Genova, Via del CampoGenova la senti subito vicina, appena scendi dal treno alla stazione di Piazzale Principe. La temperatura è ideale, una fresca giornata di sole, confrontandola a Roma dove faceva già caldo alle sette del mattino.

La mappa riporta poco meno di mezz’ora a piedi dalla stazione ai Magazzini del Cotone dove si svolte la nona edizione di TerroirVino 2013, manifestazione nata da TigullioVino e naturalmente dal suo ideatore, Filippo Ronco.

Il treno è arrivato con una decina di minuti di ritardo, ma non mi è dispiaciuto; ho avuto modo di guardare bene il panorama che vedevo a ovest, alla mia sinistra, le case costruite tra il mare e la macchia mediterranea, lunghi campi coltivati e prati ben tenuti, centri abitati con strade larghe e nuove con poco traffico e per un tratto una strada intasata che cammina di fianco ai binari. 

Dopo Massa il panorama alla mia destra, ad est, cambia, le montagne degli Appennini che iniziano a confondersi con le Alpi, il punto di congiunzione tra Emilia-Romagna, Toscana e Liguria; man mano che andiamo avanti sembra che le cime si avvicinino al treno spingendolo verso il mare. Dai finestrini ai miei lati si susseguono spazi differenti, la montagna ed il mare, distanti poche centinaia di metri.

Il treno non è pieno, qualche posto è ancora libero fino a Pisa, poi si riempiono gli spazi vuoti ed i silenzi con una comitiva di ragazzi con sacche da viaggio e sorrisi giovani. 

Mi sarebbe piaciuto continuare a parlare con il medico salito a Grosseto, il suo posto di fronte al mio, rinsecchito da qualche avversità tenuta nascosta, intento a leggere dispense spiegazzate e macchiate di tè agli angoli. Avrei voluto chiedergli del suo orologio d’oro finto e del vestito arruffato come i fogli di carta che sottolineava con la penna, mettendo ogni tanto di fianco strane sigle. Invece mi ha raccontato solo del convegno di oculistica nel pomeriggio, dove avrebbe dovuto esporre alcuni casi clinici che sarebbero serviti null’altro che ad aumentare la statistica medica. 

Un ometto piccolo, con lo zaino su ruote da cui tirava fuori e rimetteva dentro le sue dispense, un portatile con chiavetta per leggere la posta, la custodia degli occhiali per leggere da vicino e, ogni tanto, un fazzoletto grande come un lenzuolo per asciugarsi le labbra dopo aver bevuto da una bottiglia che tirava fuori e rimetteva dentro di continuo. 

Avrei voluto portarlo con me a conoscere gente, a fargli bere un buon bicchiere di vino e vederlo fare un sorriso, ma qualche minuto prima che il treno si fermasse era già davanti alla porta per scendere subito, e non l’ho più rivisto.

Genova, Cristoforo ColomboCosì scendo anche io, mentre cammino guardo i palazzi e le persone che camminano per gli stretti carrugi, ho quasi necessità di riempirmi gli occhi di quel che vedo. Sotto i portici di viale Gramsci compro un cappello, grigio, come ho sognato che avrei fatto la notte prima, mi fermo al mercato e compro due mele e due pesche che lavo ad una fontanella sotto un arco in travertino e che mangio mentre cammino. Mi godo la passeggiata, trovo casualmente via del Campo e forse sbagliando solo una volta direzione arrivo a piazzale Caricamento da dove inizia il Porto Vecchio. 

L’accoglienza a Terroirvino è essenziale ed efficiente, la consegna della mappa degli espositori, il bicchiere, la tracollina, il badge dove vengo classificato come Press/Blog. 

Il luogo è spazioso, ben luminoso con ampie vetrate sul molo dove navi enormi sono ormeggiate in attesa, rimorchiatori e motoscafi si muovono dentro e fuori la darsena. 

La prima persona che incontro è Mike Tommasi, la parte internazionale di TerroirVino e blogger su TheWineBlog, che inizia ad accompagnarmi per banchi d’assaggio; poco dopo vedo Filippo, che vado senz’altro a ringraziare per l’accredito e per complimentarmi per la riuscita dell’evento. C’è molta gente ma non c’è ressa agli stand; compro volentieri qualche barattolo di pesto, è quasi un obbligo e dovendo fare un regalo mi sembra il dono migliore.

Ho bevuto buone cose, il livello degli assaggi è alto ed ogni produttore è ben contento di spiegare il proprio lavoro ed il modo di fare il vino; tutti si soffermano a parlare del proprio territorio, se l’evento si chiama Terroirvino un motivo c’è. 

Genova, PortoProduttori più piccoli e più grandi, famosi o meno, tutti con i loro pezzi migliori; maturo la conclusione che le regole sulle temperature di servizio che ci vengono insegnate ad ogni corso sul vino, sono forse troppo rigide. Molti dei migliori assaggi li ho fatti con temperature più alte di quelle che un qualunque manuale consiglierebbe.

Saluto qualche amico, come Davide Tanganelli e Jacopo Cossater, poi vengo distratto da un paio di telefonate dove vengo informato da mio figlio che l’automobile si è fermata. Situazione brillantemente risolta da lui, dal carro attrezzi e dal meccanico che sostituisce la pompa della benzina. Posso dire addio al week end che volevo fare la settimana prossima. 

Riparto, alle 19 ho il treno che mi riporterà a Roma. Prima di uscire dalla zona del porto compro un paio di orecchini, un bracciale per me, una calamita da frigorifero con su scritto Genova.

Dei vini che ho assaggiato parlerò nel prossimo post; questo è solo la descrizione di una giornata.

5 pensiero su “Genova per noi a Terroirvino”
  1. … non so se sia passato più inosservato lo yacht con elicottero al seguito o Davide Tanganelli con il suo fidato socio (che casciaroni…)

    1. LOL! Grazie del passaggio, Andrea. Direi più allegra contentezza che caciara, però, in linea con giornata ed atmosfera 🙂

  2. Concordo… Io li ho conosciuti la domenica mattina nel treno, complice un mio twitt intercettato da Davide… poi è venuto fuori che stavamo nello stesso albergo e lunedì mattina mi hanno fatto da ciceroni per i bar del centro! So’ forti…!

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