpio per far capire, in modo immediato senza dare adito a confusione, che si tratta di un autoctono minore.
Penso che ciò sia importante per i tanti vitigni minori presenti sul nostro territorio nazionale, che senza dubbio rappresentano la nostra ricchezza vitivinicola.
La Campania ad esempio (come altre regioni Italiane), è ricchissima di vitigni autoctoni, spesso presenti solo in alcune piccole aree della Regione stessa, molti dei quali non rientrano nemmeno nei disciplinari e quindi non possono essere citati neanche in etichetta.
Per citarne uno, nell’area Castelvenere abbiamo l’Agostinella splendido vitigno bianco con una diffusione anco
Negli stessi disciplinari però, tra i vitigni raccomandati ed autorizzati del Beneventano ci sono i principali vitigni di origine francese (Merlot, Cabernet etc). ra più bassa, tanto che non viene citata in alcun disciplinare, a differenza del Barbera del Sannio.
Ciò mi sembra un forte controsenso.
Chi si occupa di agricoltura, in un determinato luogo e territorio, è importante che faccia di tutto per valorizzare tutti i piccoli prodotti che rappresentano la storia di quel luogo. Anche se esiste un solo ceppo, vecchio e antico, di un determinato vitigno, o una sola pecora di una determinata razza, vanno assolutamente preservati (sulla carta “burocratica” sarebbe un primo passo, ma anche e soprattutto concretamente), perchè rappresentano un patrimonio genetico, culturale, storico da proteggere e preservare, perchè racchiudono gran parte della storia dei luoghi, delle persone e delle tradizioni che bisogna fare di tutto per non far morire ma mantenere vive.
2 thoughts on “Come si chiama il Barbera del Sannio?”
Interessante questo articolo, Raffaello è una gran bella persona ed un personaggio della viticoltura campana importantissimo perché ha saputo dare risalto vitigni sconosciuti come la barbera, il grieco ed il cerreto e fra breve farà uscire anche uno sciascinoso in purezza, recuperando vigne vecchie che altrimenti sarebbero state estirpate…ce ne fossero altri di vigneron come lui.
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Interessante questo articolo, Raffaello è una gran bella persona ed un personaggio della viticoltura campana importantissimo perché ha saputo dare risalto vitigni sconosciuti come la barbera, il grieco ed il cerreto e fra breve farà uscire anche uno sciascinoso in purezza, recuperando vigne vecchie che altrimenti sarebbero state estirpate…ce ne fossero altri di vigneron come lui.
in effetti, chi meglio di Raffaello sull’argomento?