Numero 23 del World Wine Web, prima della pausa estiva. Sul blog ci saranno altri articoli, alcuni sono nuovi mentre altri sono semplicemente la ripubblicazione di post più datati, rivisti e corretti dove necessario.
Fun iPhone cover for the #winelover in your life. #wine http://t.co/D0M04DD7P7 pic.twitter.com/AHkwNgoFu9
— Winetracker.co (@winetrackerco) August 4, 2015
Cantine antiche ne esistono a decine, in Italia come in Francia, ma chi si aspetterebbe di trovare la più antica cantina di tutte in Germania? Parrebbe sia così, almeno a leggere VinePair, che ci racconta la storia della Schloss Vollrads, azienda che produce vino fin dal 1096, anno della prima crociata. La potente famiglia Greiffenclau si stabilì infatti in Rheingau a produrre vino, ma per oltre un secolo la produzione fu destinata solo ad uso personale. La prima vendita di vino risale al 1211, ed il monastero di San Vittorio il loro primo cliente. Il castello risale al XV secolo, e da allora è ancora lì a dominare le vigne di Riesling.
I could clean my house but wine is just more fun. http://t.co/yW1jn6JSds pic.twitter.com/INTX3cEGEe — Madeline Puckette (@WineFolly) August 1, 2015
Il Nuovo Mondo enoico sta riscoprendo il Vecchio, anzi, il Vecchissimo. Forse perché il mercato funziona solo se si trovano nuovi prodotti, forse perché i consumatori si stanno stancando di bere sempre gli stessi vini, alcuni ristoranti degli States stanno iniziando a svuotare le cantine dell’Est Europa, come Croazia e Slovenia, fino ad arrivare in Turchia, Libano ed Israele. Stufi di farsi sentir dire dai loro clienti “oh no, ancora un altro cab…”, mandano i propri Wine Director in giro per posti enoicamente poco noti (negli USA, almeno), per trovare nuovi abbinamenti con i propri menù. Abbiamo così un ristorante di Philadelfia che ai cibi associa una carta con 25 etichette israeliani, ed anche ristoranti italiani stanno iniziando a spostarsi dai soliti vini Italian style a quelli dell’Antico Mondo.
The fun should NEVER end when the bottle runs dry… http://t.co/NfxEnaZqrZ @vinepair #DIY #wine #corks #winelife pic.twitter.com/dRiTUEq4PO
— Zachys Wine & Liquor (@Zachys) July 28, 2015
Si parla di comunicazione del vino, su Meininger’s, ma dal punto di vista del produttore e non del giornalista, o del blogger. L’addetto stampa, o il PR, della cantina vinicola, spesso si limita ad inviare qualche email ad una lista di wine blogger o un paio di bottiglie da degustare. Ovviamente i migliori wine writers riceveranno parecchie decine di campioni, ma ne potranno recensire non più di uno o due. Inoltre, gli scarsi guadagni di alcune cantine, soprattutto quelle più piccole, non consentono di avere una persona dedicata esclusivamente al mestiere di PR, così inviano le proprie comunicazioni senza curarsi del particolare segmento di interesse di ogni blogger. A che scopo, si chiede Robert Joseph, mettere un giornalista dedicato alla Borgogna al corrente di una degustazione di vini italiani? Il buon addetto stampa della cantina deve così capire, per ogni wine blogger nella sua distribution list, l’interesse del giornalista, la regione o i vini di suo interesse. Consiglio vivamente l’articolo, soprattutto ai produttori italiani.
How to keep your #bikini #body AND still enjoy #wine! http://t.co/1Mbc9jbrlo pic.twitter.com/bWt4o4Vj3A
— SPORTELUXE (@SPORTELUXE) May 7, 2015
E’ possibile usare il crowdfunding per costruire una cantina vinicola? A quanto pare Randall Grahm, proprietario della Bonny Doon Vineyard in California, è convinto di si. Ha infatti lanciato sulla piattaforma Indiegogo.com una raccolta fondi per piantare fino a 10.000 diverse tipologie di uva in un appezzamento di 400 acri (160 ettari) a San Juan Baptista nella costa centrale della California. Il terreno dovrà diventare, secondo le idee del padre del Rhone Ranger, un laboratorio enologico, Al progetto lavorerà Andy Walker della Davis University e, probabilmente, anche lo svizzero dottor José Vouillamoz e la dottoressa Carole Meredith. In pratica si tratta di verificare quali ceppi di Vitis Vinifera siano le più resistenti nel suolo e nel clima americano, così da trovare migliori metodologie per la produzione di vino. Francamente mi fido poco degli americani, almeno in campo vinoso, però sicuramente il progetto può essere interessante, se non altro per avere un laboratorio aperto a tutti, dove poter studiare al meglio il comportamento della vite.