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Eta Beta ed il vino

Non ho seguito la puntata di Presa Diretta dedicata al vino ed alle pratiche utilizzate per adeguarlo al gusto del consumatore.
Ero a Piacenza a SorgentedelvinoLive 2016, di cui vi parlerò, ed ho potuto solo leggere i commenti in giro per i social, così non entro nel merito della questione. A dirla tutta, mi sono divertito molto di più.

Il vino alla radio

Però ho ascoltato in podcast la puntata del 12 febbraio del programma Eta Beta, condotto da Massimo Cerofolini (@MaxCerof su Twitter) in onda su RAI Radio1 e dedicata proprio ai vini naturali. In studio era presente Sandro Sangiorgi, intervallato da una breve intervista a Luca Maroni.
Ho seguito molte degustazioni con Sandro a Porthos, ed a tutti coloro che seguono il mondo del vino è molto chiaro come la pensi in merito. La cosa più bella del suo modo di parlare del vino naturale è identificare la ‘coltivazione della vite‘ come la ‘coltivazione della vita‘, facendo immediatamente capire la differenza tra un vino naturale ed un vino commerciale, senza bisogno di parlare di livelli di solfiti o di gomma arabica.
Il punto fondamentale del suo ragionamento è che il vino, quando entra nel nostro organismo, deve ‘dare al corpo un senso di benessere‘, quindi usare meno anticrittogamici e meno pesticidi è una condizione fondamentale, ed è un successo straordinario quando ci si riesce (cito le sue parole quasi alla lettera).
Il senso di benessere, continua Sandro nell’intervista, inizia dall’aspetto sensoriale che inizia dal lavoro nel vigneto, ed il vignaiolo deve riuscire a mantenere questo equilibrio tra le attività in vigna e quelle in cantina, assecondando l’uva come si fa con un bambino, curando le sue malattie e le sue curve di evoluzione.

Dietro al vino naturale ci sono persone, non sensori (Sandro Sangiorgi durante l’intervista)

L’intervento di Luca Maroni si è focalizzato invece sulle nuove tecniche utilizzate per tenere sotto controllo quanto accade in vigna, e quindi foto satellitari e sensori sparsi tra i filari. Ha aggiunto anche una cosa interessante, sull’uso cioè dell’etichetta come mezzo di comunicazione con il consumatore, tramite applicazioni per smartphone che leggano le informazioni contenute nel QR-code che sempre più cantine utilizzano sulle loro bottiglie.

Strillare o ragionare, TV oppure radio

Eta Beta (Nuovi mestieri, nuovi linguaggi è il sottotitolo, @EtaBetaRadio1 ) è una ottima trasmissione, che fornisce delle pillole di riflessione su molteplici argomenti quasi sempre centrati su aspetti tecnologici; se volete avere uno spunto di riflessione sulla nuova agricoltura vi consiglio anche la puntata del 5 febbraio scorso, in cui in concomitanza della Fieragricola 2016 di Verona si parla dell’utilizzo di droni, di sensori, di satelliti, nel controllo di quanto avviene negli appezzamenti, migliorando l’impatto ambientale e ottimizzando la filiera commerciale grazie all’uso di app per mobile. Ed in questa intervista a Maria Letizia Gardoni, presidente dei Giovani di Coldiretti, vengono citati i vignaioli come i primi ad essere interessati alle nuove tecnologie.
Anche Luca Maroni accenna, nella puntata del 12 febbraio, al fatto che in vigna si va verso una diminuzione della chimica ed un aumento della fisica, intendendo con questo l’uso di sistemi meno invasivi per la salute del prodotto agricolo e più orientati al controllo di quanto avviene nei campi.
Sono due puntate che, in linea con l’argomento vinoso di questo blog, è interessante ascoltare, ed è una trasmissione che vale la pena di seguire, magari via podcast come faccio io, anche per avere un quadro il più generale possibile sulle evoluzioni tecnologiche e come vengono applicate nella vita e nei mestieri quotidiani.

Inchieste e vecchi trucchi

Le inchieste importanti, direi necessarie, perché mettono in evidenza fatti e situazioni che spesso non vengono alla luce, e ben vengano programmi ben realizzati che se ne occupano.
Una trasmissione porta con se il carattere di chi la progetta, e non è richiesto che sia imparziale, ma solo che sia onesta; si può però tendere ad equilibrarla con una puntata successiva che, in modo ugualmente onesto benché personale, presenti dati che la prima non ha evidenziato o mostrato, così da fornire allo spettatore un panorama più ampio per potersi fare una propria opinione.
Dopo le inchieste però andrebbe seguito un periodo di riflessione e solo poi di discussione, così da dividere il grano dalla pula; invece il momento dedicato al pensiero viene saltato a piè pari, così che la discussione non è più dialettica ma retorica o, peggio, insulto gratuito.
Spesso si sposta l’attenzione non sull’argomento ma sull’argomentatore (trucco già usato ai tempi di Socrate), deviando il focus sul particolare anziché sul generale, o citando un esempio negativo come dimostrazione di un carattere generale (“sono tutti uguali”).
Ascoltare la radio insegna ad ascoltare.

Dovremmo ricominciare da qui, ben prima di mettere un like qualunque ad un qualche stupido post.

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2 pensieri su “Eta Beta ed il vino

    1. Ciao Matteo, io sono un buon ascoltatore della radio, soprattutto via podcast, e spesso si trovano delle chicche come questa.
      Eta Beta è una trasmissione ben fatta, e volevo proprio sottolineare la pacatezza dei toni in confronto alla televisione.
      Al di là del mio sentire comune con Porthos, il tema è stato trattato bene anche grazie alla bravura di conduttori e redazione che hanno fatto le domande giuste e ben regolato i tempi (cosa che visto l’intervistato, spesso non è proprio semplicissima…).
      Grazie per essere passato tra le Storie del Vino.

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