1632010124447aL’Italia è un paese di avvocati, oltre che di ministri dell’economia, e questo probabilmente spiega sia il numero di partiti che, in vista delle elezioni, si va formando, che il numero di querele per diffamazione a causa di articoli messi in rete.

Proprio ieri, a legger in giro, pare che basti un RT, un retweet, di un post scomodo per beccarsi una denuncia.

Questo per fortuna non è vero, almeno ancora, e la storia completa la potete leggere qui. Certo è che sia il giornalista famoso che l’avvocato non ci fanno una bella figura, a mio parere. Il primo perché non ha verificato la notizia ed ha voluto calcare la mano, il secondo perché avrebbe potuto evitarsi la denuncia e sputtanare in rete l’autore del RT e del commento. 

Negli USA, dove blog e social vengono usati da molto più tempo, le cose vanno in modo differente, e si può assistere a scambi di post, o di tweet, anche piuttosto duri su argomenti delicati.

Prendiamo ad esempio il caso della giornalista canadese Natalie MacLean,  ultimamente sotto accusa da vari suoi colleghi per aver se non proprio copiato truffaldinamente, riportato commenti altrui sui vini recensiti senza evidenziarne l’autore ed il link.

La polemica sta andando avanti da un po’, con W. Blake Grey tra i principali wineblogger ad accusare la canadese su The Gray Report, ed altri invece a difenderla, come Steve Heimhoff. Su 1winedude trovate ottime considerazioni sulla vicenda.

Ora, Natalie MacLean, dal canto suo, si difende dal suo sito, affermando di non aver certo copiato le recensioni dei colleghi né, altra accusa, di pretendere che le aziende recensite si iscrivano (a pagamento) alla sua newsletter periodica.

La polemica, sui siti americani, non è nuova e già altre volte sono accaduti fatti di questo tipo. Nessuna querela, nessuna denuncia, solo una serie di post sparsi sui vari siti, toni duri ma sempre politically correct; saranno poi le visite quotidiane e gli accessi al sito a dimostrare se la credibilità del blogger sia stata o meno intaccata.

In Italia invece è necessario stare molto attenti a come si scrive sui blog, vino o altro che sia l’argomento; sicuramente se un blogger stronca un vino, o comunque ne fa una recensione negativa, è facile aspettarsi quanto meno una lettera raccomandata dallo studio legale, piuttosto che una replica nei commenti o per posta elettronica.

Le aziende italiane devono ancora farne, di strada, prima di riuscire a governare pienamente gli strumenti della Rete, e chi si occupa di comunicazione aziendale dovrebbe ascoltare i movimenti del web, più che scrivere dei propri prodotti.

Lasciate che siano i vostri clienti a scrivere di voi, e rispondete attentamente ad ogni critica sensata; acquisterete autorevolezza e riuscirete a dare ai vostri clienti una sensazione di non parlare con una azienda, ma con delle persone.

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