Credo che mai come quest’anno si debba dare risalto alla classifica 2020 dei Wine Style Awards di Vivino, l’anno in cui, forzatamente, i consumatori da casa sono diventati protagonisti.

In Italia l’app è meno usata che negli USA, ma può comunque vantare oltre un milione e mezzo di utenti, tutti o quasi non esperti. Quando Heini Zachariassen e Theis Sondergaard hanno fondato Vivino, il loro scopo era proprio questo, dare ai non esperti un sistema per scegliere il vino.

Le classifiche dei vini ormai si trovano su ogni guida ed ogni quotidiano, non solo sui wine blog. Ma è stato Vivino il primo a costruire queste liste in base al giudizio dei consumatori, non dei critici. In fondo un’idea semplice, ma loro sono arrivati per primi e quindi l’idea vincente è la loro. La piattaforma infatti non si basa sulle note di degustazione dei critici e dei degustatori di professione: un wine lover quotidiano spesso rimane disorientato dalle descrizioni professionali del vino.

Le famose stelline che mettete su Vivino sono quindi quelle che costruiscono le 183 classifiche presenti quest’anno e che ne determinano i vincitori. Vi invito ad andare sulla pagina dei Wine Style Awards di Vivino per vederle tutte.

Come scrivono sulla pagina dei premi, sono state individuate ben 183 categorie, che contengono solo l’1% di tutte le cantine presenti. Sono comunque oltre 2000 etichette! Ci sono categorie generiche, come i migliori vini rossi o i migliori spumanti; ci sono i migliori champagne, i migliori toscani, i miglori californiani. Ovviamente è una scelta di marketing, si dà evidenza ai mercati più ricchi e conosciuti. Però anche le categorie sono state scelte in base all’apprezzamento ed alle votazioni degli utenti, quindi possiamo dire che sia un sistema davvero costruito dal basso.

Non crediate però che le recensioni siano semplici commenti da uomo della strada. Soprattutto per i vini più famosi e quotati, le note di degustazione sono di buon livello; il che vuol dire che sono molti i wine lovers esperti presenti fra gli utenti.

Poiché è basato su un algoritmo di scelta che impara i gusti degli utenti, Vivino alla fine ci dirà sempre quello che vogliamo sentirci dire. O meglio, ci presenterà sempre vini che si adeguano al nostro palato; come ho scritto già altre volte, è la stessa cosa di quel che fa Netflix quando mostra film e serie in elenco. Il mio elenco non sarà mai uguale a quello di qualcun altro.

A proposito di elenchi, praticamente tutte le varie regioni vinicole mondiali hanno avuto il proprio riconoscimento, quindi non si può lamentare nessuno.

Una cantina presente su Vivino ora dovrebbe chiedersi come sfruttare il fatto di appartenere ad una regione premiata o produrre un vino di una categoria premiata. E se una cantina non è nello scaffale di Vivino, dovrebbe domandarsi cosa aspetta ad esserci.  Anche perché alcuni dei vini premiati sono presenti anche nei listini dei migliori ristoranti 2019 di Wine Spectator, come il Case Basse di Soldera, per quelli italiani. Potete leggerla qui.

Non dico che il ristorante Ai fiori, New York, acquisti i vini da Vivino, no. Però sapere quali siano i vini più apprezzati da decine di milioni di utenti è un’informazione necessaria, importante.

Stare all’interno di una piattaforma di questo tipo significa quindi poter disporre di dati da analizzare ed utilizzare per le strategie di mercato.

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