Il Paleo Rosso 2004 Le Macchiole, IGT Toscana, è un vino che, con la dovuta attenzione, fa comparire davanti agli occhi mentre lo si beve tutti gli attori che hanno contribuito alla sua produzione.

Iniziamo dal vitigno, Cabernet Franc in purezza. La zona di Bolgheri ha voluto differenziarsi dalla più famosa Chianti sperimentando particolarmente i vitigni bordolesi, come Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot, ma il Paleo è stato il primo ad essere prodotto con Cabernet Franc al 100%.

Il territorio dove sorgono i vitigni che danno origine a questo vino è composto per lo più di argilla e terriccio a impasto medio, ed una tessitura, o scheletro, di origine alluvionale, e con molti frammenti calcarei. L’argilla quindi dona elasticità e profondità al terreno, rendendolo inoltre permeabile all’acqua che così rimane disponibile nei periodi caldi, mentre lo scheletro del terreno fornisce la giusta miscela di sali minerali che si ritroveranno nei profumi e nel gusto del vino.

Il Cabernet Franc è uno dei vitigni internazionali, ossia presenti praticamente in ogni zona vinicola del mondo, come in Cile ed in Argentina, oltre naturalmente alla Francia ed all’Italia. Alcuni studiosi del mondo enologico affermano, in realtà, che la maggior parte di Cabernet Franc coltivato in Italia sia in realtà Carmenere, un vitigno che in Francia è praicamente estinto in favore del Merlot.

Come sia, il Cabernet Franc ha la sua zona di elezione nella regione di Libourne, all’incrocio con la Dordogna e l’Isle, insieme a Cabernet Sauvignon, Malbec e soprattutto dove nascono i famosi Merlot di Pomerol e St.Emilion.

La zona è praticamente circondata dall’acqua: l’Oceano, la Garonna e la Dordogna per citare i principali, e questo consente di avere dei naturali regolatori del clima nella regione. Infatti l’acqua è un buon radiatore termico, che accumula il calore di giorno e lo restituisce di notte, situazione ideale per la coltivazione della vite. Le foreste limitrofe spengono in parte i venti freddi provenienti da nord. Il suolo ed il sottosuolo non sono particolarmente ricchi, essendo composti per lo più da ghiaia e argilla proveniente dalle paludi formate dai corsi d’acqua. La povertà del terreno costringe la vite a cercare in profondità il nutrimento, a tutto vantaggio degli acini rispetto allo sviluppo delle foglie. La natura degli acini prodotti consente ai vini prodotti in questa regione di essere invecchiati per lungo tempo, ed è anzi preferibile bere un buon Bordeaux già di 5-7 anni, per dar modo ai tannini naturali di evolversi e diventare morbidi e rotondi.

Il Cabernet Franc produce un vino di colore decisamente rosso rubino, a volte con riflessi violacei, ed un profumo erbaceo con un fondo fruttato.

Al gusto è secco e strutturato, e fa sentire le stesse note erbacee già sentite al naso. Queste caratteristiche lo rendono estremamente adatto all’uvaggio con Cabernet Sauvignon e Merlot, che proprio per questo si chiama uvaggio bordolese.

La zona di Bolgheri, da dove eravamo partiti all’inizio di questo articolo, presenta caratteristiche climatiche e del suolo simili a quelle illustrate fino ad ora. Certo, il mar Mediterraneo non è l’Oceano, e grandi fiumi come nei dintorni di Bordeaux non ci sono.

Il clima è però piuttosto simile, temperato, adatto alla vite, ed il sottosuolo ha una composizione che ricorda molto quella dei terreni di Pomerol e di Fronsac. Questo ha portato Luca d’Attoma, l’enologo di Le Macchiole, a sperimentare il Cabernet Franc in questo territorio ponendo, come ogni enologo che voglia creare un vino rispettoso del territorio dove nasce, molta attenzione ai metodi di allevamento della vite introducendo il doppio guyot e le potature corte, diradando le uve per avere una produzione di non più di un kilogrammo di uva per pianta, curando ogni particolare della produzione.

Il Paleo Rosso 2004 è stato bevuto in questi giorni, e quindi dopo cinque anni dalla vendemmia, che normalmente in queste zone avviene tra la prima e la terza settimana di settembre; ovviamente il momento idoneo dipende fortemente dall’andamento dell’annata e dal clima presente durante il periodo della vendemmia. Dopo la vinificazione con fermentazione in presenza delle sue bucce per circa venti giorni viene filtrato ed infine travasato dai tini di fermentazione in barrique nuove per 14/16 mesi; un 10% del vino viene messo in barrique che sono la metà di quelle classiche, ossia da 112 litri.

Durante questo periodo avviene la fermentazione malolattica, che conferisce al vino una struttura più morbida. Il tappo della bottiglia non dimostrava alcun odore di muffa, garantendoci così da spiacevoli odori nel vino. Versando il vino nel bicchiere, si notano immediatamente la sua fluidità ed il suo colore, un rubino molto profondo con una unghiatura violacea.

Il profumo ricorda immediatamente la macchia mediterranea, in particolare il rosmarino, e poi la mora ed il ribes. I profumi tipici del vitigno vengono poi raggiunti dai più tenui profumi dovuti all’affinamento in legno, ricordando subito il caffè, il tè verde, ed il ribes. Se continuiamo ad assaporare il bouchet di questo vino, ci accorgiamo anche di un sentore di liquirizia e cioccolata alle nocciole.

Al gusto è secco, caldo grazie ai suoi 14° alcolici, morbido, non eccessivamente sapido ed abbastanza fresco per la sua normale acidità. In bocca i tannini sono morbidi e fitti, un gusto finale persistente che riprende le note balsamiche riscontrate nel finale. Riprendendo le tipicità bordolesi, possiamo abbinare questo vino con una faraona o un arrosto di manzo, tipici piatti toscani. Ma è da provare, come abbiamo fatto noi, con una noce di cervo in salsa di tartufi e cipolla bagnata con un brodo di manzo a cui era stato aggiunto del madera. Non volendo andare su piatti complicati, le carni rosse si sposano benissimo con questo vino, così come formaggi

E visto che siamo vicini a Pasqua, l’agnello riceverà un ottimo abbinamento con il Paleo Rosso 2004.

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