La scrittura automatica è indegna come letteratura, interessante che possa essere per lo psicologo e il patologo… La mia facilità, come la chiamano, è in realtà un lavoro tremendamente duro. Scrivo alla velocità di due versi l’ora. Ho scritto centinaia di poesie e ognuna mi è costata ore e ore di dolore, sudore e tortura cerebrale.

In questo frammento c’è molto di Dylan Thomas (Swansea, 27 ottobre 1914 – New York, 9 novembre 1953), poeta gallese che visse intensamente tutti i suoi 39 anni.
La sua vita fu particolarmente romantica e dissoluta, l’alcol, le tenebre, le donne, ebbero facile gioco a penetrare nel suo cammino, la ricerca della nuda verità nell’analisi dei sensi e nell’abbandonarsi ad essi sono il tratto caratteristico delle poesie di Thomas e le sue Lettere d’amore, (Guanda Editore, a cura di M. Bacigalupo), una raccolta di lettere e biglietti che il poeta scrisse durante la sua vita, sono il necessario dizionario per la comprensione delle sue poesie.
Dopo la scuola iniziò a fare il giornalista freelance e pubblicò i suoi primi poemi sul New English Weekly; soprattutto la poesia E morte non avrà dominio fu notata da T.S. Eliot, che lo convinse a pubblicare la sua prima raccolta, 18 Poesie, nel 1934 a soli vent’anni:
E morte non avrà dominio.
E i morti nudi saranno uno
Con l’uomo nel vento e la luna occidentale;
Quando le loro ossa saranno scarnificate e dissolte,
Avranno stelle ai gomiti e ai piedi;
Per quanto impazziti saranno savi,
Per quanto affondino nel mare torneranno a risorgere;
Per quanto gli amanti si perdano amore resterà;
E morte non avrà dominio […]
Come ebbe a dire lui stesso furono Shakespeare e W. Blake ad influenzarne la scrittura giovanile, in cui evocava immagini magiche e surreali; era nemico della scrittura automatica, aveva bisogno di ricercare la parola più giusta per esprimere i suoi pensieri:
Mi piacciono le cose difficili a scriversi e difficili a capirsi; mi piace “controbilanciare i contrari” con immagini segrete; mi piace contraddire le mie immagini dicendo due cose alla volta con una sola parola, quattro con due e una con sei.
Fin da piccolo fu malato di asma, appassionato di birra e di whisky, fumatore accanito; ma la sua poesia nasceva da un grande amore per le parole, una vera e propria ossessione iniziata quando era ancora piccolo ed ascoltava una vicina di casa, di nove anni più anziana, mentre leggeva piccole poesie per bambini. Questo lo condusse ad una minuziosa limatura di ogni frase nelle sue poesie:
Dove non splende il sole luce irrompe;
Dove mare non scorre, le acque del cuore
Spingono le loro maree;
E, fantasmi infranti con lucciole nel capo,
Le cose della luce
Sfilano per la carne dove nessuna carne ricopre le ossa.
[…]
La luce irrompe su lotti segreti,
Su punte di pensiero dove pensieri profumano nella pioggia;
Dove logica muore,
Il segreto della terra cresce negli occhi
E il sangue salta nel sole;
Sui lotti desolati l’alba s’arresta
(Dove non splende il sole, luce irrompe)
Nel 1936 pubblica la sua seconda raccolta, 25 poesie, e nel 1939 esce La mappa dell’amore; subito dopo le 25 Poesie si sposa con Caitlin McNamara, da cui avrà tre figli; la coppia va ad abitare poco distante da Swansea in un capanno vicino al bosco che lo ispirerà per il dramma teatrale Under Milk Wood (Sotto il bosco di latte), che fu pubblicato postumo nel 1954.
Inizia a questo punto la seconda parte della vita di Thomas, in cui il poeta diventa sempre più cupo e insoddisfatto, sempre alla ricerca di qualcosa che non riuscirà ad avere; questa sua tensione di vita lo porterà ad avere delle relazioni con altre donne, ma ogni volta tornerà sempre dalla moglie come se essa fosse l’unico suo punto fermo in tutta la vita. La famiglia Thomas era sempre in bilico tra pagare o non pagare i debiti, e nonostante molti amici lo aiutassero, nel 1940 fu costretto a rifugiarsi a casa del critico Davenport e nel 1941 andarono ad abitare a Londra, dove iniziò a lavorare nell’industria cinematografica, ma con scarsi risultati.
