Riprende il mese di settembre, i buoni propositi e la rubrica World Wine Web, arrivata al numero 24. Ben tornati a tutti.
Vino, Cina ed Effetto Butterfly
Al di là dei sondaggi che gli Australiani fanno in Cina per vedere come modificare il loro vino per poterlo vendere (almeno) a loro, è interessante cercare di capire come la recente crisi cinese possa interessare il commercio del vino. La domanda se la pone Mike Veseth su WineEconomist e correttamente osserva che il mercato vinicolo USA verso la Cina è ben poca cosa.
“When you find that a Chilean producer has undercut your price for bulk Cabernet Sauvignon, for example, there might be a Butterfly Effect at the root of the problem”
Nel post però si pone l’attenzione soprattutto sul contagio, quindi il Butterfly Effect, sui prezzi e le politiche monetarie di altri paesi con cui invece gli Stati Uniti commerciano, come l’Australia, il Cile e la Nuova Zelanda. Molto interessante, ogni tanto fa bene guardare verso un orizzonte allargato.
Il Wine Train della Napa Valley
In California sono indubbiamente bravi a fare marketing attorno al loro vino. Dal 1989 è attiva una linea ferroviaria, la Napa Valley Rail Road (NVRR), che viaggia sul precedente tracciato del 1880.

La linea venne dismessa nel 1984 dalla Southern Pacific, ma un gruppo locale di appassionati, la Society for the Preservation of the Napa Valley Railroad, iniziò a cercare degli investitori, trasformandosi in Wine Train Napa Valley Inc. Il guru del food americano, Vincent DeDomenico, proprietario tra l’altro della Ghirardelli Chocolate Company di San Francisco, acquistò la linea ferroviaria, trasformandola in un viaggio di lusso attraverso i vigneti della California enoicamente più pregiata.
Our fine dining service, winery tours, and beautiful scenery is a sample of everything Napa Valley has to offer
Le nove carrozze del Wine Train, spinte da due locomotive del 1958 rimesse a nuovo per poter viaggiare secondo gli standard moderni, sono per la maggior parte le stesse che nel 1915 utilizzava la Pullman Standard Company. Ristrutturate completamente, hanno tutte allestimenti diversi. C’è la Cabernet Sauvignon Lounge Car, la Champagne Vista Dome, la Petit Gourmet Dining Car e la Grappa Power Car, tra le altre.

Il mese scorso il Wine Train è stato al centro di un piccolo scandalo, in cui lo staff è stato accusato di aver fatto scendere dal treno un gruppo di donne di colore perché, mentre mangiavano e bevevano, ridevano troppo forte; cercatevi l’hashtag #laughingwhileblack. I californiani sono strani anche per questo, immagino.
Chissà se anche in Italia (domanda piuttosto retorica, penso) c’è qualche linea ferroviaria abbandonata che potrebbe essere riportata in auge per farne un business turistico. Magari una linea che passa attraverso vigne e vicino a vecchi castelli abbandonati.
Australia biodinamica in Cina (e l’etichetta è un maiale)
Ecco, giusto per tornare agli australiani che tentano di vendere il loro vino ai cinesi, leggete qui. Due produttori australiani, Ross Tan e Nick van Leeuwen, hanno fondato la Australian Natural, una cantina di vini naturali e biodinamici il cui mercato di riferimento è, per ora, la sola città di Bejing (Pechino), con l’intenzione di espandersi presto verso Shangai; solo più avanti tenteranno con i mercati di altre città cinesi.
“But in all seriousness, we see an opening in the marketplace for great wines that are also a good value. Wines that won’t break the bank, that are meant to be drunk with pleasure. The fact that we specialize in organic and biodynamic wines is important, as well. Like we said already, the desire for food safety is key right now” (Ross Tan)
Il vino biodinamico non è ancora ben conosciuto in Cina (nemmeno qui, molto, direi), e proprio per questo il tentativo potrebbe avere successo. Sono molti gli emigranti australiani in Cina, ed è un target di mercato piuttosto interessato ai vini biologici, naturali e biodinamici.
Quando Grape Wall of China ha chiesto quale vino avrebbero consigliato come inizio per degustare i loro vini, la risposta è stata che lo Hedonist Shiraz sarebbe stata la scelta migliore.
Ed inoltre “…la bottiglia è bella, il logo è un bel disegno ad inchiostro di un maiale. E a tutti piacciono i maiali”. Ecco, come si fa!