tuderi0

Il vino di oggi è il Tuderi 2005 Badde Nigolosu IGT Romangia di Alessandro Dettori, 100% cannonau, affinato in cemento, non filtrato, niente lieviti aggiunti e ovviamente nessuna chimica di sintesi aggiunta.

Non è per nulla semplice, lascia a sprazzi interdetti e pensierosi (a me, almeno); però è necessario leggere con attenzione la retroetichetta, in cui oltre ad essere scritto che questo vino è fatto esclusivamente usando uva e zolfo, c’è il consiglio di lasciar ossigenare il vino nel bicchiere e che, non essendo filtrato, è consigliabile lasciarlo riposare dopo il trasporto per far depositare i residui. Altra indicazione è che può accadere che due bottiglie abbiano diversi riconoscimenti organolettici; anche per questo i vini di Dettori sono complicati.

La frase finale è importante: questo vino è ciò che è, non ciò che vuoi tu.

Chi legge le Storie del Vino è generalmente un estimatore dei vini naturali, quindi sa di cosa sto parlando. Chi invece si avvicina per la prima volta ai vini naturali potrebbe, con questo vino, rimanere perplesso, specialmente se ha avuto una formazione enologica classica.

Il vino è già bello quando lo si versa nel bicchiere, rosso porpora acceso, delle belle sfumature più chiare che rendono il liquido quasi luminoso.

Appena stappato, dal calice una leggera ma evidente volatile arriva alle narici, ed analogamente situderi1 sente annusando il tappo. Lascio il bicchiere a riposare per un buon quarto d’ora, pensando a cosa possa accadere, dentro ad un bicchiere di vino vivo, quando questo si mescola con l’ossigeno.

Il tempo trascorso nel calice ha sicuramente eliminato quel po’ di volatile, lasciando proseguire in modo pulito verso il naso sia profumi più pungenti come il rosmarino, l’eucalipto, vegetazione sicuramente mediterranea, sia più morbidi come lampone ed amarena. Ritornano verso la fine profumi di complessità terziaria, come il netto sentore iodato e vagamente smaltato.

La lunghezza aromatica mi pare troppo breve per un vino di questo genere, ma da un secondo bicchiere, con bottiglia già iniziata quindi, risultano ben più lunghi, segno che probabilmente il tempo di ossigenazione era troppo breve.

L’avevo detto che il vino era complicato oltre che complesso, no?

In bocca arriva con una freschezza dritta e tagliente, sebbene il residuo zuccherino la nasconda un po’ troppo. Si perché il vino della bottiglia che ho aperto è decisamente ‘abboccato’, non fastidioso ma l’amarena che si sente anche in bocca risulta un po’ da  caramella. Il secondo bicchiere aveva la stessa sensazione zuccherina, meno accentuata ma sicuramente presente.

I tannini, delicati e precisi, si amalgano perfettamente nel palato che risulta non solo abbastanza equilibrato, se non fosse per il residuo di cui dicevo, ma anche corrispondente alle sensazioni olfattive fruttate, mentre quelle più aspre risultano lievemente sottotono in bocca. La sapidità si sente soprattutto alla fine della deglutizione, un sale delicato e persistente, è questa che rilascia la frutta che rimane in bocca. Grande struttura del Tuderi 2005, che non fa per niente sentire i 14.5° di alcool dichiarati in etichetta.

Ha un bellissimo finale, caldo e sapido, un vegetale da foglia di fico.

Il Tuderi 2005 di Alessandro Dettori, come tutti i vini delle Tenute Dettori, è certo un vino non semplice per l’analisi organolettica, soprattutto perché necessita di tempo di attesa, dal momento in cui si stappa la bottiglia, a quando si versa il vino nel bicchiere, a quando lo si inizia a degustare.

E’ un vino che non ha come scopo principale quello di entrare in una guida o di una recensione in un post, ma quello di essere bevuto e goduto, per la sua ampiezza di profumi e per il suo gusto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.