Fortezza di Montalcino

Progress Report

Facciamo il punto, dopo aver ripassato (riassaggiato) a sufficienza.

Verso l’Annata ho provato immediata simpatia per il frastuono sollevato dalla discordanza di voci critiche.

Con la Riserva mi sono trovato combattuto tra imbarazzo e dubbio. Non mi ha conquistato: per l’arrischiato tentativo, esperito a colpi di doghe e tostature, di ispessire vini altrimenti simili a quelli d’annata o addirittura magri.

Risultato: spessore preso a forza e a detrimento del frutto, della sua migliore freschezza e fragranza, dello slancio, della grana dei tannini e del loro riflesso gustativo. Fedeli esecuzioni di Riserva di Brunello according to the book. Poco di più e poche eccezioni. 

L’Annata: nelle espressioni migliori la struttura snella, a volte persino astenica, si traduce in agilità e slancio, franchezza e immediatezza di frutto. I tannini sono ora terrosi, ora setosi ma abbastanza maturi e non arcigni. Freschezza ed energia non solo aggradano ma in più d’un caso alimentano speranze di buone evoluzioni nel tempo. Insomma, un’annata di vini che all’occasione appagano per accoglienza e leggibilità, salvandoci tanto dagli impacci interpretativi delle presunte grandi annate, quanto dalle lingue urenti e pesanti di quelle tutte calore e potenza.    

 

ROSSO DI MONTALCINO 2011

Il Paradiso di Manfredi. I- Degustazione presso l’azienda, note già pubblicate su Intravino: i profumi suggeriscono dolcezza ma è apparente: è la polpa del frutto rosso e degli agrumi maturi, la sua acidità è poco sotto. Le si affiancano tratti polverosi e terrosi, rovo e humus. La freschezza si libera al sorso e lo slancia, sa di piccoli frutti, basilico, sciroppo di menta, si fonde a ruggine e salgemma. Equilibrio dinamico, il passo è deciso e regolare. Cadenza bella, spigliata, persistenza ben oltre l’ordinario per un Rosso. II – Degustazione al Chiostro, note già pubblicate su Intravino: naso di frutta rossa per fragranza e sensazione acidula, per la dolcezza accennata. Bocca diritta, integra, fresca, lascia le dolcezze in filigrana. Molto sapido, ferroso, continuo nella progressione. Sensazioni finali nitide e di buona durata. III – Degustazione giugno 2013: frutto rosso sempre più definito e fresco. La stanchezza che veniva contestata a questo come al Brunello 2008 non è più percepibile. Bocca dritta, buona, che allude a dolcezze e le rimanda alle sensazioni finali, in un riflesso lontano. Molto salato e ferroso.

Il Poggione. Fa il suo lavoro: aromi di frutto e terra all’olfatto, acidità liquescente di ciliegia e ribes al gusto, progressione concisa ma senza farragini, intoppi o scadimenti. Concreto e affidabile. Voglio sperare: anche poco caro.

L’Aietta. Non gli migliorerà forse la vita, ma un elogio è dovuto a Francesco Mulinari: pochissime bottiglie e ben fatte (1900 di Rosso, 2000 di Brunello e 300 di Brunello Riserva, una testimonianza) per una versione rustica e terragna. Attenzione: non è rozzezza, né improntitudine. Tutt’altro: fedeltà e cuore da incoraggiare, senza riserva. Questo vino è country blues, chitarra acustica e armonica. Il Brunello aggiunge forse un pedale memorabile, un wah-wah. Produzione minima e di buon livello qualitativo. Qui frutto rosso e scuro maturi, curry rosso, rosmarino, mela granata, rosa canina e acerola.

Lambardi. Un cognome storico da un lieu dit storico (Canalicchio di Sotto). Produzione piccolissima (10.000 bottiglie tra Rosso e Brunello) e di buona levatura. Il Rosso è energia e intensità, spiccano la freschezza del frutto e lo sfondo di bosco e cenere. Sorso di grande freschezza, slanciato, che si apre su puntuali ritorni fruttati e vira su sale e ferro. Tannini inconsueti per un rosso: duri, ma non frenano la progressione, né invadono le sensazioni finali.

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