wineOgni volta che mi arriva la newsletter di Bibenda7, vado immediatamente a vedere l’editoriale.

E’ uno spasso, dico sul serio.

Il tono enfatico da profeta del vino, un illuminato del chicco d’uva che porta la cultura e la sapienza in giro per l’Italia. Tutte maiuscole, dappertutto.

Me lo immagino, con il suo doppiopetto blu ed una mano infilata nella tasca della giacca, a gesticolare (con l’altra mano) per spiegare, convincere, coinvolgere, che loro, solo loro sanno parlare di vino, e non altri.

Fantastico, davvero fantastico.


Adesso poi che le bottiglie nelle cassette da regalare ai capi di Stato sono state scelte dalla FIS, l’ego smisurato della fondazione non avrà più limiti. Bah, magari se lo meritano pure, ci sta un sacco di gente in gamba lì dentro.

Oh, non è che quelli del Gambero Rosso siano poi tanto meglio, visto che hanno addirittura un canale in televisione.

Guarda che cambiamento, però. Nati da una costola del Manifesto, sono diventati una delle migliori parodie renziane nel mondo del Food&Wine, una spruzzatina di sinistra a guarnire il piatto e poi dentro le solite cose pur con nomi diversi.E non parliamo delle note di degustazione iperboliche. Da Accademia della Crusca.

Mi aspetto da un momento all’altro che facciano una pubblicità per “un vino fatto in 1000 giorni” . (questa frase è rilasciata sotto la stessa Common License che leggete in fondo al blog, quindi se la volete usare almeno avvisatemi e mettete un disclaimer con il mio sito. Grazie).

Diciamo che almeno stanno provando ad inserirsi nel canale delle GDO per provare ad alzare un poco il livello dei vini venduti al supermercato.

Mah, forse sono io che sto diventando sempre più agnostico ed ormai quando sento il guru di turno che mi racconta qualcosa, lo osservo con sorrisetto d’ordinanza e sopracciglio alzato.

E pure le fiere del vino, santa pazienza! Una sfilza interminabile, in certi periodi dell’anno, dove naturalmente trovi più o meno sempre gli stessi visi. Location a volte improbabili, ville o palazzi antichi bellissimi e con panorami fantastici, ma gente! uno schifo per quel che riguarda la mobilità dell’assaggiatore.

Ormai non guardo nemmeno più l’elenco dei partecipanti: se si svolge in un capannone ci vado, altrimenti no.

Non parliamo dei gastrofighetti, a cui pare normale pagare una pizza 14€: perdinci, è una pizza, acqua e farina e almeno 12 ore di lievitazione. Certo, le materie prime di qualità si pagano, farina, pomodori, mozzarella, alici, fiori di zucca, peperoni, sono scelti attentamente, e si sente quando le mangi. Ma una margherita, oltre 5.5€ a Roma non dovrebbe costare. E’ ridicolo, è pretenzioso, è business: fai sentire ai tuoi clienti che appartengono ad una élite, che sono superiori, perché loro sanno tutte le differenze tra farina e farina, tra mozzarella e mozzarella. Ed oltretutto perché possono permettersi di pagare una margherita 10€.

Non parliamo poi dei prezzi “eataliani”: mi piacerebbe vedere il modello ISEE di quelli che vanno regolarmente a comprare fragole a 5€ al kilo.

Ok, la finisco qui, che altrimenti divago. Sono partito dai fanatici FISsati per arrivare alla renzitudine del cibo e del vino.

Ci si vede a qualche fiera.

Forse.

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