È uscito il report sui trend del mercato Food and Beverage 2023 ed è piuttosto interessante. In Europa l’industria della produzione di prodotti alimentari e bevande impiega 4,6 milioni di persone divisi in 291mila aziende genera un fatturato di 1.112 miliardi di euro e un valore aggiunto di 229 miliardi di euro, il che la rende la seconda fra le industrie manifatturiere dell’UE, seconda solo a macchinari e attrezzature.
Food&Beverage, settore top in Europa
Nella metà dei 27 Stati membri dell’UE, il Food&Beverage è il principale datore di lavoro manifatturiero e rappresenta il 2% del prodotto interno lordo L’84% delle esportazioni di alimenti e bevande dei paesi dell’UE è destinato al mercato interno, ed il restante 16% rende l’Unione Europea il più grande esportatore di prodotti alimentari e bevande al mondo, con un export fuori dell’UE che raggiunge i 182 miliardi di euro, l’import vale 110 miliardi di euro e così abbiamo una bilancia commerciale positiva per 72 miliardi.
La relazione comprende anche una classifica delle 50 principali aziende alimentari e di bevande del mondo.
Le piccole e medie imprese del settore sono il 99,2% del totale, producono un fatturato di 436 miliardi e un utile di oltre 90, con 2,6 milioni di lavoratori e quindi più della metà del totale. L’Italia è il terzo paese per fatturato del settore, dietro a Germania e Francia, prima con 255 milioni di euro, e davanti alla Spagna. Italia e Francia hanno oltre 56mila aziende nel settore, la Germania appena 6000 o poco più. I prezzi sono un tasto dolente, il 2023 è stato un anno difficile. I prezzi al dettaglio a gennaio 2023, rispetto a gennaio 2022, sono saliti del 18%, un costo dovuto soprattutto all’inflazione causata dai prezzi dell’energia, gas ed elettricità, e dei carburanti. Questi costi poi durante il 2023 sono andati a diminuire, ora siamo tornati più o meno a quelli del 2021. Anche la componente dovuta al packaging incide molto, ad esempio le casse di legno sono aumentate del 7%, imballaggi in carta e cartone del 19%.
Il problema, un po’ in tutta l’Unione Europea, è l’accesso ai finanziamenti, e naturalmente le più penalizzate sono proprio le piccole imprese.
I finanziamenti risultano difficili
Ci sono meno aziende che chiedono prestiti ma questa non è necessariamente una buona notizia visto che significa che non vengono nemmeno fatti investimenti. Nel 2022, il gap di finanziamento per le PMI agroalimentari che intendevano investire nella sostenibilità rappresentava 1,3 miliardi di euro, il 24% del totale. L’aumento dell’efficienza energetica è stato il primo obiettivo per gli investimenti green.
Riprendendo quanto dicevo nella prima parte di questo episodio sul ciclo dei rifiuti, l’Italia è al secondo posto per il riciclo della plastica, ne ricicliamo il 55%, rispetto al 40% che è la media europea. E continuando sul tema ambientale, l’industria del food and drink in EU è responsabile dell’emissione di 85 milioni di tonnellate di CO2, la maggior parte dovuta ai trasporti. Il mercato del food and beverage 2023 sta comunque cercando di diminuire il proprio impatto ambientale. Sono in aumento le coltivazioni biologiche e in diminuzione lo spreco di cibo.
Torniamo a quello che importiamo e quello che esportiamo, i dati europei li ho detti prima, l’Italia all’interno dell’unione europea ha una bilancia commerciale sostanzialmente in pari, con 28 miliardi di euro di esportazioni e 29 di importazioni all’interno del mercato unico, molto meglio della francia che è invece in deficit di 10 miliardi. Per quel che riguarda il mercato extra europa invece esportiamo per circa 23 miliardi di euro.
Distribuire il cibo a tutto il pianeta
Oltre ai numeri che vi ho detto, e che troverete nella newsletter, è interesante la sezione che riguarda il futuro del cibo. L’aumento della popolazione della Terra e l’ammontare degli stipendi delle persone continueranno a guidare la domanda del cibo. Per questo occorre pianificare attentamente la disponibilità di risorse migliorando la produzione sostenibile. Nel 2021 erano 3,1 miliardi le persone che non avevano accesso regolare a cibo nutritivo, decente, e la maggior parte vivevano nelle aree rurali, e il degrado dei terreni causato da siccità e fenomeni legati ai cambiamenti climatici stanno facendo peggiorare questi numeri.
La produzione di cibo è responsabile per il 26% dell’emissione di gas serra, e di questi gas l’82% è causato da attività agricole. Al 2022, sono 731 milioni le persone che soffrono la fame, e quei 3,1 miliardi che non hanno accesso regolare a buon cibo sono aumentati di altri 134 milioni nel 2022. Entro il 2050 le terre coltivate dovranno aumentare del 15% e i raccolti del 30%, se vogliamo dar da mangiare a tutti.
L’industria del cibo ha una grossa responsabilità.