Brunello di Montalcino Selezione 2010

Salicutti Piaggione

La persona e il metodo di Francesco Leanza, vigneron-direttore esigente, mi ricordano la storia di George Szell allorché prese in carico una buona orchestra, quella di Cleveland, e nel volgere di un decennio ne fece un modello di precisione integra e suono cristallino. Secondo le parole del critico Bernard Adelstein, Szell usava la mano sinistra per dar forma a ogni suono e la sua era detta la più graziosa in ambito musicale. E Donald Rosenberg, nella sua The Cleveland Orchestra Story, riporta questa replica alla critica talvolta mossa a Szell circa la presunta mancanza di emozione delle sue esecuzioni, studiate e istruite con acribia non comune: “La linea di demarcazione è molto sottile tra chiarezza e freschezza, autodisciplina e severità. Esistono sfumature diverse di calore; dal calore casto di Mozart al calore sensuale di Čajkovskij, dalla passione nobile di Fidelio alla passione lasciva di Salomé.”.

Piaggione è un vino d’affezione profondo, elegante e austero, che riconcilia con il piacere del bere e dell’evocazione metaforica nel bere. Emozionante. Ampio e finissimo, definito nella ricca declinazione di bacche rosse e nere, visciola, rote Grütze, erbe fini, tuberosa, alloro, cumino e cafè creme. La grande stratificazione aromatica si svolge con ordine. Progressione cadenzata da sapidità infiltrante, freschezza di ribes e lampone, tannini piccanti e piacevolmente puntuti a donare una sensazione tattile puntuale e apprendente. Trama fitta e fine, di grande classe. Il sorso evoca terra, sottobosco ed erbe ad accompagnare il frutto, vaghezze di incenso e patchouli in retrolfazione. Finale di grande pulizia e lunghissima persistenza fruttata, arricchita da sottili cenni balsamici e speziati.

Brunello di Montalcino Riserva 2009

Stella di Campalto

Vale quanto appena detto per il vino di Francesco Leanza: anche questa Riserva riconcilia col piacere del bere ed è motore ideale, per chi è disposto all’incontro senza ansie da inquirente, per chi non pretende di riconoscere e si dispone a conoscere, di un imaginarium potente e variegato. Radici, terriccio, rose, garofani, amarene, menta e la fine amarezza di certe erbe da infuso. Incenso e ceralacca. Mandorla e rabarbaro per una leggera e corroborante amarezza in fondo all’olfatto. Spezie dolci in quantità e varietà. Un quadro di complessità e definizione siffatte è però agìto con slancio e leggerezza, è spirito vitale, etereo in senso letterale, leggero e luminosissimo.

Profondo, potente in attacco ed energico in allungo con l’impressione nitida di espansione (aromatica, volumetrica, calorica), ricco e integro nei riferimenti a bacche rosse mature, complesso e avvincente per quelli di cera, carne secca, ribes nero, alghe, erbe fini, radici e tabacco a chiudere. Incedere di sovrana eleganza e perfetto, naturale bilanciamento di struttura, purezza del frutto, calore, estrazione, freschezza tonificante e maturità del tannino. Lungo il finale con richiami ad amarena, armellina, fiori e humus.

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