Non sempre le ciambelle vengono fuori col buco, ma basta cambiare loro il nome ed ecco che non sono più ciambelle venute male, ma brioche venute bene.
Certo che se continuiamo a spacciarle per ciambelle, prima o poi nessuno le mangerà più, anche se son buone. Se poi inizi a lesinare sullo zucchero, o se la pasta rimane mezza cruda, capisci da te che ben presto, se non cambi ricetta, forno o nome, quelle ciambelle senza buco rimarranno sul vassoio sole e malinconiche.
La stessa cosa vale per tante altre cose, come ad esempio le fiere vinicole.
Sabato sono stato alla fiera dei Vignaioli Artigiani Naturali alla Città dell’Altra Economia, a Roma.
Non ricordando se l’orario di inizio fosse le 12 o le 15 vado, come tutti nel terzo millennio, a cercare su Google, chiave di ricerca Vignaioli Artigiani Naturali (V.A.N.) Roma.
Primo sulla pagina dei risultati (SERP: Search Engine Result Page) è un sito che riporta eventi e degustazioni, in cui però è indicato l’evento dello scorso anno.
Provo ad andare sul sito della Città dell’Altra Economia, ma anche qui riporta la fiera dell’anno scorso; su Facebook l’evento sulla pagina di V.A.N. riporta la data del 13 e 14 dicembre 2014.
La pagina di Natural Critical Wine invece, è la pagina personale di Emilio Falcione, l’ideatore ed il motore di questo evento; la pratica di fare una pagina personale ed usarla come fan page di una azienda o di una associazione non è che piaccia molto a Facebook, ma almeno fino a che non se ne accorge, Mark Zuckerberg lo lascerà stare.
Comunque fino ad ora questa è l’unica pagina in cui l’evento è pubblicizzato con la data giusta.
Carenza di informazioni, di comunicazione e soprattutto di chiarezza: sembra che Natural Critical Wine e V.A.N. vadano per due strade diverse anche se continuano l’uno ad usare il nome dell’altra.
Ne ho parlato con Emilio, che invece ha fatto un buon lavoro a Bologna in occasione del Setup Critical Wine, e mi confermava che in effetti qualcosa da cambiare c’è, in primo luogo l’uso del marchio Vignaioli Artigiani Naturali in modo chiaro, e poi di curare meglio la comunicazione, ed a me fa piacere che ne abbia preso coscienza.
Nelle due sale dove si svolge la fiera, una ventina di produttori di vario livello qualitativo, come in ogni fiera, e qui non ce ne sono in percentuale più che da altre parti.

Piccole perle, come i sangiovese del Podere Casaccia da Scandicci o gli Aglianico del Vulture di Michele Laluce da Ginestra (Potenza).

All’altro estremo qualche vino dove forse non tutto è andato bene in fase di vinificazione, una volatile decisamente alta che presto vira verso l’acetica, o semplicemente vini francamente da non presentare.

In media però ho bevuto tutto sommato bene, seguendo anche le indicazioni di qualche amico, grazie al quale ho evitato qualche bibita poco potabile.
Se vogliamo dirla tutta, i nomi di spicco erano assenti, almeno rispetto  allo scorso anno. Certo, l’evento di Milano della scorsa settimana ha fortemente condizionato le presenze dei produttori, ma forse anche una qualche approssimazione organizzativa ha messo del proprio.
I visitatori non erano tantissimi, qualche distributore, un paio di blogger, un gruppo di appassionati enoici; era un sabato un po’ particolare a Roma, con due manifestazioni (di cui solo una importante) che potrebbero aver tenute lontane un po’ di persone.
Insomma, vini di discreto livello, preparazione un poco confusa, comunicazione decisamente scarsa.
Peccato, perché il concetto di Vino Critico meriterebbe una migliore evidenza.

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