Il settore No-Low alcol sta diventando un settore importante del mercato vinicolo. Secondo Drink International entro il 2026 assisteremo ad un aumento del 7% nei ricavi di questo settore. Nel solo 2022 ha visto un aumento di consumi fino a 11 miliardi di $, un valore che nel 2018 era solo di 3 B$. 

La maggiore spinta è sicuramente l’aumento di consapevolezza sulla propria salute da parte dei consumatori, e migliorare la propria dieta, con cibi e bevande meno dannosi è certo il motivo principale. In volume le bevande No-alcol sono cresciute del 9% nel 2022; rappresentano il 70% dell’intero mercato, con birre e sidro che contribuiranno più di tutte. Insomma, le bevande No-alcol cresceranno più di quelle Low-alcol, secondo Susie Goldspink, responsabile del settore all’IWSR Drinks Market Analysis. I mercati più promettenti sono Germania, Spagna, USA e UK. 

Il mercato sta diventando interessante anche per le grandi cooperative vinicole, che si sono incontrate presso la sede di Caviro ad ottobre dello scorso anno, nell’ambito del Forum Mondiale delle Cooperative Vinicole 2022. A quanto pare le cooperative vogliono spingere la Comunità Europea per inserire questa categoria all’interno di denominazioni protette, se non proprio delle DOC o IGP. Le motivazioni, secondo Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale CEEV, stanno proprio nella crescita della domanda in questo settore, e se le aziende produttrici di vino non entrano nel mercato, lo potrebbero fare altre aziende proponendo prodotti non basati sul vino. 

Si prevede che il mercato No-Low alcol varrà 68,9 miliardi di dollari entro il 2030; la maggior parte di questi soldi potrebbe andare alla GDO, che come ho scritto sopra a proposito del vino sfuso, ha la possibilità di accedere a vino base non di denominazione. L’intento quindi è inserire anche le bevande No-Low alcol a base di vino nelle categorie delle denominazioni DOP e IGP. 

Foto di Giorgio Trovato su Unsplash

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