resizevdvLe etichette presenti a #VinidiVignaioli sono state tutte degne di nota, per varietà, per pulizia, a volte per estremismo. Sicuramente il dato comune è la bravura e la caparbietà nel proseguire lungo la strada della naturalità, studiando sempre meglio le proprie uve ed i propri terreni così da riuscire, senza utilizzare alcun tipo di aggiunta chimica, ad ottenere vini di alto livello. 

Inizio volentieri con due Vermentino 2011 di Santa Caterina, azienda ligure di Sarzana, due prodotti che derivano dalle stesse uve (ma non dallo stesso vitigno) ma lavorati in modo diverso.

Il Vermentino Colli di Luni 2011, risulta di fresca bevibilità, morbido, coerente iniziando dal colore paglierino con belle sfumature verdoline che si ritrovano sia al naso, nelle note di agrumi e rovo mediterraneo, che al palato con la sua freschezza vibrante e la morbidezza che conferisce una bevibilità arrotondata e godibilissima.

Il secondo è il cru Colli di Luni Poggi Alti 2011, dove parte del mosto viene fatto fermentare per 15 giorni sulle bucce, lasciato a maturare poi per qualche mese. Profumi e sapori più caldi, la nocciola e la mandorla sono accentuate, così come l’agrume, ed il sorso è in continuità con gli aromi di mineralità pietrosa. I profumi di muschio e, ancora, di macchia mediterranea, concordano con quel che si sente al palato, più orientato al minerale ed alla freschezza, con meno concessione alla morbidezza e maggior complessità.

resizecarpiniPassiamo poi al metodo #charmat de Cascina I Carpini, timorasso e moscato, il Chiaror sul Masso 2011. Una bollicina di buona levatura, poco trasparente e bella finezza; il profumo è tutto di pera Williams, soda e polposa, a seguire mollica di pane, banana. Asciutto, bella freschezza e gran bevibilità portano all’assaggio continuo, di piacevolezza e non di studio.

E si continua con il Brezza d’Estate 2010, timorasso in purezza, un anno in acciaio. Al naso si riconosce un agrume netto, l’ananas, delicati fiori bianchi, più lieve un senso di mineralità che è più facile ritrovare al palato, un mix di sapidità e freschezza che lasciano il palato ben equilibrato. Finale di nespola ben gradevole.

Altro banco, altri vini, il Catavela 2012 di Denavolo, quasi una prova di botte per questo blend di Malvasia di Candia aromatica, Ortrugo, Marsanne, Trebbiano. Sia al naso che al palato si sente il vino che è ancora in movimento, cangiante nell’esposizione dei profumi e sorretto sempre dalla nota acidità che caratterizza i vini di Denavolo. Sono curioso di assaggiarlo quando sarà definitivamente in bottiglia.

Il Dinavolino 2010, ancora un blend di bianchi per la bottiglia di Giulio Armani, vino certamente conosciuto e sempre più apprezzato, se proprio vogliamo definirlo possiamo inserirlo nella categoria degli #orangewine; naso pungente, quando la volatile si ammansisce si scoprono profumi di agrume dolce e di rosmarino, accompagnati da una bella mineralità. Tutto come al palato, un vino vibrante di acidità che porta con se ottima bevibilità. Leggermente tannico, grazie alla lunga macerazione sulle bucce.

Allo stesso banco, visto che Giulio è anche il loro enologo, i vini de La Stoppa, in particolare il loro Ageno 2007, strepitoso vino da malvasia di candia aromatica, ortrugo e trebbiano.

Profumi che arrivano netti e puliti al naso, albicocca, spezie, fiori bianchi, un qualcosa di resinoso, miele; ha la struttura di un rosso, i tannini delle bucce si sentono e asciugano, mitigati dalla notevole acidità che aiuta la deglutizione, in un equilibrio scioccante per quanto ben riuscito. Al finale ritornano le note di miele e di agrume, una discreta lunghezza che chiama un secondo sorso dal bicchiere. Un vino che definisco strepitoso senza alcun timore.

Per terminare, due cantine che non conoscevo.

La prima è Cantina Marco Merli, in località Casa del Diavolo in provincia di Perugia; il Tristo 2011 Bianco IGT Umbria, trebbiano in purezza ha una struttura ed una freschezza che non mi aspettavo, da un trebbiano umbro.

Aromi di nocciola, noce, crosta di pane, fiori secchi, il naso è incantevole, invita al riconoscimento olfattivo, alla ricerca di aromi nascosti.

La bevuta si annuncia fresca, ma la buona dose di sapidità conferisce una mirabile struttura a questo vino, un uso del trebbiano degno dei migliori viticoltori nazionali.

Infine la Cooperativa Voltumna, in provincia di Grosseto con tre 2010 sul banco: lo Zeno, mixresizevoltumna di sangiovese 85% e pinot noir, il Pinot Noir in purezza, il Querciolo, completamente sangiovese.

Lo Zeno ed il Querciolo, pur gradevoli alla bevuta, ben fatti e puliti, sono vini che rimangono nell’ottima media della qualità delle etichette presenti alla manifestazione.

Il Pinot Noir 2010 però è un gradino più su, rispetto agli altri due; intanto perché è un vino che non ti aspetti, lo senti che è pinot noir ma senti anche che ha una maggior gentilezza, una migliore affabilità rispetto ad un francese.

Profumi di rosa e di violetta, poca concessione alla frutta se non per una gradevole amarena, un vago profumo erbaceo; il sorso è morbido in ingresso, scoprendo poi una piacevolissima freschezza che aiuta a mantenere l’equilibrio con i tannini ancora acerbi. E’ un pinot noir mediterraneo, con questa foglia verde che riprende i migliori sangiovese, con la viola che rimanda ai più freschi bordolesi.

Da cercare ancora in giro per fiere ed eventi, e magari da andare a trovare per riascoltare l’entusiasmo di questi vignaioli cooperativi.

 

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