VinitalyAnche quest’anno si è svolto, dal 27 al 30 marzo, il Concorso Enologico Internazionale di Vinitaly, arrivato alla XXI edizione e che si avvarrà della collaborazione con Wine Spectator. Un gran numero di esperti, tra enologi e giornalisti di settore suddivisi in 21 commissioni si cimenteranno nel difficile compito di valutare i circa 3mila campioni presentati.

Sulla utilità di questi concorsi ne potremmo parlare all’infinito, ma è marketing e quindi presentare un vino con qualche coccarda da sfoggiare probabilmente aiuterà le vendite. O forse no.
La novità quest’anno è l’uso di tablet anziché di schede cartacee per la determinazione dei punteggi e nel comunicato stampa la novità viene sottolineata come indice di innovazione tecnologica.
Volendo essere un po’ cattivelli, si potrebbe dire anche che i tablet ormai fanno parte della vita quotidiana, e che forse Veronafiere poteva anche svegliarsi prima.
Si immagini però cosa comporti l’acquisto o l’affitto dei tablet, lo sviluppo del software, i sistemi di controllo per evitare imbrogli, l’hosting dei server dove questi dati andranno a finire.
Inoltre sarà necessario avere dei tecnici a disposizione per risolvere eventuali bug di sistema e malfunzionamenti in genere. Non è uno sforzo da poco, direi.
Certo, alcune cose sono da limare.
Ad esempio, come riporta Wine Report Russia, non sembra sia previsto un sistema di disaster recovery, o almeno di backup, nel caso in cui i server andassero off-line. La risposta di Giuseppe Martelli, presidente di Assoenologi,  è stata “No Way”, impossibile.
Bene, siamo contenti. Forse, si chiede Anton Moiseenko, in Italia non accade così spesso come in Russia che vada via la corrente.
Un’altra critica è che i giudici non hanno avuto alcuna seduta di istruzione preliminare o spiegazione su come verranno usati i loro giudizi, cosa che invece accade nella maggior parte dei concorsi internazionali. E, visto che i dati sono disponibili in tempo reale, si potrebbe dare l’indicazione ad ogni giudice se i propri voti siano o meno all’interno di una classe media di votazioni; questo aiuterebbe ad evitare giudizi mediamente troppo severi o troppo larghi di manica.
La mia impressione, così come accade per analoghe iniziative in molti altri campi, dalla Pubblica Amministrazione alla scuola, è che si tenda ad identificare la tecnologia con l’uso di un tablet anziché un foglio di carta.
Certo è un primo passo, molti alberi ringrazieranno di sicuro ed anche lo stoccaggio o lo smaltimento delle migliaia di schede cartacee non sarà più un problema.
Però prima o poi bisognerà iniziare a capire che la tecnologia non è lo strumento e che non basta dire “c’è una App” per proiettarsi subito nel mondo 2.0 delle startup.
E quando qualcosa andrà male, il problema non sarà mai nella tecnologia, ma esclusivamente nel processo.

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