Continuava a pubblicare poesie, ma i pochi soldi sparivano quasi subito in donne ed alcol; aveva la capacità di farsi non solo benvolere, ma soprattutto di ispirare tenerezza nei suoi amici ed in particolare nelle sue amanti, almeno finché la moglie Caitlin non veniva a scoprire l’ennesima tresca ed andava a riprendersi il marito, spesso ubriaco:
Devo rovinarmi di nuovo la salute: mi sento così assurdamente bene…
Nel 1940 aveva pubblicato una raccolta di racconti autobiografici, Ritratto dell’artista da cucciolo, e nel 1946 uscì la raccolta che ebbe il maggior successo, Morte e Ingressi:
Amore in manicomio (frammento)
Un’estranea è venuta
A spartire con me la mia stanza nella casa lunatica,
Una ragazza folle come gli uccelli
Che spranga la notte della porta col suo braccio di piuma.
Stretta nel letto delirante
Elude la casa a prova di cielo con nubi invadenti
Thomas odiava la banalità che lo circondava, non riusciva a comprendere come si potesse essere così superficiali nell’osservare la vita, ed era ossessionato dai propri sensi, aveva bisogno di usarli e di analizzarli:
Thomas rifuggiva qualsiasi intellettualismo, il suo scopo era andare dritto al cuore delle cose e per farlo doveva essere un visionario, come potevano esserlo Yeats o Joice; tutto deriva dal corpo e dai suoi sensi, ed il poeta deve avere una partecipazione attiva nella sua poesia, al contrario di quei letterati che ricercavano solo la visione intellettuale della vita. E di certo Thomas usò i suoi sensi, il proprio corpo, i propri desideri, come strumenti di ricerca della realtà, tormentandosi per non riuscire a trovarne il senso.
Dai sospiri
Dai sospiri nasce qualcosa,
Ma non dolore, questo l’ho annientato
Prima dell’agonia; lo spirito cresce,
Scorda, e piange;
Nasce un nonnulla che, gustato, è buono;
Non tutto poteva deludere;
C’è, grazie a Dio, qualche certezza:
Che non è amore se non si ama bene,
E questo è vero dopo perpetua sconfitta.
Dopo siffatta lotta, come il più debole sa,
C’è di più che il morire;
Lascia i grandi dolori o tampona la piaga,
Ancora a lungo egli dovrà soffrire,
E non per il rimpianto di lasciare una donna in attesa
Del suo soldato sporco di parole
Che spargono un sangue così acre.
Se ciò bastasse, se ciò bastasse a dar sollievo al male,
Il provare rimpianto quando quello è perduto
Che mi rendeva felice nel sole,
Quanto felice il tempo che durava,
Se ambiguità bastassero e abbondanza di dolci menzogne,
Potrebbero le vacue parole sostenere tutta la sofferenza
E guarirmi dai mali.
Se ciò bastasse, osso, tendine, sangue,
Il cervello attorcigliato, i lombi ben fatti,
Cercando a tastoni la materia sotto la ciotola del cane,
L’uomo potrebbe guarire dal cimurro.
Ché tutto quello che va dato, io l’offro:
Briciole, stalla, e cavezza.
Ciao. Che argomento insolito… Complimenti per la scelta: Dylan Thomas non è molto conosciuto in Italia. Posso chiederti da quali fonti provengono le informazioni che riporti? Grazie. Marzia Pinotti
Ciao Marzia
In genere quando parlo di qualche scrittore ho letto anche almeno un libro, dove spesso è riportata almeno una parte biografica. Poi inizio a guardare su Wikipedia e da lì cerco in rete degli approfondimenti. Certo la lettura, e la rilettura, dei libri che ho in casa aiuta, ma se non ho niente di quel particolare scrittore, è una buona occasione per acquistare un nuovo libro.
Grazie del tuo passaggio tra le Storie del Vino!