L’alluvione in Emilia Romagna ha provocato perdite umane, perdite delle case e di tutto quello che contenevano, la vita e i ricordi delle persone, oltre alla distruzione di strade, interruzione di servizi.

Trento Brut dalla Formula 1 all’Emilia Romagna

Abbiamo un territorio bellissimo e fragile, poca manutenzione, spopolamento delle campagne e beh, niente di nuovo vi sto raccontando. Allevamenti e campi coltivati sono andati per lo più perduti, ci vorrà tempo e forza, oltre che soldi, per ricominciare a vedere quel minimo di normalità che potrà dare un po’ di speranza agli abitanti. Nella zona colpita, tra Ravenna, Cesena, Forlì e Rimini, sono presenti oltre 110mila imprese di vario genere, e provate ad immaginare cosa sia successo ai macchinari e ai magazzini di quelle aziende quando l’acqua fangosa è entrata nei capannoni.

Quasi ventimila sono aziende agricole, 300mila ettari di terreno agricolo, 25mila sono frutteti, altrettanti sono vigne, 60mila a grano, 40mila a foraggio per gli animali. Animali che prima dell’alluvione erano 250mila ed ora molti sono affogati e galleggiano tra le acque che si stanno, lentamente, ritirando. Insomma una situazione davvero non facile, anche solo per iniziare a capire non soltanto come fare a dare nuovamente una parvenza di vita normale alle persone dell’Emilia Romagna ma soprattutto come ripensare la logistica, le vie di comunicazione, la difesa del territorio e insomma, tutte le cose che sentiamo da tanti decenni ogni volta che succede una tragedia come questa.

Il Gran Premio annullato

Il 19, 20 e 21 maggio doveva anche tenersi il gran premio di formula 1 a Imola, chiaramente annullato. Però la bottiglia che l’azienda Ferrari Trento aveva predisposto per festeggiare il podio non verrà lasciata in un magazzino, anzi il presidente e AD dell’azienda, Matteo Lunelli, l’ha inserita nel sito F1 Auction dove sono all’asta i premi che sarebbero stati consegnati durante le gare, dal ruotino per la pole position, che attualmente è quotato a circa 30mila euro, ai trofei per i primi tre piloti e quello per il costruttore vincente. La bottiglia in questo momento è quotata più di 6000 euro e il totale dell’asta, con tutti i premi e trofei, ad oggi ha superato il 65mila euro che naturalmente saranno usati per l’aiuto delle persone colpite dall’alluvione.

L’Intelligenza Artificiale crea cocktails

Tempo fa un bar di Londra ha creato un cocktail usando chatGPT, la IA testuale di OpenAI ed acquistata da Microsoft. Forse però non è stato il primo, e magari chissà quanti ne verranno fuori che diranno di essere stati i primi.
La principale catena di minimarket della Corea del Sud di proprietà di GS Group ha annunciato il lancio di un highball al whisky, un long drink insomma, che loro dicono che sia il primo al mondo ad aver incorporato la tecnologia AI nella sua creazione, dal gusto alla confezione.
Il cocktail progettato dall’intelligenza artificiale si chiama AskUp Lemon Sparkling Highball. È il risultato della collaborazione tra GS25, i supermarket coreani, e Brewguru, una startup produttrice di birra, per applicare le conoscenze basate sull’AI nello sviluppo e nell’introduzione del cocktail.
Questa offerta è la prima bevanda alcolica al mondo che incorpora l’esperienza dell’IA nel suo processo decisionale per il gusto, la ricetta, il design, il nome, il prezzo e la gradazione alcolica.
La tecnologia utilizzata per la progettazione si chiama AskUp, una chat box basata su ChatGPT e sviluppata dalla startup Upstage.

Un nuovo bartender in città

Oltre al cocktail AI, GS25 sta sviluppando anche altri prodotti e mira a diventare una piattaforma di vendita al dettaglio che offra ai clienti un’esperienza e un valore migliori.
Han Gu-jong, membro del team di pianificazione delle bevande alcoliche di GS25, si è detto entusiasta dell’utilizzo dell’IA per lo sviluppo di questa bevanda, affermando: “Introducendo per la prima volta al mondo prodotti alcolici pianificati dall’IA, ci sembra di fare la storia della distribuzione al dettaglio”. Staremo a vedere, per ora l’utilizzo di questa tecnologia è ancora abbastanza scarso, ci si fanno cose piuttosto semplici. Ma è interessante vedere che qualcuno, anche solo per motivi di marketing, inizia a pensarci e chissà che prima o poi non si trovi un utilizzo più produttivo. Altrimenti le macchine, prima o poi, va a finire che si ribellano, oltre ad essere ubriache.

Lonely Planet e le strade del vino

Le guide Lonely Planet hanno pubblicato una nuova guida alle strade del vino del mondo. È un libro di oltre 300 pagine che presenta itinerari per 52 potenziali weekend nei paesi del vino, un anno intero per cantine. È un libro ricco di mappe e foto, utile se si sta pianificando un viaggio, o se volete sapere come si è sviluppato il turismo del vino o ancora se si vuole semplicemente visitare dei vigneti con la fantasia. Un approccio in linea con la filosofia delle Lonely Planet, e forse anche per l’enoturismo, come scrivevo in questo post.
In ogni capitolo è presente una panoramica del territorio ed una mappa, e poi ci sono i profili di sei o sette cantine, un numero adatto per scegliere quelle due o tre da visitare nel fine settimana.
Ci sono opzioni per il soggiorno, ristoranti, attività esterne da fare tra una degustazione e l’altra.

Enoturismo alternativo

Potrebbe non essere un elenco delle migliori cantine, naturalmente, e forse un wine lover ne sceglierebbe altre, però è un buon punto da dove iniziare, anche perché non sarebbero altrimenti bastate 300 pagine.
L’approccio di questa guida, come è prassi di Lonely Planet, è dare priorità alla narrazione, alle storie, ai particolari, un buon punto di inizio per prendere confidenza con i territori.
Quali sono questi itinerari? Ce ne sono otto in Francia, quasi tutti borgogna, bordeaux e champagne, sette per Italia, tra tutte Toscana, Piemonte e Sicilia e Spagna. Ci sono alcune mancanze, come ad esempio per l’Australia dove manca Barrossa mentre negli Stati Uniti manca Napa, ma ci sono anche Argentina, Georgia, Portogallo, Nuova Zelanda.
È una guida che non mette al primo posto il vino ma il territorio, le bellezze intorno, i punti di interesse. È un buon metodo a mio avviso per mescolare i nomi famosi con quelli meno conosciuti, che è forse il vero valore aggiunto dell’enoturismo, con i grandi nomi che fanno da driver per migliorare la condizione di tutto il territorio.

Forse si, fare una guida delle strade del vino lasciando il vino in secondo piano potrebbe essere una buona idea, anche qui in Italia.

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