twitter-with-wineCome è andato Vignaioli Naturali a Roma

Per quel che riguarda l’evento strettamente enologico, bene, ne ho parlato nel post precedente.

Bella la posizione, due sale più una per le birre, meno dispersione girando per i banchi. E’ stato evitato l’effetto forno della pur bella location dell’Hotel Columbus che ha ospitato le precedenti quattro edizioni. 

Forse però i soffitti più bassi hanno aumentato l’amplificazione delle voci, così che risultava difficile parlare con i produttori dietro al banco, specialmente sabato con le sale piene al massimo,  scambiare qualche parola è stato davvero complicato.

C’erano meno facce note, o meglio, c’erano molte facce non note, curiosi ed appassionati; i soliti conosciuti c’erano, più o meno, tutti. 

Fin qui le impressioni sull’evento, positivi senz’altro per quel che mi riguarda.

Due parole invece le voglio spendere sull’aspetto della comunicazione.

E’ stato creato un account su Twitter, @vignaioliaroma, che in teoria avrebbe dovuto essere un canale tra l’organizzazione dell’evento ed i partecipanti.

L’account ha iniziato a twittare l’8 gennaio ed ha smesso di farlo il 5 febbraio. Tra queste due date 10 tweets solamente. 

Stride inoltre vedere solo 12 follower e addirittura 0 following: significa che l’account non ha ritenuto importante seguire nessuno di quelli che lo seguivano.

Una analisi dell’hastag creato per l’occasione, #vignaiolinaturali, ci dice che ci sono stati solo 23 tweets con questo #, e nemmeno uno dall’account ufficiale dell’evento. Nessuno dei 23 tweets aveva l’hashtag #wine, o #vino, o #vininaturali, che sarebbero stati utili per raggiungere anche i tweetters che non sapevano della manifestazione ma che stessero cercando info sul vino o sui vini naturali.

La maggior parte sono stati tweets legati a foto postate con Instagram o con altri sistemi. Nemmeno uno di interazione o di dialogo.

Analizziamo quindi gli errori di questa strategia di comunicazione: primo tra tutti, quando si crea un account, è necessario seguirlo e curarlo. 

Innanzitutto smettere di twittare prima che inizi l’evento dimostra l’idea che ci si è fatta dell’uso del social network. 

Una locandina, un manifesto, una vetrofania, vado a consegnarla o appiccicarla ‘prima’ dell’inizio della manifestazione, e questo ha una sua logica, che risiede nello strumento usato per veicolare l’informazione. E’ cioè uno strumento one way, a senso unico: un mittente attivo ed un destinatario passivo; è inutile distribuire volantini ‘dopo’ la fine dell’evento.

Un account in un social network, sia Twitter che Facebook, funziona in modo two way, è bidirezionale: serve per parlare, per rispondere e per aggregare. Serve per informare gli assenti di cosa stia avvenendo, con foto certamente ma anche commenti che devono essere stimolati da chi cura l’account ufficiale.

In caso contrario, non funziona, diventa solo un altro muro dove appendere il manifestodrunk_twitter dell’evento.

Qui arriviamo al secondo errore, conseguente del primo: da parte dell’account ufficiale nemmeno un twit di saluto, un ‘fatevi riconoscere’, un ‘alzate i calici’. Il social network non deve far dimenticare la parte reale, ossia l’incontro personale: poteva essere una buona occasione per fare un brindisi tra tutti i followers presenti sabato e domenica, ad esempio al banco di Riccardo La Ginestra con i suoi spumanti dello Jura.

Nessun produttore naturalmente aveva il tempo di usare Twitter, ma credo che nessuno di quelli presenti ne avesse uno aziendale. 

Solo un hashtag relativo ad un produttore, #CasaCaterina; mi risultano su Twitter solamente 4 twit con questo hashtag.

Un terzo errore, che naturalmente deriva dai primi due, è la mancanza di risposte alle domande. Non so se sia capitato solo a me o anche ad altri follower di @vignaiolinaturali, ma non ho mai avuto risposta ad un mio twit; visto che in tutto sono stati pubblicati, come dicevo, 10 twits, probabilmente il tempo per rispondere e per guardare la Time Line c’era.

La misurazione è avvenuta usando la console gratuita di Twitonomy.com.

Come ho già avuto modo di dire altre volte, per alcuni eventi internazionali i twits partono ben prima dell’inizio della manifestazione, e anche molti giorni dopo ce ne sono molti in giro.

Il Wine Business Innovation Summit #WBIS, tenutasi il 19 gennaio a Bruxelles, ha ancora twits che girano con questo hashtag, e lo stesso per #EWBC.

La preparazione di un evento di qualunque tipo passa necessariamente per la bontà della comunicazione; l’autorevolezza di chi ha organizzato non è ovviamente in dubbio, prova ne è la grande affluenza di pubblico. Però si poteva fare un passo in più nella parte ‘social’ di Vignaioli Naturali a Roma, ad esempio creando un hashtag più immediato, come ad esempio #VINAR5: una sigla è un buon metodo per aggregare persone in un mondo di comunicazione veloce.

Ancor più importante iniziare da subito a seguire persone che si conoscono, e fare il follow dei propri followers; qualche RT inoltre aiuta a far sentire l’account vivo e non un adesivo su un muro.

drunk-tweet-fullIl mondo del vino, come ogni altro prodotto commerciale o servizio, ha grande bisogno di comunicazione specialmente in momenti in cui è necessario non mollare; oggi la comunicazione passa attraverso i social network, fB e Twitter certamente, ma anche ad esempio utilizzando le cerchie di Google Plus, per stimolare dibattiti e creare curiosità attorno a nuovi eventi.

E poi sfruttare le centinaia di idee che vengono quando si parla di vino, la cooperazione con altri rami dell’edonismo, come il turismo o la lettura, la musica o la pittura.

Sarà forse il caso di farci su un evento a tema.

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