Andy Warhol non è un rappresentante della pop art americana degli anni ’60.

Andy Warhol è la Pop Art, è la continua ricerca di stimoli artistici, è il nuovo modo di portare l’arte verso il cittadino comune, ritraendo Marilyn Monroe e Mao Tze Tung in policromia, partecipando alla vita di gruppi musicali come i Velvet Underground di Lou Reed e Nico e facendoli diventare parte dei suoi show che oggi chiameremmo multimediali.

Insomma, parlare di Warhol non è affatto facile, ci sono libri, biografie più o meno autorizzate o veritiere, interviste, tesi universitarie.


Andy Warhol

Warhol nacque a Pittsburgh il 6 agosto del 1928 e morì a New York il 22 febbraio 1987 poco dopo un’operazione alla cistifellea.

Era di origine rutena, una popolazione che viveva a cavallo di Slovacchia, Ucraina e Polonia, studiò arte a Pittsburgh e nel 1949 andò a vivere a New York.

L’elenco delle sue opere è lungo, dai quadri alle installazioni architettoniche, dalle sculture agli show musicali.

Si occupò anche di prodotti commerciali, utilizzando come copia la scatola delle

pagliette Absolut VodkaBrillo nel 1964, realizzate di compensato industriale e ripetendo, in acrilico, la scritta commerciale.

Oppure le lattine di Campbell Soup, che l’artista riprodusse in una sua composizione di 32 pezzi, uno per ogni gusto della zuppa di pomodoro più famosa d’america (almeno negli anni ’50).

Le lattine di Coca-Cola, Marilyn Monroe, Mao Tze Tung e Che Guevara, John Wayne e i coltelli, Superman, una banana.

A proposito della Coca-Cola, Warhol disse che “è la stessa che chiunque può acquistare, da Liz Taylor a Kennedy, tu ed il barbone all’angolo. E per quanto tu possa spendere, nessuno potrà comprare una Coca-Cola migliore, tutti avranno la stessa, identica, lattina di Coca-Cola

E se la Coca-Cola si, perché non lo champagne? Certo, il barbone lì all’angolo non se lo potrebbe permettere, e forse Warhol non avrebbe accettato di dipingere un’etichetta per un prodotto così poco popolare, così di elite.

La Dom Perignon ha voluto, nel 2002, rendere omaggio all’artista e, probabilmente, tentare di rialzare un po’ le vendite con una operazione di maquillage estetico.

Dom Perignon

Fu realizzata infatti una collezione di bottiglie con etichetta rossa, blu e gialla, usando cioè le tipiche sfumature dei suoi dipinti, bottiglie vendute a circa 150€ l’una.

Nel 1985 la Vodka Absolut commissionò a Warhol la veste di una bottiglia; la Absolut è sempre stata attenta alle strategie di marketing, ingaggiando artisti, esperti di comunicazione, registi. L’opera di Warhol fu la prima realizzata per la distilleria Absolut da un artista famoso.

Vi sono però anche etichette di vini realizzate direttamente da Warhol.

Nel 1981 Warhol era a cena con Alexander Schmidheiny che aveva acquistato un paio di anni prima la Cuvaison Winery in California, ed ebbe modo di commentare l’etichetta del Merlot del suo amico: “Che etichetta schifosa“. Così la moglie di Schmidheiny gli chiese se avrebbe accettato di disegnarne una per loro, e Warhol accettò.

L’etichetta rimase nei cassetti per molto tempo, finché venne utilizzata per vestire

84 Cuvaisonmagnum del Merlot ’84 della Cuvaison Winery per una vendita di beneficienza. Un paio di bottiglie furono vendute a 3.200$, mentre poco dopo un’altra venne acquistata per 2.300$; considerate che una bottiglia di Chateau Petrus 1949 fu venduta per ‘soli’ 1.400$.

Un’altra etichetta francese, Chateau Mouton Rotschild, ha sempre avuto uno stretto contatto con gli artisti contemporanei. Ogni anno dal 1945 la casa francese fa uscire un’etichetta d’artista; il bordolese di Pauillac si è vestito con Mirò (1969)  e Picasso (1973), con Kandinsky (1971) e Chagall (1970), mentre nel 1975 è stato il turno di Andy Warhol.

Mentre finisco di ascoltare i Velvet Underground e la voce setosa di Nico, sebbene non abbia a casa nemmeno una bottiglia di Pauillac, spero che anche questo post, come tutti, possa avere il proprio quarto d’ora di celebrità.

2 pensiero su “Il pennello ed il bicchiere: Andy Warhol”
  1. credo che anche in italia le etichette d’autore abbiano avuto successi
    incoraggianti già prima della guerra. negli anni 80 la cantina di cormòns
    ne emise ogni anno tre esemplari diversi per il Vino della Pace.
    Ricordo fra i primi (nel tempo) giò pomodoro, dietman, enrico baj e credo
    ancor oggi la tradizione continui.

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