Tra le categorie di vini differenti dai soliti ci sono gli orange wine, ossia vini aranciati, e stanno pian piano conquistando mercato.
Perché orange?
Il nome è il loro colore: non giallo paglierino o giallo oro, non rosso porpora o rosso rubino, ma varie sfumature di arancione, dalla nespola alla buccia secca di arancia. Ed il loro colore riporta quasi sempre anche agli aromi.
Fino a qualche anno fa si trovavano solo nelle degustazioni di vini naturali o in ristoranti di nicchia. Oggi si trovano molto più facilmente, conquistando anche adepti su Tik Tok e su Instagram. Questo vuol dire che dietro inizia ad esserci una strategia di marketing di un certo tipo, e quindi qualcuno che investe soldi. C’è anche tutta una storia dietro al nome orange wine, c’entrano gli australiani e ve ne parlo alla fine del post.
Quando si parla di orange wine, o bianchi macerati, intendiamo vini prodotti con uve a bacca bianca e vinificate come vini rossi. Quindi il mosto passa un periodo di macerazione a contatto con le bucce con una durata che varia da qualche giorno a diversi mesi. Questo permette ai vini di acquisire tannini, polifenoli e sostanze aromatiche che li rendono diversi sia dai bianchi sia dai rossi. Per la fermentazione sono usati solo lieviti spontanei, indigeni, quindi niente lieviti aggiunti, e per questo sono associati alle pratiche naturali o addirittura biodinamiche. Di certo è alta l’attenzione alla pulizia delle uve e alla loro sanità.
Degustazione dei vini macerati
Quando assaggiate un orange wine lo troverete tannico, non come un vino rosso ma sicuramente ne sentirete gli effetti nel cavo orale. A volte possono essere piuttosto astringenti, dipende da quanto tempo il vino è stato a contatto con le bucce. Questo li rende particolarmente adatti ad essere abbinati con formaggi stagionati e insaccati molto grassi, o con i piatti della tradizione asiatica. Degli abbinamenti parlo alla fine dell’episodio ma se non ne avete mai bevuti vi consiglio di farlo, magari in compagnia di chi già li ha assaggiati. La prima volta che li bevete vi lasciano infatti un po’ spiazzati.
Cosa più importante, i dati di vendita indicano un aumento di oltre il 60%, e le ricerche di orange wine sui marketplace sono aumentate dell’80%. I giovani sono sempre alla ricerca di novità, hanno scoperto gli orange wine e qualche wine bar li offre già come vino dissetante per l’estate in arrivo. Qualcuno si sta ponendo il problema che il nome Orange Wine potrebbe far pensare a un succo d’arancia, invece che un vino di color aranciato. Io capisco solo che viviamo in un secolo dove nessuno sembra più capire le parole ed il contesto.
Origine dei vini orange
L’origine degli Orange wine va ricercata nell’attuale Georgia, il punto d’ingresso del vino in Europa. Il vino più antico è stato ritrovato in una grotta vicino Tblisi, la capitale della Georgia, un vino di più o meno 8000 anni fa, ne ho parlato nell’episodio sui vini antichi un paio di settimane fa, I vasi in cui fu ritrovato questo vino antico, o meglio i suoi resti, si chiamano Kvevri, sono anfore di argilla, come quelli che si usano spesso anche oggi. Era il normale modo di fare il vino bianco, quello di mantenerlo a contatto con le bucce, a volte anche con gli stessi raspi. Probabilmente è stata proprio la Georgia, o la regione che oggi è la Georgia, ad essere la culla del vino, visto che le cantine ritrovate nel vicino oriente e nel sud del mediterraneo sono più giovani.
I primi vini macerati di un certo successo qui in Italia sono stati i vini friulani, forse dieci anni fa ancora troppo estremi e ultimamente molto più vicini al nostro gusto, così come alcuni vini dell’Emilia.
Ricordo il primo anno in cui vennero un certo numero di viticoltori georgiani a ViniVeri, l’evento dei vini naturali che si tiene a Cerea, ed erano a volte davvero molto spinti, non adatti a essere bevuti da soli ma sicuramente ottimi abbinati con i piatti giusti.
Questa dei vini macerati è una tradizione contadina antica, di prima che venissero costruiti i macchinari per eliminare immediatamente le bucce. Anche in Friuli, Emilia, Veneto e Liguria vengono ancora prodotti vini bianchi macerati sulle bucce.
In Italia la regione che è più vicina ai vini orange è sicuramente il Friuli Venezia Giulia, in particolare nel territorio di Oslavia, in provincia di Gorizia, nelle immediate vicinanze della Slovenia. Sono vini di confine, pieni di mescolanze, di contaminazioni buone, di tradizioni che vengono modificate e migliorate per essere tramandate. Alla fine degli anni novanta ci fu una vera e propria rivoluzione che ha ripreso le tradizioni ma con una maggior attenzione di tutto il ciclo produttivo.
Gravner e Radikon, pionieri della macerazione
Se devo fare un nome, allora sicuramente è di Josko Gravner la “folgorazione” sui vini macerati, il ritorno a questo modo antico di fare il vino usando le conoscenze moderne.
Gravner iniziò a sperimentare la vinificazione nelle anfore georgiane nel 1997 e le prime bottiglie uscirono in commercio nel 2001. Nella vinificazione della ribolla gialla usava anche i raspi, rimanendo sulle bucce per circa sei mesi, e poi veniva trasferito in grandi botti di Slavonia per essere invecchiato diversi anni.
Altro nome importante è quello di Stanko Radikon, che scelse invece di usare tini di rovere aperti per la fermentazione, senza i raspi. Tre mesi di macerazione, nessuna aggiunta di solfiti, un affinamento di tre anni in botte grande e altri due in bottiglia.
