Eccoci qui di nuovo, girellando in rete per cercare wine web news.
La prima notizia, la più fresca almeno, è quella relativa all’annullamento della cena tra il presidente francese François Hollande ed il presidente iraniano Hassan Rouhani, durante l’incontro che si terrà questo fine settimana durante il giro europeo della delegazione iraniana. A quanto pare, Rouhani avrebbe chiesto una cena con carne strettamente controllata dalle rigide norme musulmane in termini di cibo e soprattutto senza vino. I francesi hanno rilanciato dicendo, ‘bien, se non volete la carne ed il vino, vi organizziamo un petit déjeuner avec croissant et café au lait’. Ma come vi permettete, hanno risposto gli iraniani! O la cena o niente. I francesi, come sempre simpaticissimi, hanno risposto ‘Bien, rien!’. E così niente cena, niente colazione, niente pranzo, faranno i colloqui a stomaco vuoto.
Finally the West stands on Principle: #France won’t dine with #Iran unless wine is served https://t.co/AJa5YlbMet
— Paul Davis (@Paulpd_52) November 11, 2015
La diminuzione dei prezzi dei vini di Bordeaux sta creando qualche problema ai vini della California, secondo quanto riporta Drink Business, almeno a leggere i grafici del Live-ex 1000. Capiamoci, parliamo sempre di bottiglie da qualche migliaio di euro, etichette che prendono quasi regolarmente i 100/100 dal guru Robert Parker come Screaming Eagle o Opus One. Il ragionamento che si fanno i produttori californiani è semplice: se il costo di una bottiglia di Bordeaux si avvicina troppo ai prezzi delle bottiglie della Napa Valley, i collezionisti tenderanno ad acquistare i nomi francesi piuttosto che quelli americani. Il Dominus 2010 di Christian Moueix è valutato 290-300€, mentre il Pontet-Canet 2010 di Pauillac viene via a 200€, ed entrambi hanno preso il fatidico 100/100; Haut-Brion 2004, 92/100, costa 350€ in confronto con Opus One 2004, 96/100. Insomma, i vini californiani rischiano di costare più dei vini di Bordeaux.
This is important, wine peeps: Millennials Aren’t Changing Wine – Access To Information Is https://t.co/IuU0cFVLuq via @1winedude — W. R. Tish (@TishWine) November 11, 2015
Si torna sulla storia di come, e se, le nuove generazioni stiano influenzando il modo di acquistare e parlare del vino. Lo fa Lettie Teague sulle pagine online del Wall Street Journal, cercando di capire la differenza enoica tra i Baby Boomers (nati dal ’45 al ’65), la X-Generation (i nati negli anni ’70 e ’80) ed i più nuovi Millennials (fra i ’90 ed il 2000). Nell’articolo si spiega che i Millennials cercano molto vini nuovi e di prezzo basso (attorno ai 10-15$), il che non è strano pensando che la nuova generazione ha meno soldi, e soprattutto nel mondo del wine web. Inoltre, fattore che spinge verso fasce di costo più basso, sono poco interessati alle recensioni ed ai punteggi, non cercano i vini da 90/100 delle guide, mentre vengono attratti dalle notizie che una recensione può dare loro, ad esempio per un museo, un libro, un posto da vedere. Insomma, a vincere sembra, ancora una volta, lo storytelling; ma certo non è una caratteristica esclusiva delle nuove generazioni. Nel Tweet qui sopra, anche una critica all’articolo del WSJ.
http://t.co/X0VtSbYTjD #ChuckECheese Plans to Win Over Young #Moms with More Beer & Wine pic.twitter.com/zADmkd176M
— Child’s Play PR (@ChildsPlayComm) October 16, 2015
Anche Bloomberg si occupa del Prosecco, a sottolineare l’importanza che questo vino ha acquistato a livello mondiale. Nel post sono riportati alcuni dati di vendita e produzione, e c’è un rimando ai report di Rabobank. E’ ormai un dato di fatto che il Prosecco, a prezzo medio di 15€, sta velocemente sostituendo lo Champagne, con prezzo medio di 50€, nei gusti del pubblico, in particolare dei Millennials. Articolo interessante soprattutto per la presenza di un paio di grafici che mostrano i trend annuali.