– E’ la provvidenza che vi ha mandato – disse, baciandogli la mano.
– No, è il medico – disse don Paolo.
E’ una delle scene di Vino e Pane di Ignazio Silone, quando il rivoluzionario, il comunista Pietro Spina, travestito da prete, si nasconde a Fossa dei Marsi per sfuggire alla cattura da parte della polizia politica fascista.
Quello che Silone fa con maestria è racontare le avventure sia del rivoluzionario Pietro che quelle, a tratti spassose, a tratti più cupe, di don Paolo; è come leggere le gesta di due persone, individuando sotto al trucco del prete i tratti del comunista. Quando racconta del sacerdote, Silone ne parla sempre come don Paolo, in un trucco quasi cinematografico di sostituzione del personaggio con una copia di se stesso.
L’altra maestria di Silone è il dipinto senza sconti della vita nei paesi abruzzesi, o almeno in quelli narrati nel libro.
La religione che diventa superstizione, la povertà che diventa tirchieria, la speranza che diventa invidia; avere un prete in casa è segno di distinzione, bisogna trattenerlo a tutti i costi, con tutti i mezzi, leciti o meno.
Don Paolo decide, alla fine del romanzo, di ritornare ad essere Pietro Spina, riprendere i contatti con gli antichi compagni, ma anche qui alcuni suoi dubbi sulle tattiche del Partito gli causeranno l’ostracismo dei suoi amici.
E’ un libro che non lascia molto spazio alla speranza, la fuga di Pietro si perde tra le montagne innevate, dove troverà la sua fine anche Cristina: questo è il momento in cui i due personaggi, il comunista ed il prete, si riuniscono, nell’amore per questa ragazza bella, intelligente e sfortunata nell’essere nata a Fossa e costretta a fare da serva alla nonna, al padre ed al fratello.

Il vino ed il pane sono offerti da don Benedetto, un prete vero stavolta, a don Paolo quando questo lo va a trovare rivelandosi per il suo vecchio studente, Pietro. Anche qui, un andirivieni ordinato tra i due personaggi, con il prete vero che pare quasi più rivoluzionario del comunista, condannato anch’esso alla solitudine perché persona scomoda nella sua libertà di pensiero.
Il vino ed il pane sono il ritorno alla terra, qualcosa che in ogni casa, nonostante la guerra imminente e la povertà ostentata, non mancava in nessuna casa, a differenza di quanto accade nella città, a Roma ad esempio quando Pietro vi si reca per rintracciare i compagni di partito.
Il vino ed il pane sono i due elementi comuni del comunista rivoluzionario Pietro Spina e del prete don Paolo, si spezza e si condivide. Il prete che ragiona con la propria testa viene allontanato dalla curia, il comunista che si pone domande viene allontanato dal Partito.
Un ritratto di un’Italia paesana di settanta anni fa che nei suoi tratti si è replicata in questa Italia del Terzo Millennio, poca visione del futuro, nessuna memoria del passato.
Il vino in Abruzzo è importante, fa parte della sua economia e della sua storia, ma è come se il Gran Sasso e la Maiella fossero impossibilmente valicabili, fermassero qualunque moto di rivolta e di novità.
L’invidia qui è nell’aria disse Magascià.
Con poche parole, Silone dipinge il paesaggio con le persone che ne fanno parte, un dipinto che è una natura moribonda.
….Oggi, dopo la filossera e gli altri malanni, il provento dei vigneti ricostituiti con grandi sacrifici non arriva ad alcune centinaia di lire. Se invece di ricavarlo dalle mie vigne, comprassi il vino al mercato, mi verrebbe a costare tre volte di meno.
Così parla a don Paolo il padre di Cristina, benestante paesano in miseria.
L’arretratezza culturale e la meschinità del popolino vengono equilibrate, almeno in parte, dalle note del diario di Pietro, dalle parole di don Benedetto, dalla voglia di riscatto di Cristina che pur di fuggire da Fossa andrebbe anche a farsi suora.
Non si chiude bene, il libro, non lascia pensare che almeno Pietro si sia riuscito a salvare.
Un’ultima annotazione su un altro libro di Silone, La scuola dei dittatori. Qui due personaggi girano l’Europa per imparare l’arte della dittatura; l’esule Tommaso il Cinico fornisce alcune interessanti lezioni:
Se voi mirate al successo, Mr Doppio Vu, dovete attenervi a questa regola: dovete gettare il discredito sul sistema tradizionale dei partiti e sulla stessa politica, renderli responsabili di tutti i mali della patria e aizzare contro di essi l’odio delle masse.
Ecco uno dei motivi per cui rileggere i classici.