Produciamo il miglior vino del mondo (di certo ne produciamo più di tutti), le nostre ricette sono richieste in tutto il mondo, ma forse siamo deboli negli abbinamenti tra cibo e vino.

Intendiamoci, probabilmente qui da noi in Italia qualunque vino va bene con qualsiasi piatto. Però all’estero sembra che abbiano una sensibilità diversa. soprattutto nei ristoranti. Anzi, spesso i ristoranti creano il proprio brand usando la loro carta dei vini. Un esempio di come funziona questo sistema potete trovarlo qui.

Alcune cantine vinicole mi confermano che ormai, da ben prima del lockdown, i ristoranti non hanno cantina, ma solo scaffali. Solo le enoteche più famose e più grandi possono permettersi di avere un deposito di vini, anche di grande pregio.

Questo si riversa sulle esportazioni, naturalmente, visto che la metà di tutto il vino italiano viene venduto all’estero; per alcune aziende vinicole, si arriva al 70%. Intendiamoci, il vino che rimane è comunque di grande livello, ma nei ristoranti è sempre più difficile trovare etichette di pregio.

Eppure, consigliare un abbinamento con i piatti ordinati può essere un buon modo sia per rendere felice il cliente che per migliorare i guadagni.

Un altro esempio. La GDO, i supermercati insomma. Possibile che con tutti gli alimenti in vendita, crudi, già pronti, cotti e semicotti, non abbia mai visto un cartellino con un vino da abbinare?

Chi si occupa di marketing sa che un prodotto può trainarne un altro. Abbinamenti tra cibo e vino vuol dire anche questo, due prodotti che tirano entrambi lo stesso carro. Chi non ne sa niente può anche partire da questo post. 

Non vorrei sembrare snob, ma probabilmente il turismo di massa ha spinto ad abbassare il livello dell’offerta per prendere il maggior numero di clienti. Questa è una tecnica che raramente porta ad offrire prodotti o servizi di qualità.

Inoltre in questo periodo potrebbe essere opportuno trovare un modo per accelerare la ripresa del settore della ristorazione. E quale modo migliore che consigliare abbinamenti con i piatti del menù? 

Le aziende vinicole scontano ancora la chiusura dei canali classici come wine bar e, appunto, ristoranti; lavorare insieme per riprendere il buon momento del 2019 può essere un modo interessante. Ci sono molti modi in cui un ristorante può proporre un vino e nello stesso tempo spingere i propri piatti.

Questo sarebbe proprio il momento giusto per spingere il consumo al calice. Non sono tanti i locali dove poter assaggiare solo un bicchiere del proprio vino preferito. Vuoi per il tempo da dedicare alle bottiglie aperte, vuoi per il costo dei sistemi di somministrazione, molti ristoranti non hanno questa offerta nella loro carta dei vini. E purtroppo, anche la carta dei vini spesso è un problema, nel senso che è fatta male. 

Ecco allora tre consigli veloci sull’uso degli abbinamenti come strumento di marketing.

1 – Abbinare la carta dei vini al menù: indicare vicino ad ogni piatto il vino consigliato

2 – Vino al calice: se avete pensato di realizzare il punto 1, questa è la soluzione ottimale, per voi e per il cliente. Anche per il take away

3 – Curare la carta dei vini: dare importanza ai vini locali, soprattutto se il ristorante offre piatti tipici. Evitate etichette strane o rintracciabili anche al supermercato, visto che ormai i clienti sono piuttosto smaliziati

 

 

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