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CameraConVision BarCamp

cameraconvisionMercoledì 19 novembre non era certo la giornata climaticamente più adatta per indossare giacca e cravatta, ma dovendo andare a CameraConVision alla Camera dei Deputati quell’abbigliamento era d’obbligo.
Sono stato invitato dal mio amico Andrea Carini (@Andreacreativo) a partecipare ad un #Barcamp organizzato dall’Intergruppo Parlamentare per l’innovazione, tema Innovazione e Turismo: Viaggio nel futuro del Turismo Italiano.  Ispiratore il solito Stefano Quintarelli (@quinta), parlamentare e mente tecnologica dell’Intergruppo, con la collaborazione di Anna Masera (@annamasera) e Roberta Milano (@robertamilano).

Il BarCamp di CameraConVision

Cinque i gruppi di lavoro in cui i partecipanti sono stati divisi, in funzione delle proposte che erano state inviate in fase di registrazione all’evento:
1 – La guida turistica del terzo millennio
2 – Un nuovo marketing del territorio
3 – Strategie e strumenti per gestori 3.0
4 – Il ruolo delle comunità
5 – Interventi legislativi

Io sono stato inserito nel primo gruppo a raccontare la mia proposta dal titolo La memoria del vino.

Qui vi riporto una sintesi dell’intervento; nel primo gruppo eravamo quattro relatori, ognuno di noi non poteva parlare più di 10 minuti, più 5 dedicati alle domande. Nel prossimo post vi racconterò di altre proposte e le conclusioni.

Comunicazione veloce e memoria, globalizzazione e tradizioni locali. Argomenti e modi di vita del tutto opposti, a prima vista. Ma l’essere umano si sposta ed è la connessione tra i posti, è ciò che collega i sei gradi di separazione tra i luoghi del mondo. Ed un elemento può aiutare a collegarli, un prodotto per cui il nostro Paese può ancora vantare un vero made in Italy: il vino. Esistono vigneti che sorgono su antiche tombe etrusche o nei pressi di castelli diroccati, di fianco a chiese abbandonate e nei luoghi del Rinascimento italiano.

Le vigne sono nate dalla migrazione delle persone

I piccoli borghi possono essere connessi tra loro dalla storia dei vigneti che li circondano, e spesso i vignaioli sono tra i pochi a conoscere le storie, le armi, gli amori che si sono intrecciati vicino ai tralci delle loro uve. Il vignaiolo, per sua natura, è portato a rendersi conto del tempo, quello passato e quello futuro. Cosa si può fare? Molto.

Una rotta che colleghi le tappe della Francigena facendosi accompagnare da una bottiglia di vino,una per ogni tappa toccata dal vescovo Sigerico. Un cammino che unisca antichi paesi spopolati alla ricerca di piccoli vigneti autoctoni e fuori dal giro internazionale.


La riscoperta di siti archeologici coperti dai boschi che circondano le vigne, i luoghi alcolici della narrativa.

Una rete di piccoli musei, cittadine semi disabitate, ristoratori e strutture di accoglienza, con il vignaiolo a fare da crawler per farci scoprire posti, e sapori, di cui ci siamo dimenticati.
Il turismo, oggi, ha necessità di essere alimentato dal basso e non, invece, imposto dall’alto. Le persone hanno ognuna le proprie esigenze, desideri, curiosità. Quindi non più un turismo di massa con palazzi e musei visitati in 90 minuti, ma un turismo di tante piccole nicchie.

La guida turistica, intesa sia come persona che accompagna il turista, sia come elemento fisico da sfogliare (digitale o cartacea), dovrà tenere conto degli interessi del turista, che sia mordi e fuggi o da vacanza lunga.
C’è chi è interessato agli antichi organi a canne e chi alla produzione dei formaggi, chi è attratto dalle ceramiche e chi dalla fotografia delle vigne.
Il marketing dell’era Internet è sempre più mirato all’individuazione di piccoli gruppi, tanti piccoli gruppi di interesse, per rendere le proposte meno generaliste e, quindi, più appetibili. Il vino, e soprattutto il vino italiano con la sua frammentazione in centinaia di uve e migliaia di vigneti, è un buon punto di partenza, un nodo a cui collegarne tanti altri.
Non ci sono solo i panorami nelle nostre campagne. C’è la storia, la letteratura, le arti visive. Ci sono storie di piccole aziende ad alta tecnologia e artigiani che vorrebbero tramandare il proprio lavoro ed il proprio sapere.
Facciamo diventare i social network una rete sociale di interessi.

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