resize20130303_123612Iniziare la domenica mattina degustando vino risulta, almeno per me, piuttosto complicato, specialmente dopo la classica colazione con cornetto e cappuccino.
La cosa buona, visitando Vini di Vignaioli alla Città dell’Altra Economia a Roma, è che non c’era molta folla, così ho potuto salutare con tranquillità i molti amici presenti con i loro banchi d’assaggio.
A due passi dal MACRO, il Museo dell’Arte Contemporanea di Roma, nel cuore di Testaccio, l’area è molto ben organizzata, sebbene sia, come sempre accade in Italia per i posti che non godono di ufficialità, molto poco evidenziato.
All’arrivo, su via Galvani, solo un piccolo cartello indicava la presenza dell’evento enologico; la piazzetta di fronte al museo è piena di auto e risulta complicato, per chi non conosce la zona, arrivare con la macchina davanti alla CAE, dove peraltro è situato un buon parcheggio.
La mattinata soleggiata rende però molto gradevole la vista dei banchi esterni dove si vende artigianato vario, dalle collane ai vestiti, libri usati o formaggi freschi.
All’interno lo spazio di Vini di Vignaioli è suddiviso nelle tre sale, la prima forse un po’ troppo piccola, la seconda abbastanza ben disposta, la terza con qualche produttore nascosto dalle colonne. Con calma, come dovrebbe essere lo stile di un evento enologico, si riescono però a toccare tutti i banchi.
I produttori di Vini di Vignaioli sono sicuramente un po’ più estremi rispettoresize20130303_123529 ad altri, e questo significa avere un po’ più di coraggio: non è per niente semplice proporre un vino che va atteso nel bicchiere per consentirgli di esprimersi al meglio.
Non tutti i vini assaggiati sono così, e questo dà ancora l’idea della grande varietà di vini che si riesce ad ottenere quando se ne segue attentamente lo sviluppo senza imbrigliarlo con l’aggiunta di composti chimici (leciti, tengo a ribadirlo).
Ma insomma, chi legge le Storie del Vino sa come la penso, e bon, basta così.
Non riuscirò a parlare di tutti i vini.

Certo non riuscirò a parlare dei mirabolanti francesi portati da Riccardo la Ginestra e dalla sua distribuzione. Dovrò farci un servizio a parte.
Su Tenute Grillo bisognerebbe rimanerci ben più che pochi minuti, e Guido Zampaglione è d’accordo con me che il  2011 da sauvignon in purezza sarebbe da far aspettare per dargli la possibilità di esrprimere tutta la sua complessità.
Il cerasuolo 2012 dell’Azienda De Fermo, con l’amico Stefano Papetti Ceroni sempre presente, è certamente da analizzare meglio, non in piedi e a digiuno ma seduti ed assaggiando magari un piatto di salumi abruzzesi per poterne apprezzare il profumo e la freschezza.
resize20130303_184006Ancora, Frammenti di Terra, lo sciascinoso in purezza di Podere Veneri Vecchio, insieme alla simpatia di Raffaello Annichiarico, necessita di un articolo a parte per scoprire la complessità celata nel bicchiere, un vino da ascolto come ormai siamo abituati quando beviamo le bottiglie di Raffaello.
E potrei continuare anche con il ’37 di Tenuta Terraviva, un trebbiano che siamo concordi Martino Taraschi ed io, a definire di una immediatezza sulfurea, piacevolissimo preludio ai profumi di fiori bianchi ed alla sua acidità.
Ho parlato subito di questi vini perché, tra i produttori presenti, sono tra quelli che conosco meglio; degli altri vini assaggiati parlerò nel prossimo post.

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