La zona del collio goriziano e del carso triestino sono diventati davvero la culla dei vini macerati in italia. Anche in Emilia c’è una buona produzione di vini macerati, anche qui riprendendo una tradizione tipica di questi luoghi, con vini perfetti in abbinamento ai tipici cibi della regione, un po’ grassi, come la coppa o il culatello, e con le zuppe di legumi.
Servizio e degustazione
Proprio perché contengono i tannini, non vanno serviti freddi, quindi non teneteli in frigorifero o nella parte alta della cantinetta. Un altro consiglio è di lasciarli respirare un po’ prima di berli, si stappa la bottiglia e si lascia così aperta, magari versando un bicchiere per abbassare il livello. Una mezz’oretta basta, non è necessario di più, ma comunque proprio perché hanno un corpo molto strutturato sono adatti ad essere invecchiati per qualche anno, dipende da quanto è stata lunga la macerazione sulle bucce.
Se avete intenzione di tenerli per qualche tempo nella vostra cantina, meglio tenere le bottiglie in posizione verticale, anziché sdraiate, perché in genere gli orange wine non vengono filtrati, quindi mantengono lieviti e fecce nella bottiglia, e tenere la bottiglia verticale aiuta a far depositare in fondo le fecce.
Praticamente ogni tipologia di uve bianche può essere usata per produrre vini macerati, in Slovenia, Friuli e Austria si usano chardonnay e sauvignon blanc, il pinot grigio quando viene vinificato con il contatto con le bucce dà luogo a quello che si chiama Ramato, dal colore che prende. In emilia la Malvasia di Candia, la Vitovska ovviamente in Slovenia e italia del nord est, come la ribolla gialla, o Rebula.
Abbinamenti
Parliamo degli abbinamenti. Gli orange wine a tavola hanno grandi possibilità, grazie agli aromi, la fragranza, il sapore intenso, persistente. Possono essere abbinati ad un gran numero di piatti, di cibi e di preparazioni. E visto che sono così ampi di gusto e aromi, è anche più facile sbagliare gli abbinamenti, è necessaria un po’ più di attenzione. Ad esempio con il pesce, i vini macerati sono molto adatti specialmente con quelli di lago, più grassi rispetto a quelli di fiume o di mare. Si adattano molto bene con il pesce crudo, come nella cucina giapponese, e naturalmente a carne e selvaggina ma a differenza degli accostamenti tipici dei vini rossi, gli Orange Wines si rivelano ideali se la carne è aromatica e speziata, ad esempio carne di agnello o capretto insaporite con spezie fragranti.
Vini eclettici
Se sono stati ottenuti da macerazione prolungata allora si possono provare con formaggi erborinati o di media stagionatura. Passando ad altro, possiamo andare dalla parmigiana di melanzane alle verdure in tempura, e questo ventaglio di abbinamenti dipende dal tipo di uve usate, dal tempo di macerazione, dall’invecchiamento. Possono essere adatti con i piatti marocchini speziati di cumino o il curry indiano. Prima di lanciarsi in qualche abbinamento spericolato, sempre meglio fare qualche prova. Se non avete esperienza con questi vini, iniziate da vini macerati più semplici per prendere confidenza con il loro gusto e il loro aroma.
Trovare gli abbinamenti giusti insomma non è semplicissimo, soprattutto con i macerati più estremi, come sono quelli georgiani. Come mi disse anni fa un produttore sloveno, alla fine io i vini devo venderli, quindi devo fare un vino che piaccia anche agli altri, non solo a me stesso. Per questo motivo adesso è più semplice trovare vini macerati più semplici. E naturalmente, i cibi, gli alimenti, le preparazioni, sono diverse rispetto a quelli di 8000 anni fa, e dunque anche i vini dovrebbero esserlo.
Forse è proprio per questo che gli orange wine stanno accelerando la loro diffusione.
Mercato in crescita
Nel 2022 il mercato degli orange wine valeva poco più di 40 milioni di dollari, con una previsione di crescita del 5%. Rispetto ai valori miliardari del mercato globale di tutto il vino è davvero poco, ma è interessante proprio la previsione di crescita, piuttosto alta. Mostra quindi che non è solo un fenomeno di nicchia e che i vini orange iniziano ad essere interessanti soprattutto per la quasi naturale capacità di abbinamento con i piatti asiatici.
I vini orange hanno un bel colore, cosa che per gli aperitivi è sicuramente gradita, ed un sapore del tutto diverso dai soliti vini. Anche la parte visuale dunque va nella direzione della voglia di trovare novità nei drink. Inoltre non sarebbe necessario mixare vini orange e succhi di frutta, perché il sapore e l’aroma di un orange wine è già inconfondibile di per se.
Orange is the new Prosecco?
L’estate che si sta avvicinando sarà un buon momento per verificare queste tendenze. Sarà il nuovo vino di quest’anno? Lo spritz rischia di vedersi detronizzato?
Qualche barman o qualche wine bar famoso e alla moda spingerà il trend degli orange wine, lo vedremo. A proposito, anni fa gli Australiani chiesero di non chiamarli Orange wine, perché Orange è il nome di una città australiana nel Nuovo Galles del Sud. La città ovviamente non si chiama così perché è arancione, ma perché così la ribattezzò nel 1829 il maggiore thomas Mitchell, in onore del principe francese guglielmo di Orange, che aveva combattuto con lui in Spagna. E Orange era appunto il nome del principato, costituito nel 1100 da Federico Barbarossa, principato che si trovava nel sud della Francia.
Foto di Nadya Filatova su Unsplash