Primo Piano

Attraversamenti

John Fitzgerald Kennedy


Una bella giornata, quel venerdì di novembre. Mezzogiorno era suonato da poco, ed il corteo presidenziale aveva appena imboccato Elm Street, percorrendo lentamente il viale tra la folla che era venuta a salutare il presidente.

Ognuno di loro si stava chiedendo quali pensieri attraversassero la testa del Presidente in quel momento, forse Cuba? O il muro di Berlino? O forse la tensione che si accumulava in Vietnam?

No, era convinto qualcun altro, stava certo pensando ai problemi interni, la sanità non accessibile a tutti, una istruzione decente per i ragazzi, nuove politiche per incrementare lo sviluppo, e quindi soldi per tutti.

Ed Norton guidava con calma la sua moto, accanto al corteo presidenziale. Quando aveva detto alla moglie che avrebbe fatto la scorta d’onore al presidente Kennedy, lei non ci voleva nemmeno credere.

Sorrise nella sua mente al ricordo del viso della consorte, e come erano stati belli i giorni di addestramento, ed anche duri, gli orari ed i movimenti da tenere a mente. Ma ora era lì, e sua moglie era venuto a guardarlo mentre scortava l’auto scoperta lungo il caldo viale di Dallas.  Che voleva Mike, il suo compagno, che si era girato verso di lui? Gli stava dicendo qualcosa, ma non capiva cosa. Lassù? cosa vuol dire lassù? Oh, certo niente di importante, glielo avrebbe chiesto al termine della giornata. Chissà se avrebbe potuto fare una foto insieme al presidente, magari mentre gli stringeva la mano?

JFK salutava gli americani che si erano riuniti, quel 22 di novembre del 1963, per le strade di Dallas, sorridendo ai pensieri che gli stavano attraversando la testa in quel momento.

Mentre agitava la mano verso i propri concittadini aveva in mente quella ragazza che gli avevano presentato qualche tempo prima, e rivedeva l’immagine di lei in quell’albergo a Cleveland, ed al pensiero di progettare un nuovo appuntamento il sorriso si allargava ancor di più, facendo felici i suoi cittadini contenti di vedere un presidente così allegro.

Lassù, al sesto piano dei magazzini della Texas Book, anche Lee Oswald stava aspettando il corteo del presidente.

 Era l’unico che sapeva benissimo cosa avrebbe attraversato la testa di John Fitzgerald Kennedy tra pochi minuti.

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