Yannick Pelletier 2004

Nel sud della Francia, nella regione Languedoc-Roussillon, vi è un uso intenso della grenache, vitigno che in Italia ha un potenziale sicuramente sottostimato se si escludono Vernaccia e Cannonau, che derivano entrambi dall’antico vitigno della guarnacha spagnola.

Qui ed in Provenza si trovano vini da grenache in purezza o più spesso assemblati con carignan o con marsanne.

Si iniziano anche a trovare buoni produttori che hanno abbandonato le coltivazioni intensive e spinte per dedicarsi ad una viticoltura più naturale e, quindi, meno massificata.

La regione infatti soffre di una sovrapproduzione di uve, destinate generalmente alle cantine sociali ed alle cooperative, dove si producono vini di non eccelsa qualità che spesso non entrano in nessuna delle AOC di Languedoc-Roussillon.

Un cru dalla Languedoc-Roussillon

Tra le appellation più virtuose però c’è sicuramente Saint-Chinian, dove i vignerons locali si sono dati da fare per non diminuire la qualità dei loro vini. Tra questi Yannick Pelletier, che ad un prezzo tra gli 11 ed i 14 € produce un buon vino da coltivazione biologica.

La bottiglia di cui parliamo è L’R de Saint Chinian 2004 di Yannick Pelletier, 55% grenache e 45% carmignan; di quest’ultimo non sono riuscito a sapere se venga in parte fermentato con macerazione carbonica del grappolo intero. Questo metodo viene sicuramente utilizzato per un’altra sua etichetta, il Coccigrues, stesse due uve ma con maggior preponderanza di grenache.

La vendemmia 2004 è stata la prima per Pelletier; le uve vengono fatte fermentare da tre a quattro settimane e poi invecchiate 18 mesi in legno prima dell’imbottigliamento.

La degustazione de l’R

All’apertura il tappo non presentava alcun difetto, ed ho lasciato che il vino respirasse un quarto d’ora prima di degustarlo.

Il colore è di un limpido rosso rubino, gli aromi faticano un po’ prima di aprirsi, ma pian piano escono fuori gli aromi speziati di pepe, un leggero soffio di succo di mela subito coperto da profumi prima fruttati di amarena e susina, poi più scuri di cioccolato. Nonostante la discreta ampiezza olfattiva, non è eccessivamente persistente.

In bocca si presenta con un frutto un po’ troppo grasso, morbidezza eccessiva che nasconde la pur buona acidità ed il tannino; quest’ultimo è al contrario ben dosato ma verde, cosa che da un 2004 non ci si dovrebbe aspettare.

Una persistenza abbastanza lunga, che gradevolmente rimanda ai profumi speziati ed un finale quasi agrumato.

E’ un vino, in conclusione, che val la pena bere senza attendere tutti questi anni, e forse i 18 mesi di legno lo penalizzano ulteriormente; probabilmente appena messo in commercio avrebbe dimostrato una piacevolezza beverina migliore.

I prezzi vanno dagli 11.50 (il prezzo a cui l’ho comprato io un paio di anni fa) ai 14 € trovati in rete.

Pubblicato originalmente ad aprile 2012

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