Tra i molti sangiovese di Romagna di buona qualità degustati  a Sangiovese Purosangue direi il Rhod 2011 di Terre di Macerato, acciaio, buon equilibrio e naso fresco di piccoli frutti rossi, fresco ed in equilibrio nei tannini.

Di Torre S. Martino  ottima fattura per il Vigna 1922 SANMARTINO2008, aromi di prugna e mora ben identificabili, a tratti erbaceo, sentori di terra ed un lieve cacao.

Tannini che paiono ancora spigolosi, sebbene la freschezza tipica lo avvicini molto all’equilibrio.

A Sangiovese Purosangue non poteva mancare Marta Valpiani; mi faccio versare da Elisa il Marta Valpiani Rosso 2012, che non ero riuscito ad assaggiare a Piacenza.   Presenta non solo pulizia dei profumi ma anche la necessaria freschezza che lo rende bevibile quasi con ogni piatto; una Marta Valpianiseconda analisi olfattiva rivela gradevoli profumi di erba fresca.

Allo stesso banco assaggio anche l’Assiolo 2011 di Costa Archi, naso interessante con profumi di fiori recisi, frutta e terra umida; spalla acida importante ma non abbastanza per tenere i tannini che sono, ancora, troppo scomposti. E’ caratteristica di giovinezza di questo vino, che con altri 12 mesi in bottiglia avrà sicuramente più equilibrio.

Da Predappio trovo e conosco Casetto dei Mandorli, il Tre Rocche 2012 ha buonePredappio potenzialità di affinamento, non lunghissime ma sicuramente reggerà un altro paio di anni; profumi di fiori rossi, di ribes e di piccoli lamponi freschi, possiede la solita e gradevole freschezza, morbidezza appena accennata ed una mineralità a sorpresa che lo fanno di certo ricordare. Merito delle cave di zolfo ai piedi della collina.

CALAMAIOAl di qua degli Appennini, in provincia di Lucca per l’esattezza, grazie ad un tweet di Massimiliano Montes ho scoperto l’azienda agricola Il Calamaio.

Il primo è il Poiana, sangiovese proveniente da tre vitigni differenti, lavorati e vinificati in maniera separata ed infine assemblati per cercare il giusto equilibrio; la maggior parte affina in acciaio, il vino del vigneto migliore dell’annata ha il privilegio di terminare l’affinamento in barriques di terzo passaggio. Dopo 8 mesi viene imbottigliato.

Rispetto ad altri vini assaggiati ha dalla sua parte non solo la freschezza, ma anche una certa morbidezza che aiuta a stemperare il tannino, dando vita ad un vino tendente sicuramente all’equilibrio. Non ha, e non vuole avere, doti di lunghi affinamenti in bottiglia, è piacevole da bere adesso accompagnando carni bianche in salsa di pomodoro.

Il secondo è l’Antenato 2011, da uve di 50 anni di vitigni autoctoni della provincia di Lucca, come il buonamico, il mazzese e, naturalmente, il colorino; niente legno, solo acciaio per 10 mesi ed altri 4 in bottiglia.

Al naso si presenta con i frutti di bosco, pepe nero, alloro; netti e puliti i profumi. La morbidezza è sicuramente una caratteristica di questo vino, così come la tannicità forse ancora da addomesticare; dalla sua ha una buona acidità che riesce a reggere bene le sensazioni gustative, donando anche una certa lunghezza.

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