Leguminosa
foto di Carlos Casasanta – I vini di Leguminosa

In un periodo in cui qualche blogger e qualche enologo mette in dubbio l’esistenza stessa del territorio, alcuni visionari, per la seconda volta, presentano un evento gastronomico legato alle terre dove vivono.
Come avete, spero, letto nei post precedenti, sabato si è svolta a Santo Stefano di Sessanio la seconda edizione di Leguminosa, un pranzo durato fino all’ora di merenda in cui le portate erano focalizzate sui legumi del territorio.
Quindi ceci, cicerchie, lenticchie, fagioli, in salsa, in crema, in pastella, ognuno accompagnato da un vino diverso; per la maggior parte vini di Francia, scelta quasi obbligata visto che le bevute sono state caratterizzate dal rosato.
Cibi e vini li potete leggere qui, e come molte volte accade alcuni vini sono risultati migliori negli abbinamenti che nella sola degustazione.
Il Rosato 2011 di Suffonte, ad esempio, è risultato per tutti i miei compagni di

Rocca Calascio
Rocca Calascio

tavolata e per me un grande vino, profondo e complesso nonostante avesse solo due anni. Nell’abbinamento con il fagottino, però, il 2012 è stato decisamente migliore, più delicato, non sovrastante.
Il Syrah de l’Ardeche 2012 Romaneaux-Destezet St-Joseph ha sviluppato ancor di più, insieme al cinghiale, la indiscutibile nota di oliva in salamoia, con il pepe nero distinguibile solo in sottofondo.

Lo champagne Brochet le Mont Benoit era spumoso e leggero come una meringa in bocca, quasi troppo delicato per il sapore deciso del tortino di ceci alla curcuma che però si appoggiava bene con il sentore di agrume candito dello Champagne.

Questi tre sono stati, a mio avviso, gli abbinamenti di punta del menù, le accoppiate che si sono fatte distinguere sulle altre.  

Il menù è stato concepito da Benedetta Mastri, e realizzato da lei insieme a Marianna Colantoni (che trovate anche su La Macchiarola); gli abbinamenti sono stati studiati da Paolo Quaglia e da Luca Paolo Virgilio che ha fornito anche l’olio extravergine d’oliva proveniente dalla sua (e del suo socio) novella azienda agricola Caprera.
La consulenza di Pierluigi ‘Ju Boss’ è stata come sempre fondamentale.

Leguminosa
Santo Stefano di Sessanio

Le Terre della Baronia sono terre di storia interessante, come tanti altri posti in Italia, che rischia di essere dimenticata o, peggio, distrutta dalla modernità senza memoria.
Farsi raccontare da Mario, il proprietario della locanda Il Palazzo dove eravamo ospitati, la storia di Santo Stefano di Sessanio e degli ospiti che l’hanno visitato, fa comprendere la ricchezza a volte inespressa di alcuni posti.
Raggiungere, il giorno dopo insieme a Paolo e Marianna, il paese di Rocca Calascio ed arrampicarsi fino alla rocca ed alla chiesa di Santa Maria della Pietà, chiesa a pianta ottagonale, è stata una immersione nella storia medievale dell’Italia centrale e contemporaneamente nella filmografia: qui fu girato Lady Hawke nel 1985, e Clooney usò la zona tra Castel del Monte, Calascio e Castelvecchio Calvisio durante le riprese di The American.

Quindi, cosa vuol dire esattamente che il vino è un prodotto culturale?
Significa che è legato al territorio, ai cibi tipici della zona ed alla sua storia.
Togliere questa connessione è come eliminare le radici stesse dei vitigni, estirpare le pianticelle di ceci, portare via le persone dalla propria casa, come ha fatto il terremoto prima e la politica ladra immediatamente poi.
Questo è il percorso che Dinamiche Bio sta continuando a sviluppare, facendo di Leguminosa una incubatrice per lo sviluppo di un progetto legato al territorio, di cui la fiera di Navelli non sarà che un’altra tappa.

2 pensiero su “Percorsi di territorio”

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