touraineLa Valle della Loira ci regala, lungo il percorso del fiume, spettacoli affascinanti e vini altrettanto allettanti.

Lo chenin blanc è sicuramente il contrassegno di questa regione, ad alta densità di agricoltura biodinamica o in ogni caso di coltivazioni rispettose della naturalità. Tanti sono i produttori, qui, che pur non essendo certificati producono i propri vini senza uso di tecnologie deformanti. 

En passant, la Loira è la patria di Nicolas Joly e del suo Culée de Serrant che fa da vero e proprio spartiacque tra i detrattori e gli appassionati di questo modo di produrre vino.

Lo chenin blanc è noto fin dal IX secolo, originario della regione di Anjou ed arrivato nella vicina Touraine sul Mont Chenin, da cui probabilmente prese il nome, almeno secondo gli ampelografi francesi; da qui si diffuse in tutta la Loira. Lo scrittore Rabelais, nel XV secolo, parlava dello chenin blanc come di un vino che poteva essere usato come medicinale.

Dalla Valle della Loira lo chenin blanc trovò casa in Sudafrica nel XVI secolo, portato lì insieme a460 molte altre varietà dagli Ugonotti che laggiù trovarono rifugio dopo la revoca nel  1685 dell’editto di Nantes che aveva dato loro, fino a quel momento, una sostanziale libertà di religione. Quando iniziarono le persecuzioni nei loro confronti, essi cercarono aiuto presso gli olandesi, che commercialmente avevano sostituito gli inglesi in Francia dopo la fine della Guerra dei Cent’Anni. Gli olandesi si resero conto che tenersi in casa gli Ugonotti avrebbe significato la fine della loro tutto sommato neutralità nei confronti della religione, così offrirono loro delle terre nei dintorni di Città del Capo. 

Di chenin blanc se ne trova parecchio anche in Australia, portato probabilmente da James Busby, padre dell’enologia australiana, ma ricordato anche per il suo contributo all’indipendenza della Nuova Zelanda.

Oggi è uno dei vitigni internazionali più noti, dopo chardonnay e sauvignon blanc; oltre che in California ed in Argentina, dove però non produce vini di alto livello, se ne inizia a coltivare anche in Cina, grazie in particolare alla maison Moet Hennessy che nel 2012 ha aperto una cantina in coproprietà con la cinese Soe Nongken, nella regione settentrionale di Ning Xia.

 

2 pensiero su “Chenin blanc, il vitigno viaggiatore”
  1. Al momento l’ho soltanto studiata, tuttavia la Loira è veramente affascinante. Addirittura l’80% della viticoltura è biodinamica e come hai specificato lo dobbiamo al Guru Nicolas Joly che utilizzò per il terreno, che gli fu clamorosamente regolato, le idee di Rudolf Steiner. Inoltre, spostandoci ma rimanendo nella stessa Regione un altro vinificazione che mi affascina è quella del sauvignon, soprattutto la realizzazione del “Silex” di Dagueneau… con calma berrò tutto e organizzerò un bel viaggio. Saluti

    1. beh, quando organizzi, sia viaggio che bevuta, non ti scordar di me, eh! 🙂
      grazie del tuo passaggio tra le Storie.

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