L’evento Bererosa 2019 dedicato ai vini rosati è stato organizzato dalla rivista Cucina&Vini per l’ottavo anno consecutivo a Palazzo Brancaccio a Roma il 2 luglio. Le sale sono a temperatura giusta nonostante il caldo esterno di queste giornate. I vini tutti alla giusta temperatura, grazie all’attenzione del personale di sala e dei sommelier dietro ai banchi d’assaggio.
All’ingresso le operazioni di accredito sono veloci, consegna del calice e tracollina benvenuta. Il calice in realtà era un bicchiere dalla forma un po’ strana, poi sostituito velocemente a causa di un disguido tecnico nelle consegne. Può accadere, niente di grave.
Dentro alla struttura, all’ingresso le bollicine più pregiate, Ferrari ad esempio, e poi le sale con le regioni presenti; alle 17 ancora non c’è molta gente, ma appena il sole inizia a calare i saloni si riempiono, e nel giardino più sotto le poltroncine sono tutte già occupate. Assaggi di piatti di prosciutto San Daniele, maritozzi romani farciti con verdure grigliate, alici ed altre prelibatezze estive. Adatti ad ogni vino rosato.
Il futuro è rosa sapido
Per quel che riguarda i vini, il discorso è piuttosto complesso. Generalmente ho trovato vini rosati adatti a tutto pasto, quindi niente facili aperitivi o happy hour; i rosé fermi erano la maggioranza, anche se qualche bollicina gradevole c’era. Tutti molto freschi di temperatura, cosa che se da un lato rendeva gradevole ogni bevuta, dall’altra frenava una degustazione più tecnica.
Mi sono diciamo stupito nel trovare vitigni usati per la vinificazione in rosato, come barbera, nebbiolo o Montepulciano d’Abruzzo. Alcuni blend mi hanno lasciato perplesso, come un dolcetto-barbera-sangiovese del Piemonte.

La nota uguale per tutti i vini assaggiati è la sapidità: minerali va bene, ma il sale era una costante di ogni vino rosato; è la nuova tendenza del mercato, e questo provoca una poco gradevole uniformità nei vini. Rosé, bollicine, sapidità, mineralità. Volendo le note di degustazione potrei finirle qui.
Alcune realtà cercano di introdurre qualcosa di nuovo, come il Cerasuolo d’Abruzzo della cooperativa Vin.Co che finalmente presenta un colore rosato profondo; mi stavo stancando di rosati pallidi nel bicchiere, a dire il vero.
In alcuni rosati il tannino era più accentuato che in altri, come i rosé prodotti da Nebbiolo, e questa è stata una gradevole differenza, anche in vista di possibili abbinamenti. Di un altro vino rosato a base Nebbiolo ho già parlato, sebbene di altro livello, e potete trovare la recensione qui.
Un paio di spumanti assaggiati erano prodotti con non meglio precisate ‘uve a bacca rossa da disciplinare’, dicitura che lascia molto a desiderare. E trovare un rosato del nord fatto con un blend di sangiovese, direi che anche no, grazie.
Vino rosato e pizza, dappertutto
Se lasciamo da parte queste caratteristiche i vini erano tecnicamente ben fatti, nessuno con difetti o note amare. Molto orientati al gusto del consumatore americano o del Millennial che vuole una bevuta estiva senza appesantirsi.
Per gli abbinamenti, praticamente tutti consigliavano la pizza, come se in estate si mangiasse solo quella; dunque, rosé e pizza sono il must di quest’estate 2019.
Capisco il mercato, il consumatore chiede e l’azienda risponde, però se pur nei vini fermi si trovava qualche differenza dovuta più al tempo passato sulle bucce che alle tipicità dei vitigni, le bollicine erano tutte gradevoli ma tutte fondamentalmente identiche.
Il mercato dei vini rosati sta diventando importante, sdoganati gli anni in cui il rosé era considerato un vino di seconda o terza fascia, oggi acquista una nuova giovinezza. Il consumatore americano, svedese e australiano sono molto orientati a questa tipologia, c’è molta richiesta e apprezzamento. I cambiamenti climatici inoltre favoriscono le produzioni di rosé a latitudini fino a qualche anno fa impensabili, aumentando così il numero di produttori che si lanciano nel rosato.
Spero solamente che, una volta che il mercato si sia assestato, le aziende vinicole comincino a produrre qualche rosato più tipico, lasciando da parte improbabili uvaggi e dedicandosi di più alle particolarità del proprio territorio.