Chateau d'YquemChissà se le 15 bottiglie tra Chateau d’Yquem e Chateau Lafite Rothschild in possesso al collezionista Julian LeCraw Jr, fanno parte di quelle falsificate da Rudy Kurniawan nel 2008, di quelle vendute da Khaled Rouabah, o siano opera di qualcun altro che ancora deve essere scoperto. Oppure siano vere.

Fatto sta che LeCraw ha citato in giudizio per 25 milioni di dollari la Antique Wine Company, una società specializzata nella ricerca e nella vendita di vini rari antichi che glieli ha venduti.

A dire di mister LeCraw, l’azienda sarebbe non solo colpevole di avergli venduto vini falsi, ma anche di non avergli ancora pagato alcuni vini rari da lui consegnati a loro nel 2010.

Sul sito della AWC sono intanto comparsi due comunicati stampa (Uno e Due), dove vengono riportate le procedure seguite per accertarsi dell’autenticità delle bottiglie comprate. 

Per l’esattezza si tratta di una bottiglia di Chateau d’Yquem 1787, un Yquem 1847, una Mathusalem (6 litri) di Chateau Margaux 1908 e 12 bottiglie, di cui tre Magnum,di Chateau Lafite Rothschild di annate varie, dal 1784 al 1906. 

L’acquisto dello Chateau d’Yquem 1787 ebbe grande risonanza nel 2006, quando LeCraw spese ben 55.000 sterline per acquistarla dalla AWC, anche se all’epoca il nome del compratore fu mantenuto segreto.

La questione si fa abbastanza complessa, anche perché alcune bottiglie risultano ritappate e rietichettate; secondo la Antique Wine Company, le procedure di rivestitura delle bottiglie sono certificate dalla cantina dello Chateau Rothschild stesso.

Mister LeCraw lo scorso anno aveva deciso di vendere parte della sua collezione, e fece venire in cantina Frank Martell,  CEO della casa d’aste di San Francisco Heritage Auctions per una valutazione. Ad una prima occhiata, Martell espresse dei dubbi sulla autenticità delle bottiglie, così LeCraw ingaggiò Maureen Downey (@moevino), esperta in valutazione dei vini della Chai Consulting, che confermò la falsità delle bottiglie.

Soprattutto affermò che alcune etichette fossero state stampate con il computer (parliamo di bottiglie del XVIII e XIX secolo….), ed anche tappi e capsule sembravano non essere del tutto originali.

A questo punto l’avvocato di LeCraw John Sullivan, e la signora Downey partono per Bordeaux con le bottiglie, per chiedere direttamente ai produttori, o meglio ai loro eredi, cosa pensassero delle bottiglie, e sia a Chateau d’Yquem che a Chateau Lafite Rotschild si sentirono rispondere che le bottiglie erano “false, false, false!”.

Da parte sua, la AWC difende il proprio operato, negando di aver venduto bottiglie false a LeCraw, dimostrandolo con dichiarazioni dei cantinieri dei due Chateau e con le certificazioni sul cambio di tappo e di etichetta, presentando documentazione che comprova anche il passaggio di proprietà di alcune delle bottiglie.

Certo non aiuta la AWC che una delle lettere di autenticazione dell’Yquem sia stata scritta da Hardy Rodenstock, di cui ho già parlato, e che fu il protagonista dello scandalo del “Vino di Thomas Jefferson”. La AWC però nega anche questa prova, affermando che la lettera è stata compilata direttamente dalla proprietà di Chateau d’Yquem.

Il fenomeno della contraffazione delle bottiglie pregiate fa girare svariati milioni di dollari, poiché sono molti i collezionisti alla ricerca di etichette di vini, soprattutto francesi, del XVII e XVIII secolo provenienti dagli Chateau e dai Domain più rinomati. 

Oltre alla rietichettatura di bottiglie false, una delle tecniche è quella di usare una bottiglia vera riempita però da vino fasullo; il mercato delle bottiglie vuote può rendere fino a 1000 dollari a vuoto. 

Più sofisticata, anche se è una truffa one-shot, è quella di acquistare una o più bottiglie genuine, sostituirle con quelle fasulle e chiedere al venditore di riavere indietro i soldi per evitare una denuncia.

Usando dei prestanome, questo modo di procedere può far rimanere nell’anonimato e, soprattutto, essere riutilizzato almeno un altro paio di volte prima che la voce si sparga in giro.

Vi terrò informati sugli sviluppi non appena ce ne saranno; per ora la faccenda è nelle mani del giudice.

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