images (2)Ricordate gli Orange Wine? Quei vini molto macerati, spesso provenienti da vigne di paesi dell’Est europeo, dagli aromi tendenti al’orzo ed alla nocciola, agrume, cannella, volendo anche carruba. 

Quasi sempre non filtrati, con colori dal giallo antico al rame tendenti, appunto, all’arancione.

Sono andati di moda per un paio di anni, sembrava un buon modo di caratterizzare quel tipo di vini, che detto tra noi le popolazioni di quei posti, Slovenia, Croazia, Georgia l’ultima arrivata, quelle popolazioni li han sempre bevuti fatti così.

A volte eccessivi, certo, ma quando ben fatti molto gradevoli alla bevuta; volatili tenute sotto controllo, acidità ben spinta, tannini percettibili al palato, sono vini adatti soprattutto agli abbinamenti con cibi grassi, carni con le salse, pasta in brodo di gallina, formaggi poco stagionati, insaccati.

Alle ultime fiere enologiche, sebbene si trovino ancora vini di questo tipo, raramente sentirete un produttore parlare del proprio vino come di un OrangeNew Southern Wales Wine; anche le macerazioni, in media, sono più brevi o vengono effettuate lavorazioni che consentono di fare una buona estrazione dalle bucce, ma senza esagerare. E non tutti i vitigni sono adatti a lunghe macerazioni.

Se frequentate qualcuna di quelle fiere estreme potreste però trovarne di davvero imbevibili, dando il fianco ai detrattori dei vini naturali.

Bene, sicuramente i gusti dei consumatori si sono andati affinando, l’appassionato è diventato più critico e gli estremismi sono difficilmente vendibili.

Però, anche il copyright vuole la sua parte nella storia degli Orange Wine.

I produttori di vini australiani della regione  di Orange, infatti, hanno chiesto ai propri rappresentanti nel servizio dei regolamenti del vino, di produrre un comunicato che metta in guardia tutti i produttori di vino al di fuori della provincia della città di Orange, nel Nuovo Galles del Sud, che chiamare i propri vini “orange” può portare a serie conseguenze.

OrangeLa regione vinicola è costituita dal territorio che circonda la città e che si trovi oltre 600 m di altezza, ed ha grandi potenzialità grazie a clima e composizione del suolo. Qui anche la Penfolds ha una cantina, dove ha prodotto per la prima volta nel 2007 lo Chardonnay Bin 311 Orange Region.

Quindi, è chiara e giustificabile la difesa del proprio nome da parte dei vignaioli di Down Under.

Il presidente della commissione, Steve Guy, ha aggiunto che “…. potenzialmente la confusione con la indicazione geografica registrata Orange Wine è ovvia”.

Probabilmente qui da noi, nella Vecchia Europa, non sono in tanti a sapere che Orange è una cittadina australiana di circa 40.000 abitanti a 800 m sul livello del mare (ops, dell’oceano); è però necessario ricordare che il mercato principale dei vini di laggiù è costituito dai consumatori inglesi. L’Australia è ancora parte del Commonwealth britannico, quindi la loro preoccupazione è perfettamente giustificata.

Sarebbe come usare il termine “Champagne” per tutti i vini rifermentati in bottiglia, aggiunge Steve Guy.

Vista la crisi del vino australiano, i produttori difendono coi denti il proprio marchio territoriale, appoggiati in questo da Isabelle Legeron MW, fondatrice della RAW Wine Fair di Londra, che aggiunge che “… è necessario definire esattamente che tipi di vini siano. Spesso si parla di orange wine e di vini naturali come se fossero la stessa cosa, ma non lo sono”.

In teoria non si potrebbe parlare nemmeno di “vini naturali”, categoria che non esiste a termini di legge; e sicuramente qualunque definizione si possa trovare, ci sarà un qualunque temperatore di matite che si divertirà a farne la punta, tanto per dimostrare che i vini naturali non esistono.

La paura degli amici australiani dell’Orange non ha motivo di esistere: i vini arancioni stanno sparendo da soli, visto che la rincorsa a chi ce l’ha più lungo (il tempo della macerazione) è ormai terminata.

Alla prossima fiera, un vero Orange Wine lo riconoscerete solo perché il produttore avrà una capiente tasca sul davanti dei pantaloni e zompetterà attorno in modo buffo.

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