eventotrucchiNon voglio definirla una degustazione, non lo è stata nel senso classico del termine.

E’ stata invece una serata tra amici, all’enoteca Trucchi insieme a Stefania Jade Trucchi, Miriam Bruera ed ai loro ospiti, assaporando prima un antipasto a base di salumi e formaggio stagionato, degli ottimi tortellini ed assaggiando tre vini completamente differenti tra loro, spiegati ai meno esperti dalla sempre ottima e precisa Miriam.

I Clivi Malvasia del Collio 2010

cliviresizeDa vigne di 80 anni, come descritto in etichetta, l’aromaticità del frutto si sviluppa in particolare nella mineralità del Collio friulano, una sapidità marina che ricorda immediatamente il profumo dei cespugli che si trovano sulle rive sabbiose, dei pini di mare, di sabbia asciugata al sole, ricordo degli antichi mari che ricoprivano queste terre.

Svaniti i potenti profumi salmastri si iniziano a sentire le tipicità del vitigno, come la mela verde, la pesca gialla, una lieve nocciola.

Al palato la Malvasia de I Clivi rispecchia le sensazioni olfattive, con la sua grande sapidità equilibrata dalla necessaria freschezza per mantenere pulita e composta la bocca. Lascia un finale profumato e discretamente lungo in relazione alla giovinezza di questo vino. La capacità evolutiva traspare dalle lievi tracce olfattive e gustative di frutta più secca e più matura, ancora nascoste dalla esuberanza dell’età. E’ pensabile bere bene questo vino anche tra due o tre anni.

Cantine del Castello Conti Boca 2006 Il rosso delle Donne.

Il gran vino della serata, questo Boca 2006 delle sorelle Conti, poliedriche proprietarie di questacontiresize cantina. La loro arte non consiste solo nel produrre grandi vini, ma soprattutto nella loro abilità di guardare con curiosità ad ogni forma artistica, dal teatro alla musica. Il loro sorriso e la capacità di ascolto fanno innamorare immediatamente.

Non è molto scientifico, lo ammetto, ma le stesse loro qualità si riscontrano nei vini che producono, vini che portano all’allegria ed alla convivialità.

Qui siamo in presenza di un gran numero di riconoscimenti, anche i meno esperti tra i presenti ne hanno individuati molti; senza dover fare una scheda tecnica precisa, possiamo raccontare dei fiori freschi come rosa e viola, della frutta rossa come amarena e ciliegia, degli aromi vegetali e quelli terziari come cuoio e tabacco, giusto per citarne solo alcuni.

La morbidezza che accompagna la deglutizione, la freschezza della sua acidità, sono in equilibrio con la parte più scura del tannino, discreto ma presente, che conferisce una buona dose di autorità a questo vino, che possiede una grande potenzialità di affinamento negli anni. 

Bonavita Faro 2010

bonavitaresizeScendiamo all’altro capo dell’Italia per arrivare nella zona di Messina ad assaggiare questo uvaggio tipico della Trinacria, un blend di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, con una piccola dose di Nocera

Uno dei grandi pregi dei vignaioli naturali, come lo è Bonavita, è l’utilizzo e quindi la difesa di piccoli vitigni autoctoni che, lasciando il vino in mano della sola industria enologica, ben presto sparirebbero. Basterebbe questo per essere amanti dei vini naturali, ma poi si rimane ammirati da questo calice.

Questo rosso si presenta un po’ chiuso nel bicchiere, ha bisogno di essere ossigenato bene ed atteso, nonostante i soli due anni; d’altra parte i 16 mesi trascorsi in botte ed i restanti 4 in bottiglia provocano nel vino questa ritrosia a farsi ammirare.

Ma quando il bicchiere rotea bene, uno spettacolo di profumi si avvicina al naso, non di grande quantità ma di sicura nettezza, come la mineralità delle terre di Sicilia, gli agrumi, un vegetale che ricorda i boschi dei Nebrodi, e già qualche accenno ad aromi terziari, corteccia e foglia di tabacco.

Un tannino davvero elegante anche se ancora in divenire, ma sicuramente negli anni a venire sorretto dalla freschezza di questo vino che lo addolcisce un po’.

Ha un avvenire da vino di classe, questo Bonavita, ricorda forse un francese di Borgogna per pulizia nel naso ed al palato, ma con una forza tenuta ancora a freno. Ha dalla sua tanto tempo per stupirci ancora.

Un pensiero su “Voli pindarici”
  1. Rolando come sempre sai fotografare in modo perfetto il significato di tre vini che ,come dal titolo della serata”Voli pindarici”, volevano essere un viaggio attraverso le differenze di tre territori che sanno regalare forti emozioni. La tua presenza sempre molto attenta alla cura di ciò che assaporiamo nel bicchiere ha dato quel tocco in più. Grazie ancora , Stefania

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