Alla fine ci è andata di lusso, i dazi USA per l’Italia non aumenteranno dei 3,1 miliardi di € previsti. Italia, Grecia e Regno Unito infatti non sono nella lista dei paesi esportatori che subiranno l’aumento dei dazi.

Aerei e vigneti

La vicenda è nota, l’ho raccontata in questo post, e si riferisce agli aiuti di stato illeciti, secondo il WTO, che Airbus avrebbe ricevuto nella gara contro Boeing. A mio avviso il meccanismo dei dazi punitivi andrebbe rivisto, perché se la colpa è dello Stato che ha concesso aiuti ad una azienda, non vedo perché questa colpa la debbano pagare altri settori. Ma a quanto pare il capitalismo mondiale funziona così, e non possiamo farci molto.

Veniamo al fatto. Il 12 agosto era previsto un aggiornamento dei dazi, una procedura prevista dagli accordi del commercio mondiale.

La cifra iniziale di 7,5 miliardi è rimasta sostanzialmente invariata, solo piccole variazioni sul settore merceologico colpito. Ad esempio sono state aggiunte le marmellate francesi e tedesche, mentre sono stati tolti i biscotti inglesi. Le tariffe sono però rimaste tra il 15 ed il 25%, mentre l’ipotesi era di portarle al 100% per alcuni prodotti.

Per il commercio italiano la paura era un aumento dei dazi sul vino. Fino ad ora infatti il liquido di Bacco non era stato toccato dalle tariffe; la revisione del 12 agosto era di 3,1 miliardi ed il timore era che potesse finirci anche il vino.

Niente dazi per il vino italiano

Così non è stato, per contentezza di tutti, mercato americano compreso. Da un certo punto di vista, gli USA sarebbero stati favoriti molto da un aumento dei prezzi dei vini europei, soprattutto italiani. In un periodo in cui hanno fatto fatica, come tutti, a vendere le loro bottiglie, questo avrebbe favorito il consumo interno. Ma a causa della loro legislazione, gli importatori americani avrebbero subito una perdita molto grave.

Per il sistema a tre livelli (Three Layer System), qualunque vino deve essere venduto direttamente dagli importatori, anche se è vino di produzione autoctona. Quindi, visto che il grosso del guadagno lo fanno proprio con i vini importati dall’Europa (Italia e Francia), l’aumento dei dazi USA per l’Italia li avrebbe danneggiati non poco. 

I ristoranti che hanno ancora nelle loro cantine i vini acquistati prima dei dazi, avrebbero dovuto aumentare i prezzi, scoraggiando ancor di più la difficile ripresa. Non stiamo parlando di pochi denari: l’export di vino italiano negli USA nel 2019 è stato di 1,5 Miliardi di $ .L’export totale di prodotti agroalimentari italiani ne fattura 4,9. 

La paura dei dazi, sia nella prima versione che in questa, ha accelerato l’acquisto di vini italiani ed europei in genere, il che ha portato a queste cifre record. C’è stata solo una leggera flessione (0,9% sul fatturato totale) a giugno. 

Restano le tariffe sul Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, Gorgonzola, Asiago e Provolone; inoltre anche salumi, mortadella, molluschi e limoncello. 

Photo by Daniel Schludi on Unsplash

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