fiaschi-2Capita che ci siano periodi in cui si sentono in modo consecutivo molte brutte notizie su quanto accade in cantina, e per restare nei campi, ci possiamo aggiungere anche la distruzione di un frutteto.

Notizie che riguardano illeciti amministrativi e sabotaggi, avvenimenti che da un lato rendono un po’ più complicato vendere i 47 milioni di ettolitri della vendemmia 2015, inutile record sugli odiati cugini francesi, e dall’altro tagliano le gambe a produttori che vogliono solo, col loro lavoro, pagarsi le spese e tirar su qualche soldo.

E per non farci mancare nulla, ci mancavano anche i nubifragi nella zona di Benevento.

Due sabotaggi in Friuli

Il 7 ottobre vengono distrutti 550 alberi di mele di tipo Pink Lady a Magré, in provincia di Udine. Un danno da circa 20.000€ per il proprietario Günther Pedron di 72 anni, e qualche anno per far ricrescere gli alberi.

Qualche giorno dopo, nella stessa località di Magré, nei cassoni con le uve appena vendemmiate di Patrick Uccelli, proprietario di Tenuta Dornach, viene aggiunto del gasolio, e al momento della pressatura il forte odore fa bloccare immediatamente le operazioni. Sono 90 quintali di uva, per un totale di 9000 bottiglie completamente da gettare, un anno di lavoro della cantina sparito nel nulla ed un danno economico da 60.000€. Come racconta lo stesso Patrick in una intervista, i danni morali non sono quantificabili.

Dunque sembra che in giro per le campagne di Udine vi siano uno o più vandali che, per motivi strani, si divertano a rovinare il lavoro delle persone. Le indagini sono in corso e vabbé, vedremo. Fatto sta che due produzioni di eccellenza quest’anno non parteciperanno al guadagno, e fino al prossimo anno non sarà semplice tirare avanti.

Solo qualche cantina

Che nel vino vadano a finire, legalmente o meno, sostanze diverse dall’uva, non è un segreto per nessuno. Le sostanze legali, quindi previste dai disciplinari (che sono di fatto delle norme giuridiche), sono regolamentate con l’annotazione nei registri, ed anche l’acquisto di zucchero, da parte delle cantine, viene attentamente monitorato.

Nonostante questo, cantine di zone vinicole di tutto pregio utilizzano uve non previste dal disciplinare o, peggio, si ostinano ad aggiustare il loro vino anche solo per farlo passare ad una categoria superiore, ad esempio da ‘semplice’ IGT a DOC. 

Si tratta, è bene sottolinearlo, di aggiunte assolutamente non dannose per la salute, quindi si tratta per lo più di illeciti amministrativi, e non di adulterazioni.

A luglio in Oltrepò Pavese, ad una cantina hanno sequestrato 17 milioni di litri con l’accusa di aver fatto passare per pregiato del vino che andava bene al più come vino da tavola. 17 milioni di litri non sono uno scherzo, devi averne di vigna per produrre così tanto vino. Proprio dai confronti tra ettari vitati e vino prodotto è stato facile risalire alla cantina indagata, Terre d’Oltrepò come riporta Repubblica. Gli accertamenti sono per lo più contabili, nessun danno per la salute ma di certo per il portafoglio del consumatore si, italiano o estero che sia.

A settembre, si inizia ad indagare su alcune cantine friulane, insieme ad una umbra ed una abruzzese, che sembra aggiungessero una miracolosa sostanza al proprio Sauvignon, rendendolo così quasi perfetto, da manuale. Le indagini sono in corso, e ne abbiamo già parlato qui a Storie del Vino, ma delle due l’una: o la cosa è vera, e quindi significa che quei produttori hanno per forza bisogno di una qualche aggiunta in cantina per rendere il proprio vino uguale ai gusti dei consumatori, oppure non è vera, ed allora bisognerebbe ricercare (ma credo sia più compito del Consorzio che della magistratura) chi mette in giro queste voci. In ogni caso, non certo una bella figura per il vino friulano.

Ad ottobre infine, viene sequestrato qualche migliaio di bottiglie di vino etichettato come Prosecco ma che, a quanto pare, di glera ne contenevano veramente poca, ed erano fatti con uve diverse. Il Consorzio di Valdobbiadene ha subito precisato, giustamente, che le cantine indagate non fanno parte della loro area, e quindi non sono parte nel Consorzio stesso. Di certo c’è che vendere un vino con l’etichetta Prosecco fa gola ad ogni cantina, e se sei geograficamente fuori dalla denominazione o ti compri un vigneto lì dentro o ti arrangi. Il vino è stato poi dissequestrato, ma dovrà essere messo in vendita come semplice vino da tavola.

Una coda dell’indagine friulana, proprio quattro giorni fa, ha portato al sequestro di sacchi di sale rosa dell’Himalaya (che a quanto pare sta bene proprio con tutto) in una cantina in provincia di Pescara, la Cantina Ortona società cooperativa agricola. L’enologo che ha subdolamente consigliato l’aggiunta del sale (e di altre sostanze, innocue per la salute) nel Sauvignon e negli altri vini della cantina, pare che sia il solito Ramon Persello, consulente anche per il Consorzio dei vini del Friuli. 

Questi gli ultimi casi, che coinvolgono zone vinicole piuttosto famose; si tratta ripeto di illeciti amministrativi, non di adulterazione o sofisticazione, quindi nessun danno alla salute.

All’interno del mondo del vino, come capita anche in altri settori per la verità, ben lungi dall’immagine un po’ iconoclasta che certe pubblicità ci offrono, ci sono enormi zone oscure, e non basta nemmeno la massiccia produzione nazionale a mettere un freno. Anzi, si cerca di stare nella fascia alta di prezzo proprio sfruttando il buon lavoro di altri, onesti, vignaioli d’Italia, lavoro nei campi e di marketing per cercarsi qualche mercato estero. E visto che la produzione è truffaldina, si può spuntare un prezzo concorrenziale, danneggiando ancor di più chi con certi prezzi non ci rientra proprio.

In molti casi sono stati gli stessi Consorzi a rendersi conto del problema, in qualche altro forse hanno vigilato poco.

E’ certo però che ogni tentativo di mettere mano alla legislazione vinicola fallisce prima ancora di nascere, ed ogni articolo o post, su carta o in rete, che parla di questi scandali, viene sempre aspramente criticato. Intanto i proprietari dei grandi appezzamenti cercano, e spesso riescono, a far cambiare i disciplinari facendo entrare uve che con quel territorio e con quella tradizione non hanno quasi alcuna parentela.

Forse fare la gara con la Francia a chi produce più vino, non è proprio la mossa giusta.

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