La lettera che qualche giorno addietro è stata pubblicata a firma di 200 vignaioli italiani per protestare contro il nuovo Registro Telematico del Vino, ha avuto sulla maggior parte dei siti web dedicati al vino una gran diffusione.

Protesta dalle radici

Aveva iniziato Andrea Kihlgren, dell’azienda agricola Santa Caterina di Sarzana, che con il suo tipico stile pacato ha voluto ricordare al ministero dell’Agricoltura che tutti questi adempimenti stanno distruggendo i piccoli agricoltori e vignaioli.

Anche la FIVI aveva preso le distanze dal provvedimento, trovando però anche qualche passaggio positivo come la tanto auspicata eliminazione dei controlli duplicati fatti da enti diversi.

La protesta è senza alcun dubbio legittima e legittimata dalle innumerevoli incombenze burocratiche a cui le aziende vinicole italiane, spesso a conduzione familiare, sono sottoposte, manco fossero aziende che producono milioni di bottiglie anziché qualche decina di migliaia al massimo.

In tutto questo, i Consorzi di Tutela non hanno detto nulla, non si è sentito uno che sia uno che abbia preso le istanze dei propri associati e le abbia fatte proprie. Almeno, a me non risulta che qualche Consorzio lo abbia fatto, ma magari hanno canali diversi e meno evidenti per portare le proprie ragioni al ministro Martina. 

Magari lo stanno facendo proprio ora, mentre leggete questa pagina web.

Magari.

Procedure per il vino che fanno acqua

A dire il vero non tutti sono discordi, anche tra quelli che producono fino a 1000 hl. Al Gambero Rosso infatti Luca Ferraro di Bele Casel afferma che:

Sono cose che prima o poi andavano fatte: nel 2017 non è più pensabile lavorare con la carta. Certo, il tutto deve essere una semplificazione, non una complicazione

Altri invece, come Stefano Papetti Ceroni dell’azienda agricola De Fermo mi conferma al telefono che la procedura è davvero complicata anche per chi ha una certa dimestichezza con le procedure telematiche:

E’ lenta e farraginosa, a volte le soluzioni fornite dal manuale per risolvere i problemi non funzionano, e bisogna giocoforza chiamare il call center.

La stessa cosa mi racconta Lorenza Ludovico, dell’azienda agricola Ludovico, aggiungendo che inizialmente era quasi contenta, perché l’inserimento sul portale le avrebbe evitato almeno il via vai per la consegna e la timbratura dei moduli. Invece non è per nulla intuitiva, i form di inserimento sono fatti male ed in caso di errori la correzione diventa davvero problematica.

Un collaudo non proprio perfetto

A questo punto viene da chiedersi se tutta la procedura sia stata collaudata con un gruppo di utilizzatori e che cosa sia stato fatto per modificare gli inevitabili intoppi del pre-collaudo. A leggere le note del MIPAAF sembra di si:

Dopo il periodo di sperimentazione, che ha coinvolto circa il 30% della produzione nazionale ed è stato coordinato dall’Ispettorato repressione frodi (ICQRF) in tutta Italia, si entra così nel vivo della dematerializzazione attraverso il Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN) (dal sito web del MIPAAF)

Nel comunicato si parla non del 30% del totale delle aziende vinicole, ma del 30% della produzione nazionale, una quantità che si raggiunge con le prime 50 aziende vinicole per fatturato, ad esempio. Ho inviato una richiesta all’Ufficio Stampa del MIPAAF per avere questo elenco, appena mi risponderanno lo condividerò con voi.

Quel che sembra però è che le procedure siano state disegnate per una grande azienda vinicola, strutturata con ufficio legale, ufficio commerciale, segreteria e quant’altro, che non avrà difficoltà a dedicare un paio di persone per riempire qualche modulo in più ed inserirlo in una pagina web.

Lo stesso Luca Ferrero, citato prima, nella stessa intervista conferma che acquisterà un software dedicato per la digitalizzazione delle procedure di registrazione che si collegherà con il SIAN. Quindi, soldi da spendere, e non capitale da investire. Anche altri saranno costretti a fare una scelta del genere, con una spesa che va da 1000 a 8000 €, più i servizi di manutenzione. Non poco per chi, ad esempio, ha un solo ettaro di vigna (la superficie media italiana è di 1,7 ha).

Poi, veniamo ad un altro problema: la digitalizzazione delle procedure.

Il problema non è la Banda Larga

Da più parti si dice che nelle aree rurali la disponibilità di banda larga è praticamente nulla, e quindi come è possibile eseguire un’operazione del genere con il proprio computer?

Vero.

Il Piano di Sviluppo Rurale 2008-2013 ha stanziato, grazie anche ai fondi europei dedicati allo scopo, svariati milioni di € per ridurre il digital divide nelle zone a bassa densità di popolazione, e che si sia arrivati ad una percentuale di completamento nazionale del PSR del 71,8%.  Alcune regioni, come l’Abruzzo, hanno completato il 100% dei progetti inseriti nel piano. Probabilmente molti di questi fondi sono andati perduti tra i vari enti (Regioni, Provincie, associazioni di imprese…) coinvolti, ma come risultato non è male, anzi.

E’ anche vero che per inserire un modulo su una pagina web non è necessario avere una linea a 100 Mb in download e 40 Mb in upload; la rete LTE è ormai disponibile quasi ovunque, e potrebbe essere sufficiente per l’uso della piattaforma SIAN. Se fosse ottimizzata, naturalmente, e disponibile per essere usata con dispositivi come un tablet o uno smartphone. 

Hardware, Software e Comunicazione

Le procedure che vengono a ragione contestate esistono da parecchio tempo, ogni tanto qualche associazione tenta di modificarle e razionalizzarle, ma poi resta tutto lettera morta. I produttori alzano un po’ la voce, i consorzi fanno finta di nulla, e tutto continua uguale a prima.

Trasparenza e tracciabilità sono le parole chiave di questa operazione che ci rende l’unico Paese al mondo ad avere i dati sulla produzione vinicola in tempo reale grazie al registro telematico. È un lavoro che vogliamo fare insieme alla filiera e proprio per questo per i primi mesi di applicazione abbiamo previsto una fase transitoria senza sanzioni (Ministro Martina, intervista ANSA)

Quindi, per quale motivo in questo caso la protesta dei vignaioli (a cui si sono aggiunti altri produttori agricoli) sembra alzarsi di tono? I piccoli produttori vinicoli, gli artigiani del vino, quelli che conducono l’azienda contando sulle loro forze e con difficoltà di accesso ai capitali d’investimento, molto probabilmente erano rassegnati o addirittura positivi nei confronti di questa novità.

Vedere invece che le nuove tecnologie anziché migliorare il loro lavoro lo vanno a complicare, deluderebbe chiunque. Quando si introduce un cambiamento, la prima cosa che un efficiente ufficio di comunicazione dovrebbe fare è, esatto!, comunicare.

Coinvolgere tutti gli attori coinvolti è il primo passo verso il buon risultato di una nuova iniziativa, anche per risolvere gli inevitabili errori di qualunque piattaforma software.

Ai risultati negativi raggiunti dall’introduzione del Registro Telematico, bisogna aggiungere l’allontanamento di una grande forza artigiana italiana dalla fiducia nelle nuove tecnologie.

E se aggiornare un software è tutto sommato semplice, ripristinare una fiducia perduta non lo è affatto.

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