SmartCity_resNon ho abbandonato il blog, per fortuna il buon Emanuele mi fa il regalo delle sue note a Benvenuto Brunello 2013 (la prossima la leggerete domani, poi un’altra venerdì), così almeno un paio di post a settimana ci sono sempre. Se vi va di leggerli, naturalmente, ma le note di Emanuele sono da collezionare. Qui di fianco c’è il link a Benvenuto Brunello 2013, così gli articoli potete averli sempre a portata di click.

Sono impegnato in un paio di cose che con il vino non sono per niente collegate, roba di computer.

Sto studiando il moderno urbanesimo, Tactical Urbanism, Open Data, Smart City. Bene, se per qualcuno di voi è arabo, basta seguire i link che vi ho messo. Non vi spiegheranno un granché, però sono interessanti.

Il mondo del vino è, per propria natura, conservatore. 

Le aziende moderne non possono ostentare troppo la propria modernità, perché altrimenti perderebbero l’attaccamento al territorio, cosa già perduta negli anni ’80 ma che ben si guardano di ammettere. 

Le aziende più tradizionali sono costituite spesso dai componenti di una famiglia, tre o quattro persone al massimo, e con tutto quel che hanno da fare non riescono a tenere il passo della moderna comunicazione, delle applicazioni per smartphone, dei metodi di pagamento innovativi. 

Il senso è: faccio il vino, trovo il distributore, lo vendo. 

Tutte cose che richiedono impegno, se si vuole fare un buon vino. Poi ci sono le fiere, le riunioni al consorzio, la partecipazione a degustazioni guidate. 

Roba che con la tecnologia non c’entra proprio un bel niente.

Però, mi sono chiesto, non è normale che un prodotto che viene usato e venduto in tutto il mondo sia ancora così indietro nel campo delle nuove tecnologie. Qualche produttore risponde a stento persino alla posta elettronica, ok?

In alcune fiere enologiche si può acquistare il vino utilizzando i QR-code, pare una innovazione ma non lo è poi così tanto. E mi piacerebbe avere dei dati sul suo utilizzo.

Il problema non è naturalmente dei produttori di vino, vignaioli naturali o moderni industriali che siano. E’ che noi, che insieme alla Francia siamo i maggiori produttori mondiali di vino, siamo arretrati nelle nuove tecnologie anche negli altri campi, dal controllo del traffico alla programmazione delle corse dei mezzi pubblici, dall’utilizzo degli spazi cittadini alla raccolta differenziata dei rifiuti.

Studiando quelle cose che vi ho detto lì sopra, l’argomento generale è la Smart City, mi rendo conto sempre di più che da questa parte delle Alpi abbiamo un grosso problema di diffusione di tecnologia; non solo, ci hanno indirizzato verso una visione a-tecnologica della città e della vita in generale. La tecnologia è il male, gira brutta gente qui dentro.

Già, invece fuori, te li raccomando tutti…

Certo questo è un aspetto dell’arretratezza in cui ci troviamo, del percorso discendente che stiamo allegramente seguendo da circa 30 anni, con una forte accelerazione negli ultimi quindici.

Però, l’argomento mi è sempre piaciuto, sono moderatamente tecnologico, per quanto può esserlo uno che ha passato il mezzo secolo; leggo i libri sul mio tablet, mi tengo informato con il reader di feed, sono in contatto con amici e conoscenti via Foursquare e via Twitter. Facebook lo lascio giusto per condividere qualche link, manualmente o in modo automatico. Ho uno smartphone che supporta la tecnologia NFC, ma in Italia sono rari gli esercizi commerciali che la usano. Cose che fanno altri milioni di persone in Italia. 

Ok, ma su un blog che si intitola Storie del Vino, tutto questo come si combina?

Ecco, questa è una di quelle domande che, fortunatamente, mi danno da pensare.

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