Cultura hipster, cultura bebop

Non so, per motivi anagrafici soprattutto, esattamente cosa sia la cultura hipster, ma a leggere in giro sembra essere una cosa di giovani londinesi. Non è una parola inventata in questi anni però, visto che il vocabolo sembra sia stato coniato addirittura negli anni ’40 per indicare i musicisti ed i fan del BeBop, quella meteora luminosa del jazz che ha scardinato completamente le regole del jazz classico.
Attacchi all’unisono di sax e tromba, ritmi sincopati, terzine che si arrampicano in rotazione fino all’ultima ottava.
Un hipster è un uomo sotterraneo […] Conosce l’ipocrisia della burocrazia e l’odio implicito nelle religioni […] Egli cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze e le trova nel jazz” (da Wikipedia, Frank Tirro, ‘Jazz: a History‘, 1977).

The Bird

Charlie ParkerNegli anni ’40, l’icona dell’hipster è senza ombra di dubbio il sassofonista Charlie Parker, Bird: “Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo..” (Nat Shapiro, Hear me Talin’ To Ya, 1955).
Gran periodo, per il jazz, quello. Dizzy Gillespie era il suo alter-ego, Miles Davis, Charlie Mingus, Max Roach le sue anime gemelle.
Oggi la parola hipster è ritornata di moda a Londra, a Berlino, a Brooklyn, come life style alternativo alle corse di questo millennio.

Gli hipster sommelier

Il mondo del vino non poteva farsi mancare quest’occasione, quella di usare una parola così cool .
Certo, è stata usata in modo piuttosto dispregiativo: “Now you’re seeing beers being fermented in old bourbon barrels, and I think sometimes they’re too heavy and too rich, but it’s funny that in the beer world, it seems like bigger and richer is what everyone wants, whereas in the wine world you have a group of hipster sommeliers who are basically advocating weird, undrinkable and deeply flawed wines“.
Che tradotto suona più o meno così: “Oggi si vedono birre fermentate nelle vecchie botti di bourbon, e talvolta penso che siano un po’ troppo pesanti e un po’ troppo ricche, ma è una cosa divertente nel mondo della birra, sembra come se più grande e più pastoso sia quello che vogliono tutti. Invece nel mondo del vino c’è un gruppo di sommelier hipster che sta fondamentalmente sostenendo vini strani, imbevibili e profondamente difettati
E queste parole, rilasciate il 25 giugno in una intervista sul Waka Waka Wine Reviews, le ha pronunciate un indiscusso maestro della comunicazione del vino degli ultimi trent’anni.
Nemesi dei nomi, e dei cognomi, l’autore della frase è un altro Parker, si, proprio lui, Robert McDowell Parker jr.
Ecco quindi che secondo questo Parker, tutto ciò che non è mainstream, tutto quanto esce dai canoni scritti dal Reggente di turno, è da considerare una schifezza imbevibile. Saranno contenti finalmente i Piccoli Reggenti di casa nostra, a sentire il moderno Parker suonarle al Parker antico. Dovrebbero leggersi anche l’articolo di risposta di W. Blake Gray, comunque. Non ci va giù liscio per niente.
Sullo stesso filone interviene anche Newsweek, spiegando come al solito perché il vino naturale non esiste e se esiste, puzza peggio di un cedro marcio. Ok, avrebbe fatto di meglio anche qualche associazione sommelier nostrana.

Mainstream, hipster, winesnob

Alla fine, però, anche lo swing si è evoluto, altrimenti sarebbe morto;Sax and wine in a glass alla fine, lo swing dopo la terza canzone è veramente una noia mortale, note che si susseguono prevedibili, giri armonici senza fantasia. Potresti canticchiarne una sotto la doccia senza nemmeno conoscerla.
Il bebop no.
Il bebop ti fa svoltare angoli che non sapevi esistessero, il bebop si attorciglia, si dipana, si evolve lungo i sax e si annoda tra le corde del contrabbasso, il bebop si scioglie solo grazie alle bacchette del batterista, rientra nella tromba e si riposa tra i tasti bianchi e neri del pianoforte.
Ti stupisce, ti mangia, ti innamora. Non ti stanca.

Non sei snob se ti piace il bebop.

Sei un sognatore.
Ed il moderno Parker, forse, ne sta parlando solo con invidia, annoiato fino alla nausea dai Bordeaux e dai Malbec ed avrebbe voluto lui, scoprire trent’anni fa i vini hipster, serviti da sommelier hipster.
Parlando di Parker, io preferisco di gran lunga Charlie a Robert M.

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