Le vigne di De Fermo

Il post originale è stato pubblicato il 6 settembre 2012; lo trovate nella categoria In cantina con…

Le autostrade moderne sono sicuramente comode per raggiungere le nostre destinazioni, ma non possiedono ancora una propria storia, ed anche dove questo accade i panorami sono spesso nascosti dai terrapieni e dalla velocità.

La strada

Lasciando le vie a scorrimento veloce si può riuscire a rilassarsi, la velocità diminuisce e si riescono a vedere uomini e donne nelle loro quotidiane attività mentre si attraversano paesi e piccoli borghi.

Prima di leggere alcuni documenti che Stefano Papetti Ceroni della Società Agricola de Fermo mi ha inviato, nulla sapevo della storia di Penne e  di Loreto Aprutino, della funzione di cerniera, di ponte, di unione tra il mondo bizantino e quello longobardo che l’attuale SS81 possiede.

Indubbiamente dev’essere affascinante possedere campi e vigne in Italia, dove ogni piccolo borgo ha avuto la propria importanza nella Storia, e dev’essere d’altro canto avvilente rendersi conto che proprio la Storia è spesso lasciata alle parole di oscuri studiosi o pagine di libri subito dimenticati.

Ho conosciuto Stefano durante le due giornate di Navelli, e mi è piaciuto il suo attaccamento alla terra, e molto anche il suo Chardonnay. Sottolineando la sua passione per la storia e per la giurisprudenza, ha chiamato Launegild questo vino, dal nome di una usanza del diritto longobardo che proibiva gli atti di donazione di qualunque cosa, abiti, mobili, terreni, ed il passaggio di un bene da un proprietario all’altro poteva avvenire solo a fronte di un baratto, anche simbolico.

Le persone

Nelle parole di Stefano, bolognese di nascita ma fortemente abruzzese di adozione, si evidenzia invece il desiderio di legare il proprio vino, il proprio lavoro, a questa terra, non solo con i metodi biodinamici che utilizza, ma appassionandosi degli eventi storici dei luoghi dove le sue vigne crescono.

La giornata trascorsa a Cordano, frazione di Loreto Aprutino dove è situato il casale dell’azienda, si è così sviluppata in parti uguali tra la passeggiata tra le vigne e la visita ad alcuni luoghi storici, con la doverosa sosta per pranzo al ristorante Florano dove Domenico Speranza ci ha servito personalmente i piatti ottimi cucinati dalla figlia. Domenico è un ristoratore che conosce bene i prodotti della sua terra; ci ha fatto assaggiare una squisita minestra di fagioli del Tavo, il fiume che scorre lì accanto; dalla terrazza del ristorante si vede distintamente palazzo Valentini e lui era uno dei pochi a cui il grande Edoardo concedeva di entrare nella sua cantina.

Arrivo al casale dell’azienda e subito Stefano inizia a raccontarmi del lavoro fatto per restituire alla cantina, lasciata chiusa da sessanta anni, la sua funzionalità. Mentre parliamo arriva anche Paolo Quaglia, co-organizzatore della manifestazione di Navelli.

Ci parla del ministro Acerbo, originario di Loreto Aprutino, che negli anni ’30 aveva iniziato a mettere le mani, in modo intelligente, al modello agricolo della zona.

Poi entriamo in cantina da una piccola porticina che si apre sul portone a tutto sesto e qui Stefano ci mostra un vecchio torchio Laverda, rimesso a nuovo e funzionante.

Qui nel ’44 c’era un comando di retrovia della Wehrmacht, le vecchie botti non ci sono più perché prima ne bevvero il vino, e poi le bruciarono per stare al caldo. La cantina l’ho rimessa a posto pian piano, riuscendo a non stendere la resina sul pavimento e convincendo la ASL che il cemento è migliore‘ ci dice Stefano.

La Storia

Gli eventi storici si mescolano, in questa zona lungo la strada che dal longobardo ducato di Spoleto portava al bizantino Esarcato di Ravenna. Qui è la zona del medievale Ocretanum che fu inserito nel castello di Locretanum, nato alla metà dell’XI secolo da un accordo tra l’abate di San Bartolomeo ed il conte di Penne.

Il regno longobardo, con i suoi ducati, aveva a quei tempi pieno possesso dell’Italia, i ducati di Spoleto e di Benevento avevano il confine a poche decine di chilometri da qui, i possedimenti di Costantinopoli erano poco oltre Ortona, le abbazie e le chiese venivano costruite, comprate, vendute tra abati e gastaldi, tra conti e vescovi.

La chiesa di Santa Maria in Piano, che abbiamo visitato nel pomeriggio, è stata per quasi un secolo al centro di una disputa tra abate e vescovo che se ne contendevano la proprietà, come riporta Annalisa Colecchia (Archeologia Medievale XXVII, 2000, pp. 101-129)

Durante i secoli, i contadini continuavano a produrre olio e vino, qui ulivi e viti fanno parte della storia, oltre che della geografia.

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