monborg1Questo post è semplicemente una introduzione a quello di domani, dove Emanuele Giannone espliciterà (espliciterà: avrò usato ‘sta parola un paio di volte in vita mia, sto quasi cominciando a parlare come lui…) e condivide le sue considerazioni sulla degustazione di Montalcino e Borgogna a Navelli durante Naturale 2013.
Il titolo del post lo capirete domani, forse,  ma a scanso di equivoci lo spiego.

Conoscete tutti la teoria dei Sei Gradi di Separazione, secondo cui puoi raggiungere ogni persona al mondo con soli sei contatti (o amici, se proprio vi piace facebook): la teoria del Mio Cuggino, insomma, o anche della Cognata: mia cognata conosce uno che ha un fratello che la moglie andava a scuola con un ragazzo che ora fa il vigile e che ha fatto la multa al sindaco. Ergo, io conosco il sindaco.
Qui invece abbiamo Sei gradi di Aggregazione, un percorso ideale che da un Rosso di Montalcino 2009 di Le Chiuse ci conduce al Pommard 1er cru 2010 di Domaine Lejeune,  accomunando insieme sei vini, la Borgogna, Montalcino e l’Abruzzo.
Ora, io qui la definisco degustazione ma in effetti è stato un ascolto, in puro stile Naturale 2013.
Giampaolo Gravina si è dovuto limitare a poche etichette e poche parole: i territori contenuti nelle sei bottiglie potrebbero

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Giampaolo Gravina racconta, Emanuele Giannone siede e presiede

da soli riempire giorni di ascolto e di assaggi.
La leggerezza invece è stato il tratto distintivo dell’incontro, con i tempi e l’ordine ben scanditi da Emanuele, altro gran conoscitore dei territori ilcinesi.
Basti dire che tra le sei etichette spiccava il già citato Rosso di Montalcino 2009; in genere quando si parla di Montalcino e di Borgogna si tende a ricercare quei vini che abbiano gran nome, grandi annate, quel che si dice un blasone.

Solo qui a Navelli potevamo trovare un Rosso a far da alfiere ai più nobili Brunello o addirittura a Chambolle-Musigny, ad esempio. Ed è stata una apertura estremamente gradevole, ha aperto le danze, ha sbloccato l’uditorio, ha preparato le papille.
Durante gli assaggi nessuna elencazione di riconoscimenti olfattivi o sensazioni gustative, accenni veloci e precisi sulla posizione dei vigneti e qualche racconto di viaggio di Giampaolo, ancora condito con sottolineature di Emanuele.
Un modo di parlare di vino adatto al colto pubblico e all’inclita guarnigione (eh, che robetta che vi metto…), con spunti più interessanti come quello sui lieviti naturali normalmente usati in Borgogna (scusa FMR, scusa Cotarella). Appunto, cose che dovrebbero essere ormai note a tutti….
Temperatura bassa nella sala, ma i vini non ne risentivano: Montalcino e Borgogna sono abituati a temperature non altissime, e la struttura  artistica dei tannini di queste sei etichette regge benissimo anche un paio di gradi in meno rispetto alle temperature da manuale.

logo_passione_borgogna_smallAll’esterno della sala un banchetto con sopra alcune copie di “Vini e Terre di Borgogna, in viaggio attraverso la Cote d’Or“, Artevino editore, il libro di cui Giampaolo, insieme a Camillo Favaro, è coautore.
Va ascritto a favore del succitato (ancora una parola difficile: mi fa male stare troppo appresso a ‘sti due) Gravina di aver citato il suo libro solo una volta e pure a bassa voce.
Io l’ho sentito solo perché ero seduto esattamente di fronte a lui.

2 pensiero su “Sei gradi di aggregazione tra Montalcino e Borgogna”
  1. Come già detto a Navelli, e sottolineando il merito di Giampaolo e tuo nel non aver fatto promòscion ammiccante: l’unico valido compendio in lingua italiana alla Borgogna del vino.

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