Quando mi arrivano i post di Emanuele li leggo sempre molto attentamente, dovendoli adattare per quanto possibile alla lettura sul web.

Ora, io so, che il livello culturale del lettore medio di Storie del Vino è alto, ed infatti qui non si fanno i numeri di ben altri vinosi blocchi di appunti (ossia wine blog), ma mi sento in dovere di spiegare la parola che qui sotto leggerete in carattere corsivo soprattutto per i nuovi lettori. 

E’ presa dal De Finibus (assonanza col vignaiolo, coincidenze? Io non credo) di Cicerone:

animadverte igitur rectene hanc sententiam interpreter

In un primo tempo la mia traduzione è stata:

attento osservatore e quindi guida e interprete del pensiero.

Poi però mi sono giunti alcuni dubbi, e mi sono andato a sfogliare la raccolta completa delle opere di Cicerone.

La rilettura attenta del paragrafo [7] del libro Secondo dell’opera, mi ha convinto (ed in questo mi ha aiutato anche qualche spunto trovato in Rete) che la traduzione doveva essere un’altra.

Qui Cicerone contesta la filosofia di Epicuro, ed argomenta per dimostrare la fallacia di molte delle sue sentenze (kyriai dòxa, in greco nel testo), così che ad un certo punto sul De Finibus afferma:

Animadverte igitur rectene hanc sententiam interpreter

ossia

Ascolta attentamente quindi l’interpretazione di queste massime

e continua trovando incoerenze logiche nelle Sentenze Epicuree.

In qualunque caso, la parola ‘animadverte‘ indica l’attento osservatore, l’ascoltatore concentrato sulle singole parole, e così arriva il vino di Stefano e lui stesso a metter d’accordo Cicerone ed Epicuro.

(Wine Roland)

PS: Nel testo originale (quello lievemente più moderno, quello di Emanuele, intendo), c’era anche un’altra parola a me ignota, edbessenziale. Ho rispolverato la Treccani e il Devoto-Oli, ho telefonato all’Accademia della Crusca ed anche a quella dei Lincei, ho messo al lavoro decine di filologi e di latinisti.

Poi ho capito che era solo un errore di battitura.


Il Dio delle piccole cose ispira anche stavolta Stefano Papetti Ceroni.

Lui, credente, a naso in su animadverte, vede il Dio sicuramente in grande, e per coerenza gli rende grazie con un grande piccolo vino; e grande tanto da relegare alla posizione residuale tanti vins de soif da listini à la page e più graditi alla blogosfera modaiola.

Pulito, intenso e – nomina sunt omina – concreto, Concrete è un Montepulciano d’Abruzzo dalla stessa vigna del Prologo ma con raccolta anticipata di una settimana e macerazione ridotta a 5 giorni. Un anno in cemento ed eccoci qua.

Il naso è poco solo per discrezione e misura, ciò che tra l’altro si attaglia all’idea di grande piccolo vino: essenziale nel frutto – profuma proprio d’uva! – essenziale nel dosare il pepe a un grano, la terra a un palmo e la carne a un grammo.

Presenza e statura diverse in bocca: bella impressione tattile con tocco puntuale, avvolgente e delicato. Brioso e leggiadro. Procede con disinvoltura mentre sorride al granitico fratello maggiore, sgretolandone la pietra in una mineralità fine, riconoscendosi in un frutto più piccolo del suo: ancora l’uva e, in più, ciliegia e mora di gelso.

A chiudere il refrain dei tannini piccoli e nettanti che sottolineano carattere semplice e bontà immediata.

Piccolo? Per modo di dire: essenziale. Buono? Molto.

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