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Il vino sfuso ad Amsterdam

bulk wine 2014

WBWENei giorni 24 e 25 novembre scorsi si è tenuta ad Amsterdam la VI edizione della World Bulk Wine Exhibition, la più importante fiera dedicata esclusivamente al vino sfuso.

Alla WBWE hanno partecipato 220 espositori in rappresentanza di 19 nazioni; lo scorso anno le nazioni presenti erano 15 per un totale di 176 produttori.

Circa 6000 buyers, provenienti da quasi 60 stati, in linea con i numeri dello scorso anno, si sono aggirati tra gli stand per trovare nuovi contatti e nuovi mercati, con il padiglione della Malesia che quest’anno ha sostituito il Liechtenstein.

La parte del leone l’ha fatta la Spagna con 58 cantine, cosa piuttosto scontata visto che la WBWE è organizzata da Pomona Keepers, una società composta interamente da imprenditori spagnoli.

Bulk Wine Amsterdam 2014 talia e Francia erano dietro con 36 e 38 produttori; buona anche la presenza delle 15 cantine sudafricane e delle 11 cilene.

Nelle due giornate si sono svolte anche una serie di conferenze, come quella dedicata al consumo di vino in India o alle principali varietà di uve e vini preferiti dai consumatori dei paesi emergenti.

Il vino sfuso è il 40% del mercato mondiale del vino

Da segnalare la conferenza del 25 dedicata agli ‘aromi del vino e come correggerli per andare incontro ai gusti dei consumatori’.

Importante è stata la presenza del quotidiano cinese Guangming Ribao rappresentato da He Nong, e del presidente dell’Indian Wine Academy, Subhash Arora: India e Cina vengono giustamente visti come mercati in espansione per i vini sfusi.

Ha avuto un buon successo anche l’evento dedicato esclusivamente alla vite (“The vine: all about vine, except wine”), in cui si è parlato non solo delle nuove tecniche di clonazione e coltivazione, ma è stata soprattutto un’occasione per fare affari sulla compravendita di barbatelle.

All’interno dell’evento Voice of Wine gli organizzatori hanno premiato la WOSA, Wine Of South Africa,  per “lo sforzo fatto per promuovere il vino del Sud Africa nel mondo, così come i miglioramenti della propria immagine, in particolare con il confezionamento in bag-in-box”. Ricordo che i vini sudafricani soffrono molto la concorrenza sui prezzi dei loro competitor australiani soprattutto a causa dell’obbligo da parte della Gran Bretagna, loro principale cliente, ad usare i flex tank per il trasporto, provocando un crollo verticale dei prezzi ed una crisi occupazionale piuttosto pesante.

Alcuni numeri

Nel 2012 il mercato del vino sfuso ha visto 37 milioni di ettolitri di export ed altrettanti di import; rispetto al 2011 l’export ha subito una diminuzione di circa 2 milioni di ettolitri, mentre l’import è rimasto pressoché stabile dopo la crescita del 61% dal 2005.

L’Italia ha esportato nel 2012 6,6 milioni di ettolitri, con Germania, Ungheria e Francia come principali clienti; insieme alla Spagna è l’unico paese ad aver diminuito, seppure in percentuale meno dei produttori iberici, la quantità esportata nel 2012 rispetto gli anni precedenti.

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Nel primo semestre del 2014 l’export dello sfuso italiano si è attestato a 5,6 milioni di hl, con un trend in rallentamento.

Il nostro paese si pone anche tra i principali 7 Top Importers mondiali, con il 6% del totale, pari a poco più di 2,3 milioni di ettolitri nel 2012, in aumento rispetto al 2011, acquistati per lo più da Spagna, Usa e Francia. Per il 2014 i dati sono simili a quelli del 2012, il 2013 è stata probabilmente solo una bella anomalia sia per l’export che per l’import.

Maggior importatore rimane la Germania con 8800 Milioni di ettolitri.

Gli USA hanno visto aumentare la quota di vino importato da 2400 milioni di ettolitri del 2011 ai 4000 del 2012, stesso valore della Gran Bretagna. La Cina è rimasta pressoché stabile con 1.2 milioni di hl, con il Cile come Top Seller.

Dovremo ancora attendere per avere il report 2014 da parte di OIV, altre informazioni le potete trovare in questo mio articolo dello scorso anno.

Nel frattempo, Rabobank ha effettuato alcune analisi sui prezzi, osservando un certo rallentamento del mercato del vino sfuso, associata ad una diminuzione di nuovi impianti nel Nuovo Mondo. Alcuni mercati, come l’India, non decollano, mentre la Cina sembra essersi fermata per quel che riguarda il consumo di sfuso. L’andamento dei dati sembra far pensare ad un riposizionamento di alcuni Top Buyer su altri fornitori, magari solo per ‘spillare’ un prezzo migliore. Come scrive Gemma McKenna su Harpers, verso la fine della vendemmia 2014 il vino sfuso pare si sia impigrito.

Nei vini bianchi sfusi, a farla da padrone è lo Chardonnay, con Australia, California, Cile e Francia come maggiori esportatori. I prezzi sono piuttosto variabili, ed ovviamente dipendenti dalla quantità disponibile; così se lo chardonnay californiano è diminuito da 2.3€/l del 2012 a 1.1 €/l del 2014 e quello australiano è rimasto più o meno stabile attorno agli 0.60 €/l, in Cile ed in Francia ha subito un lieve aumento (1.24 quello cileno, 1.1 quello francese). [fonte Rabobank]

Stranamente il vino bianco generico, non varietale quindi, vale molto di più, nonostante che nel 2014 anche di questa tipologia i prezzi siano diminuiti. L’Italia è quella ad aver sofferto maggiormente, passando da un prezzo medio di 0.70 €/l del 2013 agli 0.30 €/l di giugno 2014 [dati Rabobank Wine Quarterly – Q3 2014].

bulkwine-1Per i vini rossi è invece il Cabernet Sauvignon ad essere il più venduto, con prezzi che vanno dagli 0.61 €/l del Cile agli 0.80 €/l di Francia ed Italia. La Spagna ha visto diminuire il prezzo perché sta preferendo spostarsi su produzioni di altre varietà locali, approfittando anche della vendemmia generosa recente.

I dati ISTAT (che potete vedere su I numeri del Vino), per l’Italia confermano un sostanziale calo nel valore del vino sfuso, con 30 milioni di € a settembre 2014 ed una diminuzione annuale del 17.5%

La previsione è comunque di rimanere stabili nell’export di 20 milioni di ettolitri come nel 2013, nonostante la vendemmia scarsa di quest’anno.

Peccato che uno dei mercati emergenti come la Russia stia subendo proprio in questi giorni un pauroso declino della propria moneta e della propria economia generale. Un peccato, per uno dei pochi prodotti italiani che ancora trainano l’export del paese.

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