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Vecchi post: Le Pinard des Poilus – Il vino nella Grande Guerra

Le Pinard

Questo post è stato pubblicato il 31 agosto del 2011.

Poiché la storia del vino è anche storia dell’Uomo, è storia anche di guerre.

La Grande Guerra

La Prima Guerra Mondiale è probabilmente quella più ammantata di alone romantico, per via della sua connotazione di liberazione in Italia, o di difesa dall’invasore in Francia.

Il vino e la Grande Guerra sono legati strettamente, in particolare in Francia dove il ‘Pinard‘ è diventato un eroe di guerra e il protettore del Poilu, il peloso, cioè il fante di trincea che certo non pensava a farsi la barba ogni giorno.

Il nome potrebbe derivare da una distorsione di ‘Pinot’, o forse deriva da un tal Jean Pinard, viticoltore di Borgogna piuttosto famoso nel XVII secolo, oppure è una derivazione del Pinaud, un vitigno tipico della Borgogna, della Champagne e della Lorena.

Protettore dei fanti

La consacrazione del Pinard come protettore del soldato francese avvenne per opera del Maresciallo Joffre.
Avendo nominato il Maresciallo Foch comandante del settore nord, autore della strategia dell’offensiva ad oltranza estremamente dispendiosa in termini di vite umane, era così favorevole alla fornitura di vino nelle razioni quotidiane dei soldati che parlava di quanto il ‘generale Pinard’ fosse bravo a sollevare lo spirito delle truppe, e la quantità di vino fornita passò in breve da un quarto, a mezzo litro e poi a tre quarti.
Il vino ha una grande importanza per i francesi durante la guerra, serve per dare coraggio prima della battaglia, identifica il territorio sul quale e per cui il soldato combatte.
Rappresenta inoltre la civilizzazione del popolo francese contro la barbarie del tedesco; Apollinaire, che partecipò alla guerra come sottotenente e venne ferito ad una tempia nel 1916, scriveva infatti nei Calligrammi “Mi identifico con il mio quarto di pinard, che fa tutta la differenza tra noi ed i Boches” (nome dispregiativo per i tedeschi). E la bontà dei vini di Alsazia e Lorena erano, per i francesi, l’argomento che doveva convincere tutti che quei territori fossero necessariamente parte della Francia.

La distribuzione di vino ai soldati fu una valvola di sfogo per l’enorme produzione di inizio secolo, produzioni post-fillossera, e l’amore dei soldati per il Pinard ebbe origine dalla rivolta dei vignaioli del 1907.
Grazie alle condizioni metereologiche dei primi anni del XX secolo, la produzione di vino in tutta Europa aumentò a dismisura. Nel 1902 si produssero nella sola Francia 35 o 40 milioni di ettolitri, e nel 1904 l’aumento di produzione fu del 48% in Spagna e del 16% in Italia, arrivando a 69 milioni di ettolitri nel 1906 quando la sola Languedoc produsse da 16 a 21 milioni di ettolitri di vino. Diventava impossibile vendere tutto quel vino.
Inoltre era cominciata l’abitudine di importare vino dall’estero, in particolare il vino dolce di Corinto, allungarlo con acqua e sottoporlo alla chaptalisation, ossia l’aggiunta di zucchero per aumentarne il grado alcolico.

Soldati e vignaioli uniti

I vignaioli della Languedoc e di Roussillon, riuniti nelle prime cooperative socialiste di inizio secolo, i maggiori produttori di vino di allora, decisero di marciare verso Narbonne, la capitale della regione, per un incontro con una commissione parlamentare per risolvere il problema della sovrapproduzione. L’11 marzo del 1907 marciarono verso la città guidati da Marcelin Albert che aveva fondato il Comitato di difesa vinicola, detto anche Comitato d’Argeliers. Durante la marcia ai vignaioli si unirono i soldati del 17° reggimento di fanteria di Beziers.

La rivolta assume ben presto connotati politici, i sindaci della regione vengono convinti da Ernest Ferroul, sindaco di Narbonne, a rassegnare in massa le dimissioni, e si trasformò in una manifestazione contro il governo Clemenceau, che era sia presidente del Consiglio che ministro degli Interni. Il primo ministro diede l’ordine di sparare sui dimostranti, uccidendo sette persone tra cui un ragazzo di 14 anni ed una ragazza di 20. I soldati che si erano ammutinati vennero inviati in Tunisia come punizione disciplinare.

Raggirati

Finalmente Marcelin Albert riesce ad incontrarsi con Clemenceau che  lo rassicura che avrebbe posto fine alle frodi ed alla sovrapproduzione, e gli offre cento franchi per pagarsi il viaggio di ritorno in treno. Albert è tanto ingenuo da accettare i soldi, ed appena il capo dei vignaioli esce da palazzo, Clemenceau convoca un incontro con i giornalisti, discreditando il ribelle e rivelando di avergli regalato cento franchi per far smettere le rivolte. Così Albert dovette scappare, rifugiandosi in Algeria per sfuggire la collera dei suoi vecchi amici vignaioli. Il movimento fu poi ripreso da Ferroul, che creò la Confederazione Generale dei Vignaioli del Midi. Il Parlamento adottò una serie di misure per ridurre lo zuccherggio e l’annacquamento del vini, ed alla fine fu creata la Confederazione Generale Viticola di Francia.

Le Pinard des Poilus

Il Pinard è anche un vitigno a bacca rossa, nato nel 1911 per opera di Eugene Kuhlmann presso l’istituto agrario dell’Alsazia incrociando la Vitis riparia, la Vitis rupestris e il Goldriesling, e commercializzato dal 1921 in poi.  Quello che viene dato ai soldato certo non è lo stesso vino che i vignaioli utilizzano nelle loro case.
E’ un miscuglio di vino da tavola proveniente da Maconnais, Beaujolais e Charentes, e per regolarne la gradazione alcolica, che non doveva superare i 9°, spesso si aggiungeva vino di Languedoc o proveniente da Tunisia ed Algeria.
Ma ai soldati non importa, aspettano la distribuzione del vino come la benedizione del Saint Pinard, o la protezione di Pére Pinard.
Nel 1914 i contadini del Midi regalarono 200mila ettolitri all’esercito, nel 1916 furono 6 milioni di ettolitri e nel 1917 vengono consumati dodici milioni di ettolitri di Pinard in tutti i reggimenti: Inglesi, Canadesi, Americani, tutti si mettono in fila per riempire la borraccia con questo vino.
Il calibro dei cannoni che sparavano contro i tedeschi veniva spesso preso a unità di misura quando si ordinava il vino nelle osterie: un 75 era un bicchiere, il 105 una pinta, un 120 un litro di vino puro ed un 120 lungo un litro di vino con acqua.
Il Pinard viene elevato ad eroe mitologico, ad esso si intitolano canzoni e poesie, spettacoli teatrali e danze, e si vendono numerose cartoline in cui si celebra ‘le Poiliu et le Pinard’.
Oggi questo vino non esiste più, ma un po’ della sua gloria è sopravvissuta negli Stati Uniti.
Esiste infatti un vitigno che porta il nome del Maresciallo Foch, sebbene lui non amasse il vino e ne bevesse molto poco.

riferimenti: Pinard (vin) , La rivolta dei vignaioli del 1907,  Le pinardLe Pére Pinard, L’Esprit du Vin, di Claude Chapluis, Timée-Editions, 13.50, ISBN 2-915586-15-2, pagina 83